È partito da palazzo d’Accursio diretto alla stazione ferroviaria di Bologna il corteo che ricorda le 85 vittime e i tantissimi feriti della strage del 2 agosto 1980. Dopo il Covid, quest’anno l’iniziativa vede una grande partecipazione di pubblico; in tantissimi indossano una gerbera bianca. «Mia mamma rimase ferita - racconta un testimone - poi il pronto soccorso mi chiamò dicendo che era salva». «Io ho perso mia padre che lavorava in stazione - dice invece un altro partecipante -, ero piccolo ma ricordo chiaramente quella mattina che mi salutò per l’ultima volta».
Il sindaco Lepore: "Nessuno deve più temere per la propria vita"
«Io credo che dovrebbe essere patrimonio di tutto il comune quello che dice una sentenza di un tribunale della Repubblica italiana e cioè che i vertici della loggia massonica P2 finanziarono, ordirono, insieme a tutte le realtà dell’estremismo di destra fascista, la strage alla stazione». E’ quanto afferma il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, aggiungendo: «Nessuno debba più temere per la propria vita a seguito di quello che è successo. Abbiamo le nostre cicatrici, i nostri morti. Ce lo ricorda il nostro orologio fermo alle 10.25, ce lo ricorda il relitto del DC9 di Ustica, custodito in un museo a pochi passi da qui, i cippi dei morti per mano della banda della Uno Bianca, il museo memoriale spontaneo dell’Ogr organizzato per i quasi 400 operai morti a causa dell’amianto. I nostri morti, ce lo ricorda il sacrario in piazza Nettuno. Sono loro le colonne portanti della nostra democrazia. Accanto a loro ci sono i morti della stazione. Bologna città colpita a morte - ha detto ancora, ricordando il progetto di polo della memoria proprio in stazione - fra pochi mesi aprirà un cantiere. Ottomila metri quadrati, ne faremo un centro culturale tra i più importanti del Paese. Racconteremo cosa è stata Bologna per l’Italia di domani. Non c'è futuro senza memoria. Una città ferita più volte, che più volte si è rialzata. Io - ha continuato - sono il primo sindaco di Bologna nato dopo lo scoppio della stazione, ma intorno a me riecheggiano la polvere e i morti di quel giorno. Voglio ringraziare l’associazione delle vittime. Senza di loro non saremmo qui», ha concluso.
E ancora: «Da settembre Palazzo d’Accursio sarà la sede dell’Associazione familiari vittime del 2 agosto, perché era giusto dare una sede degna a questa associazione, abbiamo scelto uno spazio importante quello che che era riservato alla collezione Morandi, per ospitare l’archivio e accogliere le scuole e portare avanti l’attività didattica. Significa tenere vicino al cuore l’associazione, proteggere questa istituzione della città».
Bonaccini: "Troppi anni senza verità"
«Dall’80 ad oggi sono passati 42 anni eppure ogni anno ci sono migliaia e migliaia di persone, c'è una città che con grande dignità e compostezza da subito pretese verità e giustizia. Sono passati troppi anni per ancora non averla vista». Lo afferma il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini durante il corteo che a Bologna ricorda le vittime della strage alla stazione ferroviaria. Bisogna «stare a fianco dei familiari delle vittime, è fondamentale, ma per stargli a fianco» è necessario «che si arrivi definitivamente a conoscere la verità, con la sentenza sono stati fatti grandi passi in avanti», conclude.
Il presidente Mattarella: "Atto di uomini vili"
L’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 «fu un atto di uomini vili, di una disumanità senza uguali, tra i più terribili della storia repubblicana. Un attacco terroristico che pretendeva di destabilizzare le istituzioni democratiche e seminare paura, colpendo comuni cittadini impegnati nella vita di tutti i giorni». E’ quanto dichiarato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «La matrice neofascista della strage» alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 «è stata accertata in sede giudiziaria e passi ulteriori sono stati compiuti per svelare coperture e mandanti per ottemperare alla inderogabile ricerca di quella verità completa che la Repubblica riconosce come proprio dovere. L'ordigno che 42 anni or sono uccise a Bologna persone casualmente presenti quella mattina alla stazione ferroviaria, risuona ancora con violenza nel profondo della coscienza del Paese», aggiunge rivolgendo il pensiero ai familiari delle vittime, «costretti a patire il dolore più grande, che hanno saputo trasformare in impegno civile, per testimoniare all’intera società che le strategie del terrore mai prevarranno sui valori costituzionali della convivenza civile. L'azione solidale dei familiari merita la gratitudine della Repubblica. La loro tenacia - prosegue - ha sostenuto l’opera di magistrati e di servitori dello Stato che sono riusciti a fare luce su autori, disegni criminali, ignobili complicità».
Il tweet della calabrese Nesci
«Oggi ricordiamo una delle stragi più sanguinose mai avvenute in Italia. Un atto crudele e vile, un giorno buio che non possiamo dimenticare ma anzi abbiamo il dovere di tramandare alle generazioni future affinché non si rivivano più pagine così dolorose». Così in un tweet Dalila Nesci, sottosegretaria per il Sud e la Coesione Territoriale esponente di Impegno Civico, la forza politica guidata da Luigi Di Maio
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