«Abbiamo sentito il rumore dell’auto che ci passava accanto, poi gli spari e ci siamo dispersi. Quando siamo tornati indietro abbiamo visto Alessandro steso in terra nel sangue», dopo essere stato investito dalla macchina. Questo il racconto di uno dei giovani italiani che faceva parte del gruppo dei turisti coinvolti nell’attentato di ieri sera a Tel Aviv - perpetrato da un arabo israeliano - che ha ucciso Alessandro Parini. «Eravamo appena arrivati in città e - ha continuato - stavamo andando a raggiungere l’altra metà della comitiva in un ristorante di Giaffa». Ci sono anche due feriti connazionali, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg1. "Stiamo accertando i loro nomi, non sarebbero feriti gravi", ha precisato il ministro. "È con il cuore a pezzi che condividiamo il messaggio del ministro Tajani, il quale ha confermato che la persona uccisa nell'attacco terroristico a Tel Aviv è un cittadino italiano. Porgiamo le nostre più sincere condoglianze alla famiglia della vittima". Lo scrive su Twitter l'ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, postando a sua volta il tweet di Tajani.
Parini era arrivato a Tel Aviv la mattina di venerdì 7 aprile, per una breve vacanza fra amici. Sul lungomare della città israeliana ha trovato la morte che si è materializzata in un’auto lanciata a tutta velocità contro i passanti. Se ne è andato così l’avvocato romano 35enne. Il suo curriculum, pubblicato sul sito dello studio legale per il quale lavorava, parla di un ragazzo e uno studente esemplare che si stava distinguendo nella sua professione.
I vicini: ragazzo d'oro
«Era educato e riservato. Viaggiava tanto e viveva da solo. L’avevo visto prima di partire. Era felice, certamente come chiunque a prima di un viaggio». Così un vicino di casa parla di Alessandro Parini, il ragazzo morto nell’antenato di ieri a Tel Aviv. «Era un bravo ragazzo. Una persona meravigliosa ma in questo momento ogni parola sarebbe superflua», ha aggiunto.
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