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La Liberazione italiana nel 1945: ecco cosa si festeggia il 25 aprile. Mentre in Ucraina...

Una data, quella del 25 aprile del 1945, che segna l’inizio di una nuova storia nazionale del nostro Paese: la storia del secondo Novecento. Una data giustamente esaltata, talvolta divisiva in un Paese che ha sempre fatto fatica a ritrovare la sua unità. Una giornata accompagnata spesso anche da polemiche.

In verità, la guerra proseguì fino agli inizi di maggio del 1945. Ma, quattro anni più tardi, con la Legge 260 del maggio 1949, il 25 aprile del 1945 fu scelto formalmente per festeggiare il giorno della Liberazione da parte dei partigiani. Una guerra che aveva fortemente provato la popolazione: la morte, il terrore dei bombardamenti, le sirene d’allarme, l’attesa dentro i rifugi. E poi la fame, il freddo, la carenza di medicine. Tutti fattori unificanti. La fine del conflitto restituì un Paese in ginocchio ma compatto nel rifiuto della guerra. C’era voglia di pace e di democrazia. Come dimostrano i fatti che seguirono quegli anni: dopo il ventennio di dittatura fascista, il 2 giugno 1946, si svolse il referendum per scegliere quale forma di governo dare al paese: Monarchia o Repubblica. Vinse la seconda. All’Assemblea costituente il compito di scrivere la nuova Costituzione. Fu approvata il 22 dicembre del 1947. Entrò in vigore il primo gennaio del 1948.

"L’Italia – scrisse Winston Churchill, primo ministro inglese - deve la propria libertà ai suoi caduti partigiani perché solo combattendo si conquista la libertà". Ed è grazie ai partigiani che comincia il lungo processo di liberazione. La Resistenza inizia dopo l’8 settembre 1943 e finisce all’inizio di maggio del 1945.

Il caso ucraino

Una festa della Liberazione, certo, ma con gli occhi puntati a Kiev. L'Italia si prepara a celebrare il 77simo anniversario con commemorazioni dalle quali si attende un forte segnale di solidarietà per il popolo ucraino, drammaticamente colpito dall'invasione russa. "Dal 'nostro' 25 aprile viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza", ha scandito ieri Sergio Mattarella, ricevendo al Quirinale una delegazione delle Associazioni combattentistiche e d'arma.

"Il 25 aprile rappresenta la data fondativa della nostra democrazia, oltre che di ricomposizione dell’unità nazionale", ha aggiunto il presidente della Repubblica, ricordando che fu "una data in cui il popolo e le Forze Alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo: un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista". E proprio l'invio di armi a Kiev continua ad alimentare il dibattito pubblico italiano, con il presidente dell'Anpi Gianfranco Pagliarulo che nelle settimane scorse ha manifestato preplessità e con alcuni partiti di maggioranza, come il M5s, attraversati da tensioni interne in vista di possibili nuovi provvedimenti del governo per deliberare stanziamenti a sostegno dell'invio di ulteriori forniture militari.

"Io sono fermamente convinto che lo Stato Ucraino, il popolo ucraino, abbia il diritto a difendersi", ha affermato ieri il presidente della Camera Roberto Fico. "La lotta che, in questo momento il popolo ucraino sta facendo, è una lotta che oggi, alle porte del nostro 25 Aprile, è ancora più significativa".

"La guerra - ha rimarcato Fico - è un fallimento dell'umanità, della politica, delle diplomazie, il grande fallimento della nostra umanità, è una follia assoluta. Quindi dobbiamo sempre rincorrere la pace, lavorare per la pace ed è quello che si sta cercando di fare in tutti i modi". Mentre da palazzo Chigi è arrivata la conferma che il presidente del Consiglio Mario Draghi, attualmente in isolamento nella sua casa di Città della Pieve perchè positivo al Covid, sta preparando una visita a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Le celebrazioni in tutta Italia

Dopo la sospensione per la pandemia, quindi, domani torneranno le celebrazioni del 25 aprile con cortei in tutta Italia. A partire da Milano, manifestazione nazionale, nella quale sfileranno i vessilli delle associazioni partigiane e combattentistiche, dell’Associazione nazionale ex deportati nei lager nazisti e della Brigata ebraica. Nel capoluogo lombardo, medaglia d'oro per la Resistenza, il corteo partirà alle 14:30 da corso Venezia e arriverà in piazza Duomo per il  comizio finale durante il quale interverrà anche Tetyana Bandelyuk, una lavoratrice ucraina da tempo in Italia che ha lasciato la famiglia nel suo Paese.

Sul palco milanese, oltre al sindaco dem Giuseppe Sala, ci sarà anche il presidente dell'Anpi Pagliarulo, criticato nelle settimane scorse per i distinguo tra resistenza italiana e ucraina, il 'no' all’invio di armi a Kiev e più in generale al riarmo.

A Roma, le associazioni partigiane Fiap (Federazione Italiana Associazioni Partigiane), Anpc (Associazione nazionale partigiani cristiani), Fivl (Federazione Italiana Volontari della Liberta'), Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), Anfim (Associazione Nazionale Famiglie Vittime Martiri Fosse Ardeatine) e l'Associazione Cristiana Ucraini in Italia, avendo raccolto l'adesione di Azione e +Europa, hanno indetto una manifestazione alle 9.30 in Piazza di Torre Argentina a Roma (via di San Nicola De' Cesarini), per "celebrare, nel giorno della Festa della Liberazione, la resistenza di allora e quella ucraina di oggi".

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