Martedì 01 Ottobre 2024

Napoli, undici edicole votive dei clan anche su colonna dell'acquedotto romano

 
 
 
 
 

Non curante del danneggiamento che avrebbero potuto provocare a beni storici e archeologici, la camorra ha allestito le sue edicole votive anche su una colonna portante del tratto dell’acquedotto romano dei «Ponti Rossi», nel quartiere San Carlo all’Arena di Napoli. Dalle indagini, coordinate dal procuratore Giovanni Melillo, sono emersi nomi eccellenti circa la riconducibilità delle 11 edicole votive sequestrate oggi: Pietro Licciardi, figlio di Gennaro, detto «à scigna» (la scimmia, ndr) fondatore dell’omonimo clan, il boss Patrizio Bosti e la famiglia Aieta, tutti importanti componenti l'«Alleanza di Secondigliano». Dalle indagini nate dopo il sequestro di tre statue sacre del '600, un tempo collocate nella dismessa chiesa della Santissima Maria del Rosario di via San Giovanni e Paolo e poi rinvenute in casa di esponenti della "famiglia" Mallardo-Bosti-Contini, risulta che le edicole, collocate in luoghi e epoche diverse, destinate a ricordare figure criminali, sono state costruite occupando abusivamente il suolo pubblico, in alcuni casi anche attraverso il danneggiamento di beni di interesse storico e archeologico come per quella nata su una colonna portante del tratto di acquedotto romano insistente nella zona del quartiere San Carlo Arena denominata dei Ponti Rossi. "Il sequestro di undici edicole votive ritenute riconducibili a persone legate ai clan locali è un altro importante segnale della presenza dello Stato e che va nella direzione di ripristinare la legalità sul territorio. Questo è il modo migliore per ricordare alle tantissime persone perbene che la Città appartiene a loro e non ai criminali". Così il presidente della Commissione Anticamorra della Regione Campania, Gianpiero Zinzi.

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