Un algoritmo ci rovinerà la vita per sempre? «Già lo sta facendo, siamo tracciati passo passo, i nostri gusti, le preferenze di qualunque cosa ma quel che è peggio è sul lavoro, la tecnologia che tanto doveva aiutarci e migliorare le nostre vite è una dittatura che dà il timing per ogni cosa, indirizza strade e persino quando fare le pause come accade per i rider», dice Pif presentando “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, in sala per tre giorni (da domani a mercoledì), un film Sky Original prodotto da Wildside, Vision Distribution e I Diavoli, presentato come Evento Speciale alla Festa del Cinema di Roma.
Il titolo è già un manifesto
«Sì, anche se il tono è lieve e di commedia, con Fabio De Luigi protagonista con Ilenia Pastorelli e me stesso e Eamon Farren nel cast, il messaggio è politico», sottolinea all’Ansa il regista Pierfrancesco Diliberto, «è il nostro atteggiamento attendista, di aspettare una qualche reazione su quella che sempre di più si sta trasformando in una tecno-schiavitù ma se sulla privacy penso ci sia ben poco da fare, essendocela venduta per tre tazzine nelle tessere punti dei supermercati, che furono antesignani di questi adulazioni, sugli algoritmi che ci impongono ritmi di lavoro penso che si debba fare qualcosa, svegliarci e far capire ai governi, alle istituzioni che oltre un limite non si può andare».
Questa la storia
Arturo Giammarasi (De Luigi: «Sono un alter ego di Pif») è un manager che diventa superfluo nella sua azienda per vittima dello stesso algoritmo che ha ideato per ottimizzare i tempi di lavoro. Perde così in un solo colpo fidanzata (Valeria Solarino), posto e amici. Si adatterà a lavorare come rider nella multinazionale Fuuber, consegnare pizze in bicicletta, governato da una tecnologia che gli detta ogni cosa, come, dove, quando. L’unica consolazione alla sua solitudine è Stella, un ologramma nato da una app sviluppata dalla stessa Fuuber. Ma dopo la prima settimana di prova gratuita, quando Arturo è ormai legato alla figura di Stella (Pastorelli) lui non può permettersi di rinnovare l’abbonamento.
«In quell’ “e noi come stronzi” mi ci metto anche io, non è che voglio fare il maestrino, ma è arrivato il momento di partire dalla nostra consapevolezza su quello che stanno diventano le nostre vite dominate dal capitalismo tecnologico che ci ossessiona e ci domina», aggiunge.
La scena iniziale rinvia alla “leggerezza” con cui prendiamo le dittature
Il manager e la fidanzata partecipano ad una festa in cui tutti si scatenano vestiti da nazifascisti al ritmo di Faccetta Nera. «Questa cosa dei “simpatici” fascisti che hanno aggredito la Cgil fa pensare al balletto dei nazifascisti presenti nel film – dice Pif – . Diciamo che da cittadino mi ha spaventato e rattristato e però dico che se noi non prendiamo posizione davanti a questi atti, nonostante qualcuno non abbia capito la matrice, che effettivamente era poco chiara... insomma, se rimaniamo impassibili e come stronzi rimaniamo a guardare il risultato è che tra 30-40 anni ci sarà qualcuno che troverà divertente ballare su “faccetta nera” non perché è fascista ma perché è cretino e non capisce cosa è successo».
Il film, scritto da Michele Astori e Pierfrancesco Diliberto, è liberamente ispirato al concept «Candido e la tecnologia», del collettivo I Diavoli.
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