La temuta fine del mondo nel 2012, annunciata dai Maya ed evidentemente non avverata, e l’attuale guerra in Ucraina hanno fatto riaffiorare paure che neanche il Covid aveva riportato in superficie. Sia il primo che il secondo caso, infatti, hanno qualcosa in comune, perché i timori delle persone hanno portato a un aumento di richieste di bunker sotterranei. Lo ha raccontato, a La Repubblica, un imprenditore italiano, Giulio Cavicchioli, 56 anni di Mantova, che, dopo il primo picco nel 2012, sta ricevendo numerose richieste anche ora, conseguenza di una situazione Russia-Ucraina che spaventa tutta l’Europa, e l’Italia non fa eccezione.
Quando ha iniziato la sua attività, vent’anni fa, sembrava quasi surreale, un’intuizione che non avrebbe avuto futuro e, invece, adesso quei bunker sono visti come uno strumento fondamentale per garantirsi quel futuro in caso di tragici calamità.
"Ci sono arrivate almeno una decina di chiamate con richiesta di informazioni", ha dichiarato Cavicchioli che, con la sua azienda, la "Minus Energie", collabora con la Nato e l'Aviazione italiana. In meno di una settimana sono arrivate 7 richieste dal Lazio, 5 dal Piemonte, 5 dalla Lombardia, 4 dal Veneto, 1 dalla Campania, 6 dalla Toscana e 3 dalle Marche, segno che la paura attraversa tutta la Penisola: "La cosa che più mi rattrista è che sembra la corsa all'acquisto dell'iPhone, invece un rifugio protetto è una costruzione che va ragionata, per via di tante interferenze che possono esserci. Innanzitutto serve l'autorizzazione del Comune, poi devono essere rispettati alcuni importanti parametri".
Le caratteristiche di un bunker. Cosa serve?
È la domanda principale e la risposta sembra la più scontata. Innanzitutto, servono soldi. Un bunker, infatti, può costare dai 2 ai 3 mila euro al metro quadrato e variano dai 20 mq fino ai 100 mq, in base alle esigenze e a quante persone dovranno trovare riparo. “Le richieste sono arrivate da qualche avvocato, radiologo o informatori farmaceutici - ha aggiunto -. Il bunker deve essere il più possibile spoglio, il minimo indispensabile per la sopravvivenza”.
Bisogna quindi rassegnarsi a spendere, anche tanto, e a non aver alcun comfort. Il bunker viene realizzato a un metro e mezzo di profondità, solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione del Comune entro 60 giorni. “Per sopravvivere ci vuole aria, con i relativi sistemi di trattamento, servono poi servizi igienici e una struttura che resista alla spinta laterale in caso di esplosione”, ha spiegato ancora Cavicchioli a La Repubblica.
Poi niente acqua corrente e, quindi, sono necessarie riserve infinite di acqua e cibo, ma anche medicine e solo beni di prima necessità sufficienti per tutti i “residenti” e per poter sopravvivere almeno un mese e mezzo o anche fino a tre mesi.
Modello Svizzera
Una tendenza, quella di avere un bunker, che vuol dire cercare un luogo sicuro, che mette in risalto l’innato istinto di sopravvivenza di fronte a eventi incontrollabili. E c’è chi è già più avanti dell’Italia. La Svizzera, infatti, secondo Cavicchioli, ha una vera e propria cultura: “Quasi il cento per cento della popolazione ha un rifugio antiaereo e chi non ce l'ha versa 600 franchi per trovare posto in un bunker comune. La Protezione civile lì gestisce un'ulteriore quota di rifugi a disposizione della popolazione".
Le richieste arrivate all’azienda mantovana confermano che, anche nel nostro paese, questi speciali rifugi stanno prendendo terreno, ma non tutti ovviamente possono permetterselo. La psicosi da guerra, bombe, da nucleare e morte, hanno innescato un meccanismo da brividi se si pensa che l'unico modo per vivere è sopravvivere sotto terra, con la speranza di poter rivedere il sole. E le stelle.
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