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Immigrazione clandestina, 3 arresti e 40 perquisizioni in tutta Italia (anche a Catanzaro)

E’ in corso una vasta operazione della polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona, con arresti e perquisizioni, in tutta Italia, nei confronti di esponenti di una organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con proiezione transnazionale. Sono 3 le misure cautelari eseguite. Per 2 tunisini è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre per il terzo soggetto, anch’egli originario del Paese nord africano, sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Più di 40 le perquisizioni in corso a carico di altrettante persone. Contestata «l'associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l’aggravante della transnazionalità».

L’operazione della polizia, denominata «Wet Shoes», che ha portato all’arresto di 3 persone e a 40 perquisizioni in tutta Italia è scaturita dalle indagini connesse all’attentato terroristico perpetrato il 19 dicembre 2016 a Berlino dal tunisino Anis Amri. Accertamenti in corso anche sul versante finanziario.

Al centro dell’indagine chiamata «Wet shoes» della Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l’aggravante della transnazionalità, vi è anche un Caf, un Centro di Assistenza Fiscale, del maceratese ed un casolare nelle campagne della medesima provincia, che era meta abituale degli stranieri che giungevano clandestinamente in Italia. In carcere, come rilevato in precedenza, sono finiti due tunisini, mentre un terzo connazionale è finito ai domiciliari. Secondo l’accusa i tre potevano contare su una fitta rete di complicità intessuta sul territorio maceratese (in cui figurano titolari di aziende e pubblici ufficiali, con estensioni in diverse zone del territorio nazionale ed estero). I tre arrestati gestivano l’approdo clandestino sulle coste siciliane di stranieri, in prevalenza nord africani, il supporto logistico e le coperture occorrenti per ottenere la documentazione necessaria a favorire il loro trasferimento su tutta l’area Schengen.

Perquisizioni anche in provincia di Catanzaro

Dall’inchiesta è emerso che tra gli stranieri intenzionati a raggiungere lo spazio europeo, attraverso i canali messi a disposizione dalla rete criminale, vi fossero anche soggetti contigui a circuiti di combattenti impegnati in teatri di jihad.
La posizione dei tre arrestai è al vaglio anche in ordine ad eventuali movimentazioni finanziarie sospette che potrebbero essere connesse a fenomeni terroristici. Nel corso dell’operazione sono state eseguite 44 perquisizioni nei confronti di 18 indagati per vari reati e di altre 26 persone, risultate contigue a vario titolo all’organizzazione criminale e tutte attestate nelle province di Ancona, Fermo, Ferrara, Catanzaro, Modena, Macerata, Siracusa e Verona.
L’indagine costituisce uno sviluppo investigativo dell’attività condotta dalla Digos della Questura di Roma, coordinata dalla Procura Capitolina, all’indomani del tragico attentato terroristico perpetrato il 19 dicembre 2016 a Berlino dal terrorista tunisino Anis Amri, alla luce del pregresso soggiorno all’interno dei confini nazionali italiani, dove aveva fatto ingresso clandestino, proveniente via mare dalla Tunisia, attestandosi infine in Germania grazie al possesso di falsi documenti di identità italiani. Le investigazione consentirono, allora, di ricostruire la rete relazionale italiana dell’attentatore, con particolare riguardo al periodo di soggiorno tra la Capitale e Latina, risalente alle fasi immediatamente precedenti il suo trasferimento in Germania, tali da attestare profili di contiguità con l’organizzazione terroristica denominata «Isis».

L'operazione Mosaico del 2018

L’attività di indagine si concluse con l’operazione «Mosaico» del 29 marzo 2018, che portò all’arresto di 5 tunisini, uno dei quali arrestato a Roma e condannato in via definitiva per il reato di auto-addestramento con finalità di terrorismo, nonchè a carico di un contesto associativo dedito alla falsificazione documentale nelle città di Napoli e Caserta. Le ricadute investigative dell’operazione «Mosaico» hanno messo in luce il pieno coinvolgimento altri soggetti, da cui l’indagine denominata «Mosaico II"», condotta dalla Digos della Questura di Roma e coordinata dalla procura di Napoli, culminata il 15 maggio 2020 nell’arresto di 10 persone, italiani e stranieri in Campania, e la successiva operazione «Mosaico III», del 23 giugno 2022, conclusasi con l’esecuzione di altre 3 misure cautelari ed un mandato d’arresto europeo nei confronti di uno straniero in Olanda.

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