A 10 anni, bambina timida e chiusa, ha preso in mano il suo primo diario. Ha iniziato a scrivere, ad affidare i suoi pensieri alla pagina bianca senza fermarsi più, "per capire quello che potevo essere".
Trenta anni dopo, Elisa quei diari che continuano a riempire bauli interi ha deciso di condividerli, di trasformali in musica ("del resto sia la scrittura che la musica hanno una dimensione assoluta e infinita") nel suo nuovo album dal titolo Diari aperti, in uscita oggi.
Ed è «Tutta un’altra storia», come recita il titolo della prima canzone del disco. Tutta un’altra storia, a partire dalla casa discografica, che dopo 22 anni non è più la Sugar, ma la Universal ("ci ho pensato tanto, non volevo fosse una fine brusca: volevo provare a vedere come poteva essere in una major, è come passare dalla cittadina che conosci da sempre alla metropoli"). Ed è tutta un’altra storia, perché «è il disco più senza filtri che ho mai fatto, il mio più intimo e intimistico, autobiografico, una sorta di dialogo prima di tutto con me stessa. Il soggetto ero io, senza metafore», racconta lei, via chiamata video, dalla stanza della sua casa di
Monfalcone, «quella degli ospiti», dove ha scritto l’album, stavolta tutto in italiano.
"Una necessità, ma anche una castrazione lasciar da parte tutti i brani scritti in inglese. E' stato bello e gratificante, ma non è stato un lavoro leggero", tiene a sottolineare la cantautrice che si è fatta affiancare anche da alcuni giovani autori già affermati come Davide Petrella, Cheope e Federica Abbate.
"Mi piaceva confrontarmi con la realtà contemporanea, e una volta che avevo deciso di aprire i miei diari a chi ascoltava, ho capito che potevo aprirmi anche io ad altre collaborazioni".
L'album, spiega ancora Elisa, «è nato come reazione a quello che sentivo in giro: avevo bisogno di fare un lavoro spoglio, in risposta alle tante sovrastrutture in cui non sempre trovo un’anima. Sono viaggi sensoriali meravigliosi, ma non riesco a capire se dietro c'è altro, se non l'obiettivo di raggiungere il successo. E quindi tutto è partito dalle parole, dai testi, scavando nel vecchio compito della musica che è quello di buttare fuori quello che abbiamo dentro. Il risultato è un album meno musicale del solito».
Un concept album? «In qualche modo sì, è il racconto di come sono. Dentro c'è il mio passato, i racconti della mia infanzia, la mia famiglia, e anche il mio slancio e il mio stupore per tutto quello che mi circonda: sono un'entusiasta, ma a volte devo contenermi per non essere considerata una pazza. C'è un verso che forse mi rappresenta più degli altri: "Non voglio vivere tutte le vite". Non possiamo mostrare solo la facciata da supereroi, ma anche quella più fragile. Io credo molto nella fragilità che può essere fonte di empatia».
Tra i brani dell'album, ce ne è uno che ad Elisa sta particolarmente a cuore: Promettimi, dedicata al suo secondogenito Sebastian, che è stato scelto per la campagna "Fino all'ultimo bambino" di Save The Children, di cui Elisa è diventata Ambasciatrice nell'anno del centenario dell'associazione.
In primavera, Elisa porterà i suoi Diari Aperti nei teatri.
Il via da Firenze il 18 marzo, poi in tour fino al 14 maggio.
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