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Il Papa: "Dio illumini chi può fermare la guerra. Bambini alla fame e si spende per le armi"

Il Papa, nella benedizione "Urbi et Orbi", ha rivolto il primo pensiero all’Ucraina: «Il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l’ascolta?». Il Papa ha fatto riferimento anche alla crisi del grano. «Pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa. Ogni guerra, lo sappiamo, provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti». Il Papa ha allora lanciato un appello: «In questo giorno, imparando dal Principe della pace, impegniamoci tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace. Mentre gustiamo la gioia di ritrovarci con i nostri cari, pensiamo alle famiglie che sono più ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere».

Non c'è solo la guerra in Ucraina perché «il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale». Lo ha detto il Papa nell’Urbi et Orbi. Il Pontefice ha citato la Siria, «ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito». Poi il Libano «perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della comunità internazionale». Preoccupazione è stata espressa anche per il Sahel, lo Yemen e per «le tensioni politiche e sociali» nel continente americano, «penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo».

Il Papa auspica una riconciliazione per la Terra Santa, «dove nei mesi scorsi sono aumentate le violenze e gli scontri, con morti e feriti. Imploriamo il Signore perché là, nella terra che lo ha visto nascere, riprendano il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra Israeliani e Palestinesi», è l’appello di Papa Francesco nella tradizionale benedizione "Urbi et Orbi". Il Pontefice nel giorno di Natale prega anche affinché «Gesù Bambino sostenga le comunità cristiane che vivono in tutto il Medio Oriente, perché in ciascuno di quei Paesi si possa vivere la bellezza della convivenza fraterna tra persone appartenenti a diverse fedi».

«Vinciamo il torpore del sonno spirituale e le false immagini della festa che fanno dimenticare chi è il festeggiato. Usciamo dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali più che a contemplare l’Avvenimento: il Figlio di Dio nato per noi».

Gli auguri di Mosca

Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, ha inviato gli auguri di Natale al Papa e ai capi delle Chiese cristiane, che celebrano la ricorrenza il 25 dicembre e non il 7 gennaio come gli ortodossi che seguono il calendario giuliano. Dal Cremlino, invece, per ora non è partito alcun messaggio ai capi di Stato dei Paesi occidentali.

«I miei auguri di cuore per la luminosa festa della Natività di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo», si legge nel messaggio pubblicato dal sito del Patriarcato russo. «L'Incarnazione compiuta - l’evento più importante nella storia del mondo - ci testimonia innegabilmente dell’amore del Creatore, che trascende la comprensione». «Vi auguro gioia spirituale per l’arrivo del Salvatore e il suo aiuto generoso nel vostro ministero e pace e prosperità per il gregge che vi è stato affidato», si conclude il messaggio inviato, tra gli altri, anche al capo della Chiesa siro-ortodossa e Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, Mar Ignatius Ephraim II e al Patriarca di Antiochia dei maroniti, il cardinale Bechara Boutros Rai.

Rispondendo a una domanda della stampa, che gli chiedeva se il presidente Vlaidmir Putin avesse intenzione di inviare i suoi auguri ai leader dei Paesi occidentali, il portavoce Dmitri Peskov si è limitato a sottolineare che «non esiste una pratica protocollare in questo senso». Negli anni passati, Putin si è congratulato con i colleghi di altri Paesi nei giorni che si avvicinano alla vigilia di Capodanno, che in Russia è una festività cruciale del calendario. I russi, va ricordato, celebrano il Natale non il 25 dicembre ma il 7 gennaio, seguendo il calendario giuliano 'in ritardò rispetto a quello gregoriano.

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