Si sono da poco concluse le operazioni di assistenza sanitaria dei migranti arrivati a Bari a bordo della nave 'Humanity1'. Al Policlinico di Bari - comunica l’azienda sanitaria - sono stati ricoverati «quattro adulti mentre all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII sono state ricoverate due sorelle non accompagnate di 11 e 15 anni fortemente disidratate e anemiche, poi un ragazzo di 15 anni con la scabbia, un bambino di due anni con una bronchite severa, un altro della stessa età con alcune ferite e altre problematiche. Questi ultimi due sono stati ricoverati con le mamme». «Voglio ringraziare la direzione sanitaria e tutti gli operatori che si sono impegnati senza sosta in queste due giornate di assistenza umanitaria», spiega il direttore generale del Policlinico di Bari, Giovanni Migliore: «C'è stato un grande lavoro di coordinamento della centrale operativa del 118, della direzione che ha predisposto il Piano di emergenza e dei medici e operatori del pronto soccorso che hanno predisposto tutto per fronteggiare al meglio l’emergenza». «In particolare - conclude - un ringraziamento va ai medici, infermieri e operatori dell’ospedale pediatrico che da questa mattina prima in banchina e poi al pronto soccorso hanno dimostrato non solo grande professionalità, nel risolvere in alcune ore le visite dei tanti minori a bordo della nave, ma anche grande umanità garantendo calore e accoglienza ai piccoli profughi arrivati a Bari».
I racconti dei soccorritori
Storie di orrori e speranze viaggiano a bordo delle navi delle Ong da cui in un solo giorno sono sbarcati nei porti italiani circa seicento migranti che portano sulla propria pelle i segni di «torture» e «abusi sessuali», toccando terra per la prima volta dopo giorni in balia del mare e del freddo «in condizioni mediche terribili». A Bari sono arrivate 261 persone con la 'Humanity1', a Salerno altre 248 a bordo della Geo Barents di Medici senza frontiere. Provengono da 20 differenti parti del mondo, tra cui Africa e Medioriente. Il governo ha assegnato loro porti sicuri in cui approdare ma questo non ha placato le proteste delle organizzazioni che hanno soccorso i migranti al largo delle coste libiche. Lukas, il giovane portavoce dell’equipaggio della 'Humanity1', giunta nel capoluogo pugliese dopo sette giorni di navigazione «estenuante», ha voluto ricordare al governo «che assegnare porti sicuri non è un’azione gentile nei nostri confronti ma un dovere delle autorità e un diritto delle persone, perché secondo la legge le operazioni di salvataggio terminano solo quando tutti i passeggeri possono essere sbarcati al sicuro». Lukas ha aggiunto di essere «molto sorpreso che sia stato concesso di sbarcare in Italia solo per il maltempo» e ha "criticato molto la decisione» di fare attraccare la nave a Bari "perché questo ha messo a rischio la vita di molte persone: c'erano porti più vicini. Ieri - ha evidenziato - i migranti hanno affrontato il vento che soffiava a 25 nodi e la pioggia: le persone dormivano sulla plancia con onde di due-tre metri che si infrangevano su di loro».
Le violenze
Le navi delle Ong non sono l’unico mezzo con cui i migranti sono arrivati oggi in Italia. Stamattina altre 200 persone sono sbarcate complessivamente tra Reggio Calabria e Messina, da un peschereccio intercettato ieri sera. A spingerli a partire rischiando la vita sembra esserci una forte motivazione comune: fuggire da miseria e persecuzioni. A bordo della 'Humanity1' c'erano tre donne incinte, una delle quali sarebbe stata abusata più volte. A un’altra donna è stato staccato un pezzo di orecchio mentre un’altra ragazza aveva ferite sul seno. Con la Geo Barents è arrivata una giovane mamma, andata via dal Camerun per liberarsi da un matrimonio fatto di violenze e soprusi, che nel viaggio ha dovuto seppellire la sua bimba morta dopo essersi ammalata. A Bari sono arrivati anche 67 adolescenti non accompagnati, 23 bambini e tre neonati. «Molti dormono ormai con gli occhi aperti perché per mesi hanno subito costantemente violenze, giorno e notte», spiega Bianca, psicologa di bordo. Le violenze sessuali «sono state perpetrate anche nei confronti degli uomini, sia abusi di branco sia usando armi da fuoco soltanto per togliere loro la dignità». Maria, infermiera della Humanity, ricorda che «queste persone sono passate dalla Libia e hanno tutti segni di tortura: segni di coltello ovunque, bruciature di sigarette, costole rotte dalle continue percosse, lasciati per giorni senza acqua e cibo». Quando hanno saputo che sarebbero sbarcati «sono stati felici di sapere che al mondo esistono persone che possono prendersi cura di loro». Anche a Salerno sono sbarcati molti giovanissimi: 84 minori in tutto di cui 78 non accompagnati. Tra loro anche il piccolo Condè che a 10 anni ha già provato ad attraversare il deserto e poi, ritentando via mare, è stato rinchiuso nei centri di detenzione libici per tre settimane. Arrivati finalmente a destinazione, i bimbi sembrano capaci di azzerare il terrore del passato con un sorriso che sboccia anche per cose 'normalì. "Vedere un bambino che ti ringrazia di cuore per una bottiglia d’acqua - fa notare però una volontaria - penso sia la cosa più bella e allo stesso tempo peggiore del mondo, perché è il segno di qualcosa di socialmente inadeguato».