Uno dei reni donati da Barbara Capovani, la psichiatra aggredita e uccisa da un suo ex paziente, ha salvato la vita a un bambino, a un piccolo paziente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma. La notizia appresa in ambienti sanitari è stata pubblicata stamani dal Quotidiano Nazionale. Anche il fegato della dottoressa è stato utilizzato per un trapianto salva vita, in questo a Milano.
Cuore, polmoni e un altro rene sono stati invece inviati a Siena per il consolidato circuito dei trapianti. Secondo quanto appreso da ambienti, sanitari, infatti, il beneficiario della donazione, pur mantenendo assolutamente coperta dalla privacy la sua identità, è stato un bambino che da tempo attendeva un organo compatibile, senza riuscire a riceverlo. Il sacrificio della psichiatra pisana seguito dalla scelta generosissima di donare i suoi organi ha permesso ad altri individui di iniziare una vita nuova.
Ma le vite salvate da Barbara, oltre a quelle esistenze strappate al buio della malattia mentale nei suoi tanti anni di carriera al servizio dei più fragili e, spesso, dei più emarginati, attraverso l’espianto dei suoi organi sono almeno due. Il suo fegato, infatti, è volato a Milano per un trapianto d’urgenza. Un altro intervento salvavita, che ha seguito l’iter delle procedure d’urgenza proprio per strappare a morte certa il ricevente.
Oggi in carcere si svolgerà l’interrogatorio di garanzia di Gianluca Paul Seung che quasi certamente si avvarrà della facoltà di non rispondere. I funerali della dottoressa si svolgeranno quasi certamente domenica con una cerimonia all’università La Sapienza di Pisa. Il compagno della psichiatra, Michele Bellandi, ha promesso che "proseguirà la sua battaglia per modificare un impianto legislativo ormai inadeguato per garantire maggiore sicurezza agli operatori della psichiatria sociale».
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