Sarà beatificata domenica 6 giugno, in una cerimonia allo stadio comunale di Chiavenna (Sondrio), suor Maria Laura Mainetti, della Congregazione delle Figlie della Croce, Suore di Sant'Andrea: il rito della beatificazione avrà luogo nello stesso giorno in cui 21 anni fa - il 6 giugno del 2000 - la religiosa ed educatrice, all’anagrafe Teresina Elsa Mainetti, fu assassinata a coltellate da tre ragazze minorenni a Chiavenna durante un rito satanico. Il martirio di suor Mainetti è stato riconosciuto da papa Francesco il 19 giugno 2020 poiché compiuto «in odio alla fede». A presiedere la cerimonia, con inizio alle 16, sarà il card. Marcello Semeraro, prefetto per le Cause dei santi; concelebreranno il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, insieme d altri vescovi e sacerdoti. L’assassinio di suor Mainetti suscitò all’epoca grande clamore.
Agli investigatori le tre ragazze dissero di aver ucciso nel nome di Satana, e molto tempo dopo una di loro in un’intervista spiegò che il delitto fu deciso per noia davanti a una birra nel bar del paese. Sono passati 21 anni ma l’omicidio ha lasciato una traccia profonda nella coscienza collettiva. La religiosa di 61 anni fu attirata in una trappola dalle tre minorenni del piccolo comune in provincia di Sondrio: mentre le ragazzine - una di 16, le altre due di 17 anni - la finivano con 19 coltellate, dopo averla stordita con un sampietrino, la suora in ginocchio diceva loro parole di perdono. Madre superiora dell’Istituto dell’Immacolata di Chiavenna, suor Maria Laura era nata a Colico, nel lecchese. Veronica Pietrobelli, Ambra Gianasso, e Milena De Giambattista, le tre amiche diaboliche della cittadina al confine con la Svizzera, misero in atto il loro piano usando un pretesto. Veronica, la più giovane, telefonò al convento dando un nome falso: disse di essere rimasta incinta dopo uno stupro e di aver bisogno di aiuto perché voleva abortire. La suora accorse in vicolo Poiatego, luogo dell’appuntamento, e cadde nell’agguato. Le tre ragazze furono arrestate tre settimane dopo e ai carabinieri di Sondrio resero piena confessione.
Le tre baby-killer dell’epoca sono da tempo libere e di loro, in Valchiavenna, si sono perse le tracce. Hanno scontato la metà della pena, come Veronica condannata a 8 anni, uscita dal carcere nel 2004 insieme a Milena, quest’ultima però per qualche tempo ha proseguito un cammino di recupero intrapreso in una comunità nel Veneto, che ha poi lasciato da 10 anni. Ad Ambra, ritenuta la mente del gruppo e del delitto, fu inflitta una condanna a 12 anni e quattro mesi. Dopo alcuni anni di carcere è passata alla semilibertà. Nel frattempo ha proseguito gli studi e si è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza. Quindi è tornata in libertà anche lei. Veronica (riconosciuta parzialmente incapace di intendere e volere), da tempo si è fatta una famiglia a Roma, dove tuttora abita.
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