Ovazioni dalla folla per il ritorno in pubblico da attore per Johnny Depp, re Luigi XV nel film «Jeanne du Barry» di Maiwenn che ha aperto il 76/o festival di Cannes e interminabile standing ovation con applausi ritmati per Michael Douglas, Palma d’oro onoraria. Le temute contestazioni per la cerimonia di apertura non ci sono state e tutto è filato con tempi svizzeri, foto memorabili, parterre de roi e solito glamour. «Dannazione, sono più vecchio del festival di Cannes» ha detto Douglas, 78 anni, con gli occhi lucidi di lacrime quando la madrina Chiara Mastroianni lo ha invitato sul palco e una magnifica Uma Thurman ha chiamato l’attore «stella eterna e luminosa». Una clip di pochi minuti ha ricordato l’incredibile carriera di Douglas, figlio di Kirk pioniere di Hollywood e quando si sono riaccese le luci nella sala del Grand Theatre Lumière dopo quegli spezzoni di «Wall Street», «Liberace», «La guerra dei Roses», «Attrazione Fatale», «Basic Instinct» e tanto altro, è apparso chiaro, se ce lo fossimo dimenticato, quale mostro di bravura sia l’attore premiato due volte con l’Oscar. Tutta la platea in piedi a fare il battimani con lui che ringraziava e teneva a freno la commozione. «Che accoglienza, che abbraccio», ha avuto la forza di dire. Sedute tra il pubblico la moglie Catherine Zeta Jones e la loro figlia ventenne Carys a fare il tifo scatenate. «È un piacere venire qui, tra tutte queste persone che vengono per amore del cinema. Abbiamo avuto una epidemia terribile, come una guerra, e tutti voi, la folla di questo festival ci dimostra che il cinema può trascendere i limiti e unire gli esseri umani, tutto il mondo è qui, ed è un privilegio essere tra voi», ha aggiunto, ringraziando il delegato generale Thierry Fremaux per la clip che gli ha ricordato la sua carriera e la sua storia di attore cominciata studiando nel Connecticut. Ha parlato del suo ultimo ruolo, girato in Francia, Benjamin Franklin: «Questo personaggio mi ha ricordato l’importanza della Francia nella creazione degli Stati Uniti, quindi – ha detto in francese – vi bacio con tutto il cuore». Michael Douglas, che oggi sarà protagonista di una masterclass sold out da subito, è stato il mattatore della cerimonia di apertura del festival dichiarata aperta da Catherine Deneuve, venuta a salutare il coetaneo sul palco e a pronunciare parole sensibili di solidarietà sull’Ucraina. A dare la carica al festival era stato all’inizio della cerimonia il presidente di giuria Ruben Ostlund, il 41enne svedese che ha già due Palme d’oro nel salotto di casa (per «The Square» del 2017 e «Triangle of Sadness» del 2022). Sul red carpet folla in delirio quando dalla macchina scura è sceso Depp, l’ex pirata dei caraibi che interpreta un malinconico ma innamorato Luigi XV in «Jeanne du Barry». Capelli raccolti con il codino, solita abbondanza di orecchini, anelli e bracciali, fazzoletto bianco nella giacca, occhiali scuri, palesemente teso per la reentrée, ma vista l’accoglienza anche rincuorato. La sua regista Maiwenn lo ha preso per mano e così hanno fatto l’ingresso in sala. Sulla Montée des Marches spiccavano Uma Thurman con il mantello rosso da regina, Helen Mirren regina di ghiaccio come Elsa di Frozen, Emmanuelle Béart fatale in nero e bianco con cappello a larghe tese. Un parterre sfavillante, con i look anche audaci nei colori con tanto fucsia e giallo acido oltre a oro, nero e bianco. In blu lungo Catherine Deneuve, mamma della madrina, e soprattutto volto magnifico del poster di Cannes 2023. Dopo la cerimonia e il film, il bel mondo del cinema ha fatto festa all’hotel Carlton riaperto dopo due anni di restauri.
Nel film d’apertura «Jeanne du Barry» l’ex pirata dei Caraibi diventa re Luigi XV
C’è chi uscendo dalla sala ha detto, con una certa cattiveria, di aver apprezzato maggiormente di «Jeanne du Barry» il palazzo di Versailles e i costumi. Un giudizio troppo severo verso questo film dedicato alla famosa preferita di Luigi XV, interpretato dalla stessa regista Maïwenn e con il valore aggiunto di un Johnny Depp che torna per la prima volta sullo schermo dopo il processo contro l’ex moglie Amber Heard. Tra dramma, commedia e melò, il film racconta in fondo una storia d’amore e di passione dentro le ferree regole dell’etichetta regale. Da un lato una brillante cortigiana piena di brio e voglia di trasgressione e, dall’altra, un taciturno e sornione re davvero di poche parole che preferisce comunicare con le sole espressioni del viso («Ho preso ispirazione dalle star del cinema muto come Lon Chaney, Buster Keaton e Charlie Chaplin», ha detto l’attore). Ambientazione classica e recitazione moderna, «Jeanne du Barry» va a pescare nell’evidente protofemminismo della protagonista e certamente indugia in quella grandezza della Francia che sarà spazzata via da lì a poco dalla Rivoluzione. Nonostante le apparenze, tra re e favorita nasce davvero l’amore, almeno così ce lo racconta Maïwenn. Anzi, come sostiene la stessa regista, Jeanne du Barry fu la prima donna a guardare il sovrano come un uomo e non come il re di Francia. Era soprattutto la bellezza a parlare per questa cortigiana soprannominata l’Ange, l’angelo. Su di lei vennero pubblicati pamphlet e libelli licenziosi, sonetti pornografici e finti memoriali. Anche Voltaire era pazzo di lei. In questa volontà di mitigare il dramma, la regista omette nel finale di ricordare che la favorita fu ghigliottinata nel 1793 nell’attuale Piazza della Concordia. In quell’occasione, Madame du Barry, ci dicono gli storici, cercò di offrire tutti i suoi beni ai carnefici pur di salvarsi la vita, come le avevano fatto credere. Si dice che negli ultimi istanti il coraggio l’abbandonò perché era davvero troppa la sua passione per la vita.