Mercoledì 25 Dicembre 2024

'Ndrangheta, colpo alla cosca Cordì nella Locride: 29 arresti. Droga ed estorsioni anche a Catanzaro TUTTI I NOMI

 
 
 
 
 
 

Questa mattina, nelle province di Reggio Calabria, Pavia, Udine, Terni e Catanzaro i carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dall’ Ufficio del G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, nei confronti di 29 soggetti, con l’accusa di aver fatto parte, a vario titolo, di un’articolata associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata alla produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanza stupefacente, detenzione di armi e munizioni (mai rinvenute che gli indagati, quindi, secondo l’accusa, potrebbero ancora utilizzare per la commissione di più gravi reati), danneggiamento, estorsione pluriaggravata, traffico e spaccio di banconote false.

Le nuove leve della cosca Cordì

L’operazione compendia i risultati investigativi emersi nel corso di due attività d’indagine complementari, convenzionalmente denominate “New Generation” e “Riscatto II”, condotte dai militari del Gruppo Carabinieri di Locri, finalizzate alla disarticolazione della giovani leve della cosca “Cordì” , operante principalmente nel territorio di Locri, e alla rilevazione giudiziaria delle richieste estorsive avanzate da esponenti della locale consorteria nei confronti di imprenditori della “Locride”.

Gli esiti emersi dalle indagini hanno permesso di raccogliere gravi indizi di reità nei confronti degli odierni indagati e, sulla base anche dell’ipotesi d’accusa accolta dal GIP, di accertare l’esistenza:

Tutti i nomi dei 51 soggetti coinvolti

In carcere:  Aronne Domenico, nato a Locri, 40 anni Aversa Antonio, nato a Siderno, 25 anni Bruzzese Ivan, nato a Melito Porto Salvo, 32 anni Carciati Manuel, nato a Villaricca, 33 anni Congiusta Salvatore, nato a Locri, 28 anni Cordì Antonio, nato a Locri, 35 anni Cordì Antonio, nato a Locri, 25 anni Cordì Antonio, nato a Roma, 20 anni Cordì Domenico, nato a Locri, 43 anni Cordì Domenico, nato a Locri, 31 anni Cordì Riccardo Francesco, nato a Locri, 26 anni Cordì Vincenzo, nato a Locri, 33 anni D’Amico Alberto, nato a San Giovanni Rotondo, 28 anni De Domenico Mario, nato a Siderno, 29 anni Dieni Agostino Antonio, nato a Locri, 23 anni Dieni Antonino, nato a Locri, 52 anni Floccari Ennio, nato a Locri, 50 anni Lanzetta Antonio, nato a Reggio Calabria, 43 anni Glioti Pietro, nato a Melito Porto Salvo, 26 anni Scaramuzzino Luca, nato a Locri, 29 anni Temi Vincenzo, nato a Locri, 51 anni Zucco Gerardo, nato a Locri, 52 anni Ai domiciliari:  Furfaro Alba, nata a Cinquefrondi, 30 anni Guastella Leonardo, nato a Locri, 30 anni Guastella Michael, nato a Locri, 28 anni Iemma Michele, nato a Cinquefrondi, 33 anni Mongiardi Bernardo, nato a Locri, 28 anni Politanò Carmelo, nato a Bruzzano Zeffirio, 50 anni Scarfò Giovanni, nato a Locri, 42 anni Gli altri indagati Aversa Damiano, nato a Locri, 33 anni Barbaro Carmine Giuseppe, nato a Locri, 25 anni Bombara Vincenzo, nato a Barcellona Pozzo di Gotto, 32 anni Carciati Lucia, nata a Locri, 28 anni Catalano Domenico, nato a Locri, 33 anni Catalano Giuseppe, nato a Siderno, 68 anni Cherubino Giuseppe, nato a Siderno, 38 anni Cosentino Marco, nato a Locri, 29 anni D’Agostino Bruno, nato a Reggio Calabria, 40 anni Ierinò Cristian Cosimo, nato a Locri, 27 anni Lascala Pietro, nato a Locri, 22 anni Limone Simone, nato a Locri, 26 anni Mittica Angelica, nata a Locri, 25 anni Mittica Antonella, nata a Locri, 40 anni Novella Pasquale, nato a Bruzzano Zeffirio, 81 anni Pangallo Francesco, nato a Locri, 24 anni Politi Alessandro, nato a Siderno, 29 anni Rulli Massimo, nato a Locri, 40 anni Sbarra Salvatore, nato a Locri, 26 anni Scalia Angeloantonio, nato a Melito Porto Salvo,26 anni Ursino Luigi Stefano, nato a Locri, 31 anni Vico Lorenzo, nato a Reggio Calabria, 52 anni

Spazio alle nuove generazioni

L’odierno provvedimento cautelare dimostrerebbe l’attuale struttura e operosità del sodalizio criminale che, nel corso del tempo, a causa dei pregressi provvedimenti restrittivi che hanno investito i principali esponenti della consorteria, avrebbe visto mutare il proprio assetto gerarchico, lasciando maggiore spazio proprio alle nuove generazioni.

