Un fiume silenzioso e composto di persone e il rumore della pioggia che stonava con tanta compostezza. Il segno della croce, le lacrime, l’incredulità. In migliaia hanno deciso di rendere omaggio alle esequie del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso il 16 luglio. Una fila che non si è mai interrotta per tutto il pomeriggio: tutti lì per il carabiniere buono.
Anche il premier Giuseppe Conte è andato a dare conforto ai cari di Mario: una visita non di circostanza, che è durata un’ora e mezza. «C'è molta commozione e tutta la massima vicinanza nei confronti della moglie e della famiglia - ha detto uscendo il premier - Oggettivamente è una perdita che ci addolora tutti. Questo è il momento della commozione. Questo è il momento di stare vicini alla famiglia. Poi per qualche altra dichiarazione di più ampio respiro su questa vicenda, mi riservo di farvi sapere».
Nella cappella di Santa Maria della pietà, a due passi dalla caserma di piazza Farnese dove il militare prestava servizio, accanto al feretro è stata tutto il tempo la moglie Roma Maria. Stretta in un tailleur pantalone blu, con una camicetta bianca sotto che le accentuava il pallore, guardava con gli occhi gonfi per tutte le lacrime che hanno pianto, entrare e uscire tutte quelle persone.
Semplici cittadini, ma anche rappresentanti di tutte le forze dell’ordine: dal comandante dell’Arma Giovanni Nistri alla vice capo della polizia Alessandra Guidi, dal vice questore vicario di Roma Rossella Materazzo al capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, dal comandante provinciale dei carabinieri Francesco Gargano e al comandante della stazione di piazza Farnese, dove il carabiniere era in servizio, Sandro Ottaviani e il capo della
squadra mobile di Roma Luigi Silipo.
Dalla sindaca Virginia Raggi a Giorgia Meloni e Riccardo Magi, ma anche Flavio Insinna. La madre, il fratello e la sorella di Mario seduti sui banchi insieme agli amici, tantissimi, venuti da Somma Vesuviana, dove domani alle 12 sarà celebrato il funerale. Il sindaco di Somma Vesuviana, Salvatore Di Sarno, che era amico di Mario e che ha celebrato anche la sua promessa di nozze, ha voluto essere presente anche oggi: «Chi lo ha ucciso è un animale», dice con rabbia.
«Era mio dovere essere qui oggi perché rappresento la sua città e perché ero un suo amico. Non infanghiamo il nome di Mario, come sto leggendo su alcuni articoli di giornale, non lo merita. Era un galantuomo, un umile servitore dello Stato che ha pagato a caro prezzo il suo lavoro. Ai giudici dico non siate parsimoniosi, c'è bisogno di rispetto per la divisa, per gli uomini che prestano la loro vita allo Stato».
Instancabile, all’entrata della cappella, quasi a fare gli onori di casa, il comandante del Nucleo Sicurezza servizi del Consiglio di Stato che il vicebrigadiere lo conosceva: ha ringraziato e salutato singolarmente e con la mano tutti coloro che sono venuti a salutare il carabiniere: «Grazie, grazie per essere venuti». Chi usciva commosso, chi con le mani giunte, a sua volta lo guardava un pò sorpreso da tanta gentilezza e dedizione, e rispondeva: «Grazie a voi dell’Arma, per tutto quello che fate per noi ogni giorno».
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