Martedì 19 Novembre 2024

Nave andata a fuoco nella notte tra Grecia e Italia, la testimonianza: “A bordo c'era il panico” VIDEO

 
 
 
 
 
 

Il comandante che fa il giro delle cabine per essere sicuro che nessuno resti indietro, prima di dare l’abbandono nave, con le fiamme, «altissime» e il calore che aumentava. E poi il fumo, nero e denso, il buio, le urla: «a bordo c'era il panico». Sono state ore di terrore quelle vissute dai passeggeri e dai membri dell’equipaggio del traghetto Euroferry Olympia, andato a fuoco in piena notte tra la Grecia e l'Italia. Ore trascorse da centinaia di persone con l’angoscia e la paura di non uscire più da quell'inferno e che per i più si sono dissolte una volta a bordo dei mezzi di soccorso, arrivati in tempo. Ma 13 persone, si è appreso solo dopo, non ce l’hanno fatta ad abbandonare subito la nave: per loro i soccorsi sono continuati, in una corsa contro il tempo.

La testimonianza

A raccontare l’incubo vissuto a bordo sono i membri dell’equipaggio del 'Monte Sperone', il pattugliatore della Guardia di Finanza che si trovava in zona per un altro intervento e che è stato subito dirottato dalle autorità greche verso il luogo dell’incidente; 29 uomini e donne che hanno lavorato per tutta la notte per soccorrere i naufraghi, tranquillizzarli, dar loro acqua e coperte termiche e portarli nel porto di Corfù. «Le fiamme erano così alte che le abbiamo viste ancora prima di arrivare nei pressi della nave, con la nostra strumentazione di bordo. Ci siamo attivati in tempi molto rapidi anche grazie all’equipaggio, che è rodato e ha un altissimo livello di professionalità», racconta il comandante del pattugliatore, il colonnello Simone Cristalli, il cui pensiero va a tutti quelli rimasti a bordo. I finanzieri, che hanno ricevuto i complimenti dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno messo subito in mare i due gommoni in dotazione e con quelli si sono diretti verso la nave, anche per verificare che non vi fossero persone in mare. «Poi, quando siamo arrivati sottobordo - racconta ancora Cristalli - abbiamo trovato i passeggeri e l’equipaggio che erano già a bordo delle scialuppe e dunque ci siamo preoccupati immediatamente di trasferirli sul pattugliatore, per metterli in sicurezza». Non sono stati momenti semplici, nonostante le condizioni del mare fossero buone. «La nostra preoccupazione principale era di mettere in salvo le loro vite e quella è stata la priorità. Ma trasferire 243 persone non è semplice». A raccontare cosa era avvenuto a bordo del traghetto è Felice Lodovico Simone Cicchetti, comandante della stazione navale di manovra di Messina, che si trovava a bordo del Monte Sperone.

Il giro della cabine

"Il comandante della nave, quando è scoppiato l’incendio, ha fatto immediatamente il giro della cabine e ha radunato tutti i passeggeri e l’equipaggio in un unico ponte, poi ha dato l'abbandono nave. Ma non è stata un’evacuazione facile» perché, come hanno raccontato i passeggeri ai finanzieri, c'erano "fiamme altissime e il panico a bordo». «Eravamo impegnati nel soccorso, non abbiamo avuto molto tempo per cogliere le sensazioni di chi era sul traghetto - conferma Cristalli - ma è evidente che fossero spaventati e impauriti». Ed infatti una volta sul pattugliatore, racconta Cicchetti, molti dei passeggeri - tra loro c'erano anche delle donne e dei bambini oltre ad autotrasportatori in maggioranza greci e bulgari -, sono scoppiati a piangere, «lacrime liberatorie dopo tanta tensione accumulata».

Quattro motovedette operative

L’intervento dei finanzieri non si è limitato al solo trasferimento dei passeggeri sul pattugliatore. «Quando siamo arrivati - è ancora Cicchetti a raccontare - c'erano due membri dell’equipaggio rimasti a bordo. Ci siamo avvicinati con i gommoni e li abbiamo aiutati a scendere con la biscaggina senza problemi». Il pattugliatore Monte Sperone si trovava in zona poiché era andato a rimorchiare un’altra unità della Guardia di Finanza che aveva avuto un’avaria mentre era diretta a Milos. La chiamata delle autorità greche è arrivata pochi minuti dopo le 4. «La Guardia Costiera greca ci ha nominato coordinatori del soccorso sul posto, perché eravamo l’unità navale più grande - spiega Cristalli - e ci ha messo a disposizione 4 motovedette. Tre le abbiamo utilizzate per verificare che non ci fossero persone in mare attorno alla nave e una quarta, su disposizione del medico di bordo del traghetto, è servita invece per trasferire immediatamente a terra una persona che aveva accusato problemi all’apparato respiratorio».

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