Un'escalation di violenza

L'attualità della pericolosità della consorteria, infatti, emerge dalla gravità delle attività delittuose, dall'elevatissimo numero dei reati fine commessi nel periodo di monitoraggio tecnico e dall'escalation in termini di progressiva gravità, dall'ambito associativo in cui gli stessi sono stati commessi e dalla perduranza dei rapporti, dalla riconducibilità delle attività illecite alle storiche cosche della locale di 'ndrangheta, e, più in generale, dalla personalità degli indagati, desumibile, oltre che dalle modalità della condotte, anche dai precedenti penali.

I profili criminali: intimidazione e controllo

In relazione all'associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, va evidenziato come l'organizzazione sia tuttora esistente e operante, circostanza che può agevolmente evincersi dalla struttura della stessa, dai profili criminali dei promotori, degli organizzatori e dei partecipi, nonché dai legami che ancora oggi risultano solidi, risultando del resto poco verosimile, se non impossibile, che organizzazioni di questo tipo vengano meno da un giorno all'altro, liberando spontaneamente il territorio dalla loro presenza e capacità di intimidazione e controllo.

I minorenni e il carisma dei "capi"

Dall’attività d’indagine, è stato altresì possibile constatare che i componenti dell'organizzazione non si limitano a trafficare in stupefacenti, svolgendo una vera e propria attività di controllo del territorio senza dimenticare che il suddetto sodalizio, composto da più di dieci persone, ha nella sua disponibilità un numero indeterminato di armi comuni da sparo e non si è fatta scrupoli ad avvalersi della collaborazione di soggetti minorenni, verosimilmente affascinati dalle carismatiche figure che rappresentano la cosca.

Reati che destano allarme sociale

Tra i reati accertati alcuni destano particolare allarme sociale: reati connessi alla detenzione, porto, vendita e utilizzo di armi da fuoco trattandosi di armi mai rinvenute che gli indagati, quindi, potrebbero ancora utilizzare per la commissione di più gravi reati; e le cessioni di stupefacenti a soggetti minori o, comunque, commessi in concorso con gli stessi. In tale contesto, il traffico di sostanza stupefacente è risultata essere l’attività delittuosa preminente perseguita dalle “giovani leve” poiché funzionale agli interessi della cosca di appartenenza in quanto principale fonte di proventi nonché strumentale all’espressione dell’egemonia e del dominio del territorio.

I cittadini e la "giustizia privata"

Altra espressione tipica di mafiosità del gruppo criminale colpito dall’odierna ordinanza cautelare è rappresentata dagli episodi in cui gli indagati avrebbero svolto degli interventi in favore di presunte vittime di reato o di altre ingiustizie, rilevate nei territori controllati dalla cosca in ciò tentando di sostituirsi alle Istituzioni. É infatti ormai un dato notorio e preoccupante che in taluni casi il cittadino piuttosto che denunciare i fatti di cui è vittima alle competenti Autorità, si rivolga agli esponenti dei clan per ottenere "una giustizia privata", ritenuta più immediata, senza però rendersi conto di rimanere così coinvolto in dinamiche criminale da cui sarà poi difficile affrancarsi.

La ribellione degli imprenditori locali

A sostenere e impreziosire l’attività d’indagine complessivamente considerata, sono stati sicuramente la fiducia e lo spunto investigativo offerto dalle coraggiose denunce sporte da alcuni imprenditori locali che, riponendo la massima aspettativa nelle Istituzioni, hanno deciso di segnalare le plurime richieste estorsive avanzate da alcuni degli odierni destinatari di misura restrittiva. Proprio tali richieste, costringevano le vittime a vivere in un perdurante stato di oppressione, timore e ansia che si ripercuoteva inevitabilmente su tutto il nucleo familiare. Attraverso questo atteggiamento, gli indagati avrebbero mantenuto attiva la propria rete di controllo su diversi settori economici e sociali, operando mirate estorsioni i cui ricavi erano da dividere in base a precisi accordi e sulla base dello spessore della famiglia destinataria. I militari, in una nota stampa, sottolineano il "coraggio" dimostrato dagli stessi imprenditori nel denunciare i tentativi di estorsione messi in atto ai loro danni e la loro "ribellione" di fronte alla tracotanza dell’organizzazione criminale.

Il quadro indiziario

Il quadro indiziario, rassegnato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha permesso quindi di raccogliere un dettagliato scenario indiziario e di identificare con qualificata probabilità i responsabili negli odierni destinatari della misura cautelare. Trattandosi di provvedimento in fase di indagini preliminari rimangono salve le successive valutazioni in sede processuale.

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