Proseguono le indagini sulla rete di persone che avrebbero tenuti i contatti con il boss Matteo Messina Denaro, nell’arco della sua trentennale latitanza finita il 16 gennaio scorso. Ieri i carabinieri del Ros hanno perquisito la casa di Maria Mesi, in via Milwaukee ad Apsra (frazione di Bagheria, alle porte di Palermo). Mesi, indagata per favoreggiamento insieme al fratello, è un nome noto a investigatori e inquirenti.
Entrambi sono stati stati condannati per favoreggiamento a Messina Denaro, ma per Maria - la "vedova bianca" - cadde l’aggravante per via del rapporto sentimentale intrattenuto col boss castelvetranese. Mai sposata e periodicamente sotto indagine, Maria Mesi infatti è (stata) la storica amante del boss che in quel appartamento si incontrava con la donna. E forse, è il sospetto di chi indaga, i contatti nel tempo si sono protratti. C'era stato anche - nel 1997 - un blitz, fallito all’ultimo minuto perchè il boss non si presentò all’appuntamento. Il Ros ha perquisito anche la torrefazione gestita da Maria Mesi e dal fratello Francesco. Gli investigatori del Ros - coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido - stanno rivedendo, anche ritroso, tutti gli elementi raccolti nel tempo e alla luce di quelli raccolti dopo l’arresto. C'è massimo riserbo sulle indagini ma, da quanto si apprende, si starebbe anche verificando se i contatti tra Messina Denaro e la sua ex amante siano continuati, se siano ripresi e quando. Sembra che non si siano comunque mai interrotti quelli con la famiglia Messina Denaro.
Chi è Maria Mesi
Maria Mesi è nata nel 1965. Nei pizzini che Messina Denaro le scriveva compariva un nome in codice: Tecla. Lei si firmava invece Mary o Mariella. La relazione con il boss risale agli anni Novanta. Maria Mesi ha lavorato per tanto tempo Sud Pesca, impresa di conservazione del pesce, di proprietà del fratello di Filippo Guttadauro, Carlo. Il fratello Francesco, invece, e la terza sorella Paola, erano alle dipendenze dell’ingegner Michele Aiello, già condannato a 16 anni per mafia.
L’imprenditore, sospettato di aver investito i soldi del boss Bernardo Provenzano nella sua clinica di Bagheria, fu coinvolto nell’inchiesta sulle cosiddette talpe alla Dda, vale a dire quella sulla rete di insospettabili, tra cui anche esponenti delle forze dell’ordine. L’inizio della relazione con il boss è datata 1994. Lei gli avrebbe regalato profumi e polo. Il loro luogo di ritrovo era un appartamento alla periferia di Palermo regalato dai fratelli Graviano. Ma i due avevano avrebbero potuto contare anche su una villetta vicino Bagheria. I due sono andati anche in vacanza insieme in Grecia nel giugno 1994. All’epoca Messina Denaro si faceva chiamare Matteo Cracolici. Un’altra vacanza risale all’agosto 1995 in un residence a San Vito Lo Capo. La corrispondenza rivela i termini della relazione tra i due: "Ho voglia di darti tantissimi baci, mi manchi un mondo", gli scriveva lei. E ancora: "Avrei voluto conoscerti fin da piccola e crescere con te. Sicuramente te ne avrei combinate di tutti i colori perché da bambina ero un maschiaccio". In altre corrispondenze Maria accettava che la latitanza del boss impediva il coronamento del suo sogno d’amore: "Ho pensato molto al motivo per cui non vuoi che viva con te. Credo di averlo finalmente capito. Capisco, ma non sono d’accordo. Ma siccome ti rispetto tantissimo, di conseguenza rispetto le tue scelte. Ti amo e ti amerò per tutta la vita. Tua per sempre, Mari".
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