Lunedì 25 Novembre 2024

Il mistero di Banksy, coscienza e rigenerazione: ogni blitz diventa un evento

 
 
 
L’opera di Banksy
L’opera di Banksy
L’opera prima che fosse distrutta

Non autorizza le sue mostre. Ma non le vieta. Non si svela, e tuttavia appare: di sghimbescio, fuori fuoco, appena. Una personalità – ormai un artista planetario – avvolta da un alone di mistero. Che alimenta. Ogni blitz, ogni opera, è un evento. Pare che gli amici lo chiamino Rob, diminutivo di Robin. Il cognome sarebbe Gunningham. È nato a Bristol, in Inghilterra, nel luglio del 1974. Campo d’azione: la “guerrilla art”. Ovvero autori anonimi lasciano “tracce” senza mai svelare la propria identità. Si agisce su spazi pubblici urbani, spesso degradati, e si fissano “opere di riflessione” sulle tematiche della contemporaneità. La società occidentale con tutte le sue assurdità e paradossi è il bersaglio preferito di Banksy, che facendo ricorso a una serie di soggetti ripetuti ne svela le paure e gli errori. Scimmie, ratti, gatti, bambini, poliziotti, carrarmati, soldati, fiori, sono tra gli elementi preferiti da ritrarre nelle situazioni più diverse. Alcune opere dello street artist inglese sono diventate delle vere e proprie icone entrando nell’immaginario popolare collettivo nei cinque continenti. La tecnica dello “stencil” gli permette di creare raffigurazioni quasi in serie, vista la possibilità di riprodurre lo stesso soggetto in contesti e con significati differenti. Con un linguaggio pop che si avvicina a quello della pubblicità, l’arte di Banksy è comprensibile a tutti e attraverso ironia, poesia, ribaltamento del significato, l’artista inglese affronta e mette davanti agli occhi di tutti temi globale rilevanza, quando non straziante, come la guerra, l’inquinamento, le conseguenze del consumismo e la povertà. La cultura di massa della società capitalista con le sue derive è la fonte da cui attinge l’arte di Banksy. Cause ed effetti non hanno segreti per l’artista inglese, che sfrutta codici comunicativi immediatamente percepibili. Il risultato – spesso “pugni nello stomaco” o, se preferite, “ schiaffi alle coscienze” – è dato da opere che riescono a sensibilizzare chi le guarda. Ma c’è anche e soprattutto un aspetto urbanistico, quintessenza della street art, promuovere una coesione maggiore nel tessuto delle città. Insomma, “rigenerazione”.

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