Il dolore a volte scava dentro le persone in maniera sotterranea e con percorsi imprevedibili, ma che hanno una loro logica.
E Silvio Soldini nel suo ultimo film, 3/19, lo racconta in modo originale e con il coraggio di chi affronta temi difficili, come quello della morte e dei sensi di colpa, con sobrietà e senza retorica.
Protagonista del film, in sala dall'11 novembre con Vision Distribution, una credibile Kasia Smutniak nei panni di Camilla, un'affermata avvocatessa di diritto finanziario di grande carattere, ma profondamente sola e triste. Separata e con una figlia adolescente, Adele, che neppure troppo considera, Camilla sembra concentrata solo sul lavoro e tutto questo in una città in cui è abissale la differenza tra chi vive ai piani alti come lei e chi non ha nulla. Una notte, mentre passeggia per Milano, Camilla viene investita, mentre attraversa la strada, da due extracomunitari in scooter. Uno dei due ragazzi cadendo muore, mentre l'altro fugge. Per la donna iniziano i primi dubbi. Non sa quanto sia responsabile dell'accaduto. Di fatto il dolore per la morte di uno sconosciuto si trasforma in un suo personale lutto. Insomma per lei un viaggio nel dolore: Camilla impara a conoscere meglio se stessa, facendo anche i conti con un passato mai davvero risolto.
"Il tema del cambiamento è quello che mi ha affascinato di più nel mio personaggio - dice la Smutniak -. È una storia molto intima, questa di Soldini, ma una cosa è certa: Camilla ha provocato in me cambiamenti irreversibili. E tra i messaggi di 3/19 - aggiunge - c'è sicuramente quello di prendersi cura degli altri".
Dall'attrice anche un appello su quello che accade al confine tra Polonia e Bielorussa, diventato un nuovo fronte per i migranti, su cui ha preso più volte posizione su stampa e social. "Non mi sento una mosca bianca nel dire certe cose, mi piace metterci la faccia. Sono madre di due figli, cittadina europea, polacca e italiana allo stesso tempo. È quello che sta succedendo a quel confine è una tragedia per le leggi sbagliate che bloccano i migranti e li fanno morire".
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