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Alessandro Impagnatiello mandava sms a Giulia Tramontato dopo averla uccisa

Giulia Tramontato, la 29enne incinta di sette mesi, è stata uccisa tra le «19 e le 20.30» di sabato 27 maggio. Ne sono convinti gli inquirenti milanesi che la notte scorsa hanno fermato per omicidio pluriaggravato il compagno reo confesso Alessandro Impagnatiello. «C'è stato un tentativo di sviamento quando l’indagato manda messaggi all’amica della compagna dal telefono quando la vittima era già certamente morta», ha dichiarato la pm Alessia Menegazzo, che coordina le indagini dei carabinieri. Giulia - come documentato da una telecamera di sorveglianza che punta sulla via in cui abitava - era ancora viva alle 19.05.

Impagnatiello cercava sul web "come disfarsi di un cadavere"

Cinque minuti prima che Giulia Tramontano entrasse in casa, Alessandro Impagnatiello ha cercato su Internet «come disfarsi di un cadavere in una vasca da bagno" e «come ripulire macchie di bruciato». E’ quanto emerge da fonti investigative in relazione all’omicidio della donna incinta di sette mesi a Senago (Milano). L’uomo ha premeditato la morte della compagna e dopo l'omicidio ha tentato di distruggere il cadavere in due momenti diversi: prima, in casa, cospargendola di alcol, poi nel box con benzina.

I carabinieri: "L'assassino di Giulia individuato in 72 ore"

«Abbiamo di fronte un assassino che ha ucciso la persona che diceva di amare e che portava in grembo il figlio che stava per nascere. Un figlio che la legge non riconosceva ancora come tale, quindi l’omicidio è della donna, ma in realtà è un feto che a pochi giorni dalla nascita forse con un parto cesareo sarebbe potuto anche nascere». A parlare è il comandante provinciale dei carabinieri Iacopo Mannucci Benincasa nel corso della conferenza stampa in procura a Milano per la soluzione dell’omicidio di Giulia Tramontano e l’arresto del suo compagno Alessandro Impagnatiello. «L'uomo - ha aggiunto - non solo non ha esitato a uccidere ma si è accanito. Un assassino che è stato individuato in 72 ore nonostante i suoi tanti tentativi di depistaggio».

Il fidanzato di Giulia tentò di entrare in casa dell'amante

Alessandro Impagnatiello si sarebbe presentato, dopo aver ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi, nella sua abitazione a Senago, sotto casa dell’amante, a Milano, verso le due di domenica scorsa, insistendo per poter entrare, ma lei non l’avrebbe fatto salire. E' quanto è emerso nelle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo e coordinate dal pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunto Letizia Mannella. In quel momento il corpo della 29enne sarebbe stato ancora in casa, anche se, come è stato riferito dagli inquirenti, lui aveva già provato a bruciarlo con alcol nella vasca da bagno. Il corpo della donna, dunque, sarebbe rimasto in casa per alcune ore (l'omicidio è avvenuto tra le 19 e le 20.30). Impagnatiello la notte scorsa è «crollato ammettendo l'omicidio», quando, oltre a delle tracce di sangue nell’auto, sono state trovate dai carabinieri anche tracce biologiche sulle scale del condominio vicino all’appartamento. Il secondo tentativo di bruciare il cadavere con della benzina l’uomo l'avrebbe portato avanti, senza riuscirci, in un box di sua proprietà non lontano da casa.

Una versione su alcuni punti che è tutta da verificare

Inquirenti e investigatori hanno chiarito che Impagnatiello ha sì confessato l’omicidio, ma ha fornito nell’interrogatorio una versione su alcuni punti che è tutta da verificare, perché «qualcosa non torna». Da qui le indagini anche su presunti complici. Tra l’altro, avrebbe detto che l’arma con cui ha ucciso, un coltello da cucina che era in casa, l’avrebbe inizialmente avuta in mano la donna per gesti autolesionisti. Sulla base delle «stringhe di ricerca» sul suo computer, poi, ricerche effettuate poco prima delle 19 di sabato (le telecamere inquadrano Giulia verso le 19.05, quando torna a casa dopo l'incontro con l’altra donna), gli inquirenti hanno ipotizzato che l’uomo quella sera la stesse «aspettando a casa» per ucciderla. Da qui la premeditazione contestata. Ricerche on line che hanno consentito anche di «datare la morte e ricostruire le modalità studiate, pensate, organizzate dell’omicidio e dell’occultamento del corpo». Riguardo al tentativo di entrare in casa dell’altra donna, quest’ultima, a quanto si è saputo, sarebbe riuscita a farlo desistere parlandogli dalla finestra. Lui, tra l’altro, nella prima versione dopo la denuncia di scomparsa aveva riferito che quella notte, invece, sarebbe stato in un luogo (ha fornito un indirizzo inesistente) a comprare marijuana da fumare. I pm inoltreranno a breve la richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere e il 30enne dovrebbe essere interrogato domani dal gip Angela Minerva.

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