Il freddo e l’istrione. Ovvero, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Lo sguardo inespressivo, i completi scuri, lo studio al Cremlino. Da una parte. I video pubblicati su Facebook, le battute ad effetto, le giacche mimetiche e le t-shirt militari. Dall’altra. I due leader sono su due fronti opposti anche nell’approccio alla comunicazione e, stando almeno ai riscontri ottenuti dai commentatori e sui social network, in questa particolare battaglia il presidente dell’Ucraina risulta in netto vantaggio. La scelta di rimanere a Kiev, nonostante l’offerta di un «passaggio» da parte degli Stati Uniti per lasciare l’Ucraina, ne hanno fatto parlare come di un «eroe». Un giudizio che i video girati fra le strade di una Kyev assediata, in tenuta da combattimento, solo o circondato dai membri del suo governo, hanno aiutato a consolidare. Dall’altra parte c'è un assediante, Vladimir Putin, trincerato nel suo studio del Cremlino, quasi isolato. Non solo a livello internazionale: il presidente russo si mantiene distante da tutti fin dallo scoppio dell’epidemia. Da qui il lunghissimo tavolo che ha accolto nei giorni scorsi leader internazionali come Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Ma anche la grande sala in cui Putin tiene i briefing con oligarchi, vertici militari e dei servizi segreti: tutti a distanza di una decina di metri dal capo. E tutti intimoriti dalla sua presenza, come si vede in un video rimbalzato su Twitter in cui il presidente russo bacchetta il capo dell’intelligence - non propriamente l’ultimo degli impiegati - fino a farlo apparire come un tremante scolaretto, sotto il suo sguardo glaciale.