Da Pietrostefani a Petrella, i dieci ex terroristi per i quali la Francia nega l'estradizione
Ecco i 10 ex terroristi rossi per i quali l’Italia chiedeva l’estradizione, negata ormai in modo definitivo dalla Francia. GIORGIO PIETROSTEFANI Tra i fondatori di Lotta Continua, è stato condannato in via definitiva come mandante dell’omicidio del commissario di Polizia Luigi Calabresi. Fuggì in Francia alla vigilia del verdetto e si è sempre professato innocente. Da tempo malato per le conseguenze di un trapianto, è spesso in ospedale e le sue condizioni di salute non gli hanno consentito di essere presente alle udienze che lo riguardavano. ROBERTA CAPPELLI Impegnata in Francia come insegnante di sostegno per i bambini disabili, ha 67 anni ed è un ex Br. In Italia è stata condannata all’ergastolo per gli omicidi del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi , dell’agente di polizia Michele Granato e del vice questore Sebastiano Vinci . MARINA PETRELLA Ha anche lei un passato brigatista e una condanna per l’omicidio del generale Galvaligi, oltre che per il sequestro del giudice Giovanni D’Urso e dell’assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo. Ha 68 anni e lavora in Francia per un’associazione che si occupa di problemi legati agli anziani. Ha due figlie e nel 2008 l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy fermò la sua estradizione in Italia per "ragioni umanitarie": in quel periodo era ricoverata in gravi condizioni fisiche. ENZO CALVITTI Psicoterapeuta in pensione, ha 68 anni. Anche lui ha militato nelle Br. In Italia è stato condannato in contumacia a 18 anni di carcere per associazione a scopi terroristici e banda armata. NARCISO MANENTI Arredatore e gestore di una società di comunicazione, ha 65 anni. E’ sposato dal 1985 con una francese dalla quale ha avuto 3 figli ed è oggi nonno. Ex membro dei 'Nuclei armati per il contropotere territorialè, fu condannato nel 1983 all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri ucciso davanti al figlio 14enne in uno studio medico doveva aveva fatto irruzione per sequestrare un medico che lavorava presso il carcere di Bergamo. MAURIZIO DI MARZIO il suo nome è legato all’attentato al dirigente dell’ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981. E, soprattutto, al tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone il giorno dell’Epifania del 1982. Ha 61 anni ed è a Parigi da molti anni; ha gestito un noto ristorante, il 'Baraondà. GIOVANNI ALIMONTI Come Di Marzio è stato condannato per il tentato sequestro di Simone e come lui faceva parte della colonna romana delle Brigate Rosse. Ha lavorato come cameriere in un ristorante di Parigi e ha fatto anche il traduttore. Padre di due figlie e nonno, ha 67 anni. SERGIO TORNAGHI E’ stato militante della colonna milanese Walter Alasia e su di lui pesa una condanna all’ergastolo per l'omicidio di Renato Briano, direttore generale della 'Ercole Marellì. Ha 65 anni RAFFAELE VENTURA, ex delle Formazioni Comuniste Combattenti, è stato condannato a 20 anni di carcere per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano. Ha 72 anni. LUIGI BERGAMIN, 73 anni, ex militante dei Pac, a suo carico ha una condanna a 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti.