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"Lelè il mafioso.it": è un successo la prima al Vittorio Emanuele di Messina

Nel 2050 in Sicilia tutti pagano il bollo, l’assicurazione, le tasse. Gli uomini hanno cominciato a scegliere il bene e pure la mafia s’è trasformata in un brand noto in tutto il mondo che, però, si occupa di alberghi, abbigliamento, food, porta avanti affari assolutamente legali sul web e si muove tra dirette social e innovative campagne promozionali. Ma all’inferno c’è qualcuno che ha nostalgia del passato e cerca in tutti i modi di ristabilire le vecchie regole del malaffare.

Il sipario si apre su questo scenario, “Lelè il mafioso.it” spettacolo musicale che ha debuttato venerdì sera in un teatro Vittorio Emanuele gremito, prende le mosse dal surreale battibeccare di Sua eccellenza, il signore dell’inferno, e don Vito, capo dei capi ormai a riposo, che fatica a convincersi a tornare sulla terra per sistemare le cose.

È un progetto molto ambizioