Entrato nel Reception and Identification Centre di Mytilene, a Lesbo, da lui già visitata il 16 aprile 2016, Papa Francesco si è diretto a piedi verso il luogo della cerimonia intrattenendosi ungo il tragitto con i profughi in sua attesa, accarezzando in particolare i tanti bambini, spesso molto piccoli, stringendo mani, dispensando sorrisi, saluti e parole di conforto e incoraggiamento.
Il Papa si ferma anche ad ascoltare le storie e le invocazioni di alcuni dei rifugiati, delle provenienze più diverse, dall'Asia, al Medio Oriente, all'Africa.
Al termine della cerimonia ufficiale, presenti anche la presidente della Repubblica Ekaterini Sakellaropoulou e l'ordinario della diocesi, arcivescovo Josif Printezis, Francesco si fermerà ancora con alcuni rifugiati e visiterà le loro abitazioni. Circa 200, anche qui con diversi bambini, quelli che lo attendono nel luogo dell'incontro, tutti dotati di cuffiette per la traduzione simultanea delle sue parole.
Sui migranti
«Disprezzando l’uomo creato a sua immagine, lasciandolo in balia delle onde, nello sciabordio dell’indifferenza, talvolta giustificata persino in nome di presunti valori cristiani, si offende Dio». Lo ha detto papa Francesco a Lesbo. «La fede ci chiede compassione e misericordia. Esorta all’ospitalità, a quella 'filoxenia' che ha permeato la cultura classica», ha proseguito: «non è ideologia religiosa, sono 'radici cristiane concrete'. Gesù afferma solennemente di essere lì, nel forestiero, nel rifugiato, in chi è nudo e affamato. E il programma cristiano è trovarsi dove sta Gesù».
Sul Mediterraneo
«Non scappiamo via frettolosamente dalle crude immagini dei piccoli corpi di bambini stesi inerti sulle spiagge. Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi», ha continuato il Santo Padre. «Questo grande bacino d’acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte - ha rilevato -. Non lasciamo che il 'mare nostrum' si tramuti in un desolante 'mare mortuum', che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo 'mare dei ricordi' si trasformi nel 'mare della dimenticanza'. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà!».
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