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Max Leitner, il re delle evasioni torna in carcere a Bolzano

Il 63enne, conosciuto anche come il "Vallanzasca dell’Alto Adige", è stato arrestato per aver sparato all'auto di una prostituto. La sua "carriera" criminale è cominciata nel 1988, accumulando pene per un totale di 28 anni

Max Leitner aveva giurato che in carcere non sarebbe mai più tornato, anche perché seriamente malato, ma la scorsa notte, a 63 anni, le porte della casa circondariale di Bolzano si sono riaperte per il re delle evasioni. Il Vallanzasca dell’Alto Adige durante la sua carriera da bandito non si è mai macchiato di fatti di sangue, accumulando comunque complessivamente pene per 28 anni di carcere. Non era finito nelle cronache nazionali per le sue rapine, ma in quanto negli anni era riuscito ad evadere cinque volte da cinque carceri diversi.

La scorsa notte, verso mezzanotte e mezza, una prostituta chiama il 112 perché, mentre lei si era appartata con un cliente, due colpi di arma da fuoco sono stati esplosi contro la sua macchina, che in quel momento fortunatamente era vuota. La donna descrive l’auto grigia che si è poi allontanata a grande velocità nella zona industriale del capoluogo altoatesino. Verso le due di notte una pattuglia di polizia intercetta la vettura, proprio nelle immediate vicinanze del primo fatto. A bordo si trovano Max Leitner e un cittadino austriaco senza fissa dimora di 59 anni. L’altoatesino finge un attacco cardiaco per distrarre i poliziotti e si oppone con forza all’arresto. Nella macchina gli agenti trovano una pistola P38, considerata arma da guerra, un fucile calibro 22 con silenziatore, un teaser, una maschera da carnevale e un finto berretto di polizia. Gli inquirenti ora devono stabilire chi e da che distanza abbia sparato contro l’auto della prostituta che sembra conoscesse Leitner. Resta anche da chiarire perché i due non si siano allontanati dopo il fatto oppure perché siano tornati. Forse erano convinti che la ragazza non avrebbe chiamato le forze dell’ordine.
Si chiude così il periodo in libertà per Max Leitner. Nel settembre del 2016 era tornato nella sua casa sopra Bressanone agli arresti domiciliari. Dopo aver scontato la pena il 63enne attualmente era a piede libero. Chi lo incontrava raccontava di un uomo gravemente segnato dalla vita. Tutto ebbe inizio con una serie di rapine negli anni Ottanta. Seguirono arresti, condanne ed evasioni, come per esempio, quando nell’agosto '90 fu arrestato dalla polizia austriaca durante un assalto a un furgone portavalori e successivamente evase, prima, dal carcere austriaco e, poi, da altre prigioni in Italia.

La storia di Leitner

«Sono veramente la più povera vittima di ingiustizia di tutti i tempi». Era la frase più significativa di quel videomessaggio risalente a ormai dieci anni fa quando Max Leitner chiese la grazia all’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Max Leitner, 63 anni, di Elvas, nei pressi di Bressanone, noto per le sue cinque evasioni dal carcere e per questo soprannominato il "Vallanzasca dell’Alto Adige" oppure "Robin Hood" per il mondo tedesco, ha subito condanne per aver assaltato furgoni portavalori e rapinato istituti di credito tra la fine degli anni Ottanta e il 2013 tra Austria e nord Italia.
Adesso un nuovo arresto, nel cuore della notte nella zona industriale di Bolzano nei pressi di un locale notturno.
La carriera criminale di Leitner era iniziata nel 1988 con le prime rapine commesse nelle vallate di casa. Nell’agosto del 1990 il rocambolesco assalto ad un portavalori in territorio austriaco che trasportava 90 milioni di scellini.
All’uscita dell’autostrada di Innsbruck sud scaturì una sparatoria con gli uomini della gendarmeria austriaca. Leitner venne condannato a 12 anni di carcere ma dopo pochi giorni fuggì definendo il carcere tirolese una «prigione medioevale». Successivamente alla frontiera di Prato alla Drava si consegnò alla giustizia italiana che lo tradusse in carcere a Bolzano. Nel 1992 la seconda evasione sfruttando la tecnica dei lenzuoli. La nuova latitanza durò sei mesi prima del nuovo arresto a Padova, dove rimase fino al 2 giugno del 2002, data della terza evasione a seguito di un permesso premio.
Ai primi di luglio del 2002, Leitner assieme a due complici rapinò la Cassa Raiffeisen di Molini di Tures in Alto Adige rubando circa 30.000 euro. Nella rocambolesca fuga a bordo di una Fiat Uno rubata, Leitner cercò di nascondersi in un campo di mais ma venne catturato dai carabinieri e quindi trasferito nel carcere di Bergamo. La permanenza nella cella della struttura bergamasca durò due mesi perché Max fuggì nuovamente, questa volta supportato dal clan Radosta. Il 29 dicembre 2004, Leitner ed Emanuele Radosta vennero arrestati a Rabat in Marocco: l’evasione costò ulteriori 3 anni e 8 mesi di reclusione.
La quinta evasione il 27 ottobre 2011. Leitner scappò dal carcere di Asti dove era rinchiuso dal giugno 2007. Il "Vallanzasca dell’Alto Adige" si fece appoggiare da don Giuseppe Bussolino, cappellano della struttura penitenziaria. Il motivo era quello di recarsi nella natia Elvas per incontrare la madre Frieda, scossa per la morte del marito, padre di Max, avvenuta due mesi prima. Al termine del permesso il "re delle evasioni", però, non rientrò. La latitanza del pluri-rapinatore terminò dopo 42 giorni: alle ore 7,50 del 7 dicembre del 2011 i carabinieri di Bolzano lo scovarono in un appartamento della villetta del cugino Erwin Heinrich Purer a Vandoies di Sopra in Alto Adige. Pochi giorni prima dell’arresto di dieci anni fa Leitner, attraverso un video postato su Youtube girato in una grotta, chiese la grazia a Capo dello Stato: «Egregio dottor Giorgio Napolitano, Capo dello Stato, sono Max Leitner una povera vittima di persecuzione. Le chiedo gentilmente di provvedere se potrò ottenere la grazia per poter vivere una vita normale e leale». Nel video, inviato al quotidiano in lingua tedesca di Bolzano, Suedtiroler Tageszeitung, si era rivolto ai suoi 'amici di Facebook' (circa quattromila utenze), dicendo, «purtroppo sono gravemente ammalato e la salute è precaria. Vorrei chiarire che non è vero che sono scappato, sono fuggito dalla giustizia italiana che mi sta trattando come un uomo che ha ammazzato una persona» per poi aggiungere, «io non sono un traditore, ho agito in questa maniera perché sono la più povera vittima di ingiustizia di tutti i tempi».
Il video si era concluso, «la vittima sono io, vi saluto, Max Leitner». Su Youtube è presente un video, postato dall’altoatesino Markus Dorfmann, dedicato al rapinatore "Max Leitner Tribute" con un ritornello: 'Max corri, Max corri, non farti più prendere, Max corri, max corri, tu sei libero».

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