Papa Francesco: "Sia pace in Ucraina e arrivi luce sulla Russia, preoccupato per Terra Santa"
Affrettiamoci «a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le Nazioni. Lasciamoci sorprendere dal lieto annuncio della Pasqua, dalla luce che illumina le tenebre e le oscurità in cui troppe volte il mondo si trova avvolto». Così Papa Francesco nel messaggio che introduce la benedizione Urbi et Orbi. «Affrettiamoci a superare i conflitti e le divisioni e ad aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternità. Gioiamo per i segni concreti di speranza che ci giungono da tanti Paesi, a partire da quelli che offrono assistenza e accoglienza a quanti fuggono dalla guerra e dalla povertà», ha sottolineato il Pontefice. Lungo il cammino ci sono però ancora tante pietre di inciampo, che rendono arduo e affannoso il nostro affrettarci verso il Risorto. A Lui rivolgiamo la nostra supplica: aiutaci a correre incontro a Te! Aiutaci ad aprire i nostri cuori!», ha continuato Francesco che ha ricordato che Pasqua significa «passaggio», «perchè in Gesù si è compiuto il passaggio decisivo dell’umanità: quello dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione. In Lui, Signore del tempo e della storia, vorrei dire a tutti, con la gioia nel cuore: buona Pasqua! A tutti». «Sia per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, in particolare per gli ammalati e per i poveri, per gli anziani e per chi sta attraversando momenti di prova e di fatica, un passaggio dalla tribolazione alla consolazione. Non siamo soli: Gesù, il Vivente, è con noi per sempre. Gioiscano la Chiesa e il mondo, perché oggi le nostre speranze non si infrangono più contro il muro della morte, ma il Signore ci ha aperto un ponte verso la vita», ha aggiunto. «Sì, fratelli e sorelle, a Pasqua la sorte del mondo è cambiata e quest’oggi, che coincide pure con la data più probabile della risurrezione di Cristo, possiamo rallegrarci di celebrare, per pura grazia, il giorno più importante e bello della storia».
Le guerre nel mondo
«In questo giorno ti affidiamo, Signore, la città di Gerusalemme, prima testimone della tua risurrezione. Manifesto viva preoccupazione per gli attacchi di questi ultimi giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per riprendere il dialogo tra Israeliani e Palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e in tutta la regione». Lo ha detto il Papa nella benedizione Urbi et Orbi. Il Papa, nel messaggio Urbi et Orbi, ha attraversato tutti i Paesi del pianeta che in questo momento soffrono guerre, povertà, devastazioni. Francesco lancia dunque un appello a tutta la comunità internazionale «perché si adoperi a porre fine a questa guerra - ha detto riferendosi all’Ucraina - e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo, a partire dalla Siria, che attende ancora la pace. Sostieni quanti sono stati colpiti dal violento terremoto in Turchia e nella stessa Siria. Preghiamo per quanti hanno perso familiari e amici e sono rimasti senza casa: possano ricevere conforto da Dio e aiuto dalla famiglia delle nazioni», ha aggiunto il Papa. Francesco lancia dunque un appello a tutta la comunità internazionale «perché si adoperi a porre fine a questa guerra - ha detto riferendosi all’Ucraina - e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo, a partire dalla Siria, che attende ancora la pace. Sostieni quanti sono stati colpiti dal violento terremoto in Turchia e nella stessa Siria. Preghiamo per quanti hanno perso familiari e amici e sono rimasti senza casa: possano ricevere conforto da Dio e aiuto dalla famiglia delle nazioni», ha aggiunto il Papa. Poi il Pontefice ha citato il Libano «ancora in cerca di stabilità e unità», e la Tunisia con un pensiero ai «giovani e a coloro che soffrono a causa dei problemi sociali ed economici». «Volgi il tuo sguardo ad Haiti, che sta soffrendo da diversi anni una grave crisi socio-politica e umanitaria», ha proseguito il Papa. «Consolida i processi di pace e riconciliazione intrapresi in Etiopia e in Sud Sudan, e fà che cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo».