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A Messina vanno giù le baracche sotto il ponte FOTO

Le ruspe tornano in azione. O meglio, non si sono mai fermate in questi mesi. A Fondo Fucile l’operazione di sbaraccamento, avviata nello scorso mese di febbraio, sta per essere completata. Lì dove sorgeva la “favela” simbolo di Messina, la più visitata (soprattutto nei periodi di campagna elettorale), la più filmata, fotografata, documentata, la più strumentalizzata, ora è una grande distesa vuota, con i resti delle “casette” ridotte in macerie che vengono portati via e con i materiali in amianto, che ricoprivano i tetti di quasi tutte la fatiscenti costruzioni, il cui smaltimento richiede sempre tempi più lunghi e modalità più complesse. Ma, di fatto, l’obiettivo è stato raggiunto. E si sapeva che sarebbero trascorsi mesi, da quel primo colpo di piccone dato dall’allora sindaco Cateno De Luca (era il 10 febbraio, si sarebbe dimesso quattro giorni dopo, la sera di San Valentino), alla presenza della prefetta Cosima Di Stani, nella sua veste di commissaria per l’attuazione della legge speciale del Risanamento delle baraccopoli messinesi.
E anche a Camaro, sotto lo storico ponte ferroviario, si sta procedendo alla demolizione di quell’agglomerato di tuguri aggrappati ai piloni come in un disperato tentativo di protezione e di resistenza. Per lunghi decenni è sembrato impossibile raderli al suolo, ma ora la legge delle ruspe procede in modo inesorabile, ripristinando il decoro urbano, dopo che sono state assicurate alle famiglie ex baraccate condizioni abitative finalmente dignitose.

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