Tatuaggi sul corpo e sul viso, sguardo truce e foto con mazzette di soldi in mano. È l’istantanea di Vincenzo Pandetta in arte 'Niko', cantante neomelodico e trapper catanese del quartiere di 'Cibali', classe 1991, salito alla ribalta della cronaca per avere dedicato più canzoni allo zio, il boss Salvatore Cappello, detenuto in regine di 41 bis. Sui social è un idolo assoluto, anche se la sua carriera è spesso finita sotto i riflettori non per ragioni musicali, quanto per le tante polemiche che lo hanno coinvolto.
Pandetta oggi è stato arrestato a Milano dalla polizia in forza di un ordine di carcerazione per una condanna a 4 anni per spaccio ed evasione. Verdetto divenuto definitivo lo scorso 11 ottobre quando la Cassazione ha respinto il ricorso dei legali del cantante. Il 31enne catanese, dopo aver pubblicizzato la notizia della sua condanna sui social, era sparito, ma è stato rintracciato in zona Quarto Oggiaro.
Recentemente 'Nik0' è stato al centro di una rissa con il ferimento di una persona, avvenuta nell’Ecs dogana, una discoteca all’interno del porto di Catania tra due frange criminali, I Mazzei da una parte e i Cappello dall’altra. In quell'occasione era l’estate scorsa la procura chiese in suo arresto, ma il già glielo negò. Da allora, in mezza Italia, soprattutto al Sud, prefetture e questure hanno vietato le sue performance in piazza.
Nelle sue canzoni il cantante neomelodico racconta le difficoltà della sua vita, e parla apertamente di mafia, da profondo conoscitore di determinate dinamiche, anche se più volte ha provato a redimersi. In alcune canzoni si lascia andare a questi versi, parlando dello zio boss: «Zio Turi io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stato tu la scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore, per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis».
In un post sui social si è detto pentito però per quello che ha fatto in passato, raccontando le fasi della sua vita, la prima, quando ha sbagliato, quando ha pagato per i suoi sbagli e quando ha combattuto per costruirsi un futuro, che però in questo periodo gli viene negato «da chi non vuole che si rifaccia una vita».
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