"Fondata sul lavoro": al via la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil per il Primo Maggio che quest’anno si tiene a Potenza, dedicata ai 75 anni della Costituzione. Accompagnata dallo slogan che parte proprio dal primo articolo: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». I sindacati rendono così omaggio alla Carta costituzionale, rilanciando l’attualità dei suoi principi e valori. «Nella Costituzione - sottolineano Cgil, Cisl e Uil - il lavoro viene riconosciuto come il primo principio fondamentale della Repubblica italiana, un diritto personale e un dovere sociale che deve essere garantito e valorizzato" La città di Potenza ospita dunque la tradizionale manifestazione delle tre confederazioni, in programma a partire dalle 10 in piazza Mario Pagano. Sul palco, dopo gli interventi delle lavoratrici, dei lavoratori e di una pensionata, prenderanno la parola, poco dopo mezzogiorno, i tre segretari generali, nell’ordine: Pierpaolo Bombardieri, Luigi Sbarra e Maurizio Landini. Potenza è stata scelta, spiegano i sindacati, «come città simbolo della difficile situazione del meridione, ma anche come luogo dal quale partire per una nuova stagione di rilancio e crescita del Sud». Dopo la manifestazione, nel pomeriggio a Roma si terrà il tradizionale concertone in piazza San Giovanni, promosso dai sindacati: nove ore di musica dal vivo e circa cinquanta artisti.
Landini: «Chiamati ieri a Palazzo Chigi dopo 4 mesi»
«Oggi è la festa del lavoro, non del governo» dice il leader della Cgil, Maurizio Landini, dalla piazza di Potenza per la celebrazione del Primo maggio. «Il governo - ha detto - deve pensare al lavoro tutti i giorni dell’anno, non solo il Primo maggio. Doveva convocare il Cdm proprio oggi?». Tornando sull’incontro di domenica sera a Palazzo Chigi, il numero uno della Cgil ribadisce che «il metodo non può essere quello di essere chiamati, dopo quattro mesi, la domenica sera quando hanno già deciso». «Ho trovato non troppo rispettoso decidere di fare un Consiglio dei ministri il primo maggio. Pensare al lavoro, ai lavoratori, vuole dire mettere al centro il lavoro non un giorno all’anno, ma tutti i giorni».
Sbarra: «Ripartire dal lavoro e riprendere il dialogo»
«Bisogna ripartire dalla centralità del lavoro. Il filo del dialogo con il governo nelle ultime settimane è caduto, con troppi provvedimenti approvati senza coinvolgere le parti sociali. Quel filo deve essere ripreso e rafforzato. Reso stabile e affidabile». Così il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, dalla manifestazione del Primo Maggio. «La qualità e la stabilità del lavoro siano l’assillo costante delle istituzioni, come ha detto il capo dello Stato», aggiunge.
I vescovi italiani: «Dare prospettive ai giovani»
Nel messaggio per la festa del Primo Maggio, i vescovi italiani chiedono che sia dato lavoro e prospettive ai giovani da parte delle istituzioni e della società. «I dati sull'occupazione in Italia mettono in luce un fatto assai preoccupante: circa un quarto della popolazione giovanile del nostro Paese non trova lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno», scrive la Cei, «Il quadro ci deve interrogare su quanto la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani. Essi pagano anche il conto di un modello culturale che non promuove a sufficienza la formazione, fatica ad accompagnarli nei passi decisivi della vita e non riesce a offrire motivi di speranza».
«Conosciamo molto bene l’impatto sulla vita ordinaria di tale situazione: vengono rimandate le scelte di vita e si rimuove dall’orizzonte futuro la generazione di figli», prosegue il messaggio, «La crisi demografica in corso nel nostro Paese aggrava la situazione. I giovani diventano sempre più marginali. Le giovani donne conoscono un ulteriore peggioramento delle opportunità lavorative e sociali». «Un’attenzione particolare merita la situazione di precarietà lavorativa che vivono molti giovani: dove scarseggia la domanda di lavoro i giovani sono sottopagati, vedono frustrate le loro capacità e competenze e perciò interpellano la coscienza dei credenti in tutti gli ambiti lavorativi e professionali», aggiunge il decumento, «Desta preoccupazione anche il tasso dei giovani che non studiano nè lavorano, quelli che finiscono nelle reti della criminalità, del gioco d’azzardo, del lavoro nero e sfruttato, del mondo della droga e dell’alcolismo».
Per porre rimedio a «questa crisi epocale» dicono ancora i vescovi italiani «sollecitiamo la politica nazionale e territoriale a favorire l’occupazione giovanile e facciamo sì che il rapporto scuola-lavoro, garantito nella sua sicurezza, aiuti a frenare l’esodo e lo spopolamento, soprattutto nei territori con maggiore tasso di disoccupazione». «Desideriamo un’economia custode delle culture e delle tradizioni dei popoli, di tutte le specie viventi e delle risorse naturali della Terra, un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le diseguaglianze».
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