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La tragedia della 15enne uccisa per fatalità dal fratellino: il dramma di chi non c'è più e di chi resta

Giovane non imputabile, padre indagato per gestione armi

Il dramma nel dramma. La storia di una famiglia che piange una figlia rimasta uccisa a 15 anni per una fatalità e un figlio tredicenne che non si dà pace e che ha sulla coscienza un peso enorme. «È una vicenda dolorosa, assurda e tragica per chi non c'è più e anche per chi resta», dice la gente di San Felice del Benaco, paese nel Bresciano travolto e stravolto dalla morte di una ragazza colpita al petto da un colpo di fucile esploso inavvertitamente dall’arma da caccia del padre finita nelle mani del fratello più piccolo che l’ha usata probabilmente come se fosse un giocattolo.

Dopo una notte di interrogatori si è chiarito quanto accaduto in una villetta di un residence del paese sulla sponda bresciana del Lago di Garda. «È stato un incidente, un drammatico incidente», hanno fin dall’inizio assicurato gli inquirenti. Quella che è cambiata, nella ricostruzione di chi indaga, è la persona che ha premuto il grilletto del fucile regolarmente detenuto, così come l’altra decina di armi presenti nell’abitazione della famiglia coinvolta. Inizialmente sembrava che fosse stato il padre ad esplodere il colpo che ha ucciso la figlia 15enne, mentre il 57enne medico legale, davanti al pubblico ministero Francesco Carlo Milanesi ha spiegato che l’arma al momento della tragedia era in mano al figlio più piccolo, di 13 anni. Il giovanissimo avrebbe sfruttato un momento di disattenzione del genitore rientrato dalla caccia, ha impugnato l’arma e ha premuto il grilletto. Non poteva immaginare che il fucile avesse il colpo in canna e neppure che in quel momento lungo il corridoio di casa passasse la sorella, raggiunta in pieno petto. E morta sul colpo. Padre e figlio sono immediatamente usciti di casa per chiedere aiuto e pare essere stato un vicino a rendersi conto della gravità della situazione.

Quando i soccorsi sono arrivati in eliambulanza, la 15enne, studentessa di liceo a Saló era già morta. Sotto choc il fratellino, il padre e la madre, anche lei medico. Per i militari è stato per tutta la sera di ieri impossibile parlare con il genitore e con il fratellino della ragazzina. Poi nella notte è arrivata la svolta, straziante. Roberto Balzaretti era stato inizialmente indagato per omicidio colposo ma, quando la dinamica è stata chiarita, per l’uomo l’accusa a piede libero mossa dalla procura si è trasformata in omessa custodia dell’arma per una serie di mancanze gravi sulla gestione dentro le mura domestiche di fucili e pistole. Il figlio 13enne, proprio alla luce della giovanissima età, non può essere imputabile. Già nella stessa serata dell’incidente fuori dall’abitazione della famiglia si erano ritrovati, tutti increduli, molti ragazzini, amici della 15enne deceduta e del fratellino.

Il pubblico ministero titolare dell’inchiesta ha disposto l’autopsia sul corpo della 15enne, mentre restano da chiarire ancora diversi aspetti della tragedia. Perché l’arma fosse carica, perché non era custodita sotto chiave, come sia stato possibile che il ragazzino sia riuscito a prenderla senza che nessuno se ne accorgesse. Domande che potranno chiarire il quadro, ma che non renderanno meno drammatica una vicenda tremendamente dolorosa e senza precedenti in provincia di Brescia. Senza parole Simone Zuin, il sindaco di San Felice, paese dove la giovane viveva. «In momenti come questo ritengo che la miglior cosa sia il silenzio», commenta il primo cittadino della paese gardesano. «La nostra - ha aggiunto - è una Comunità distrutta da quanto accaduto. Silenziosamente ci stringiamo attorno alla famiglia per l’affetto che proviamo e per condividere rispettosamente la sofferenza di queste tragiche ore».

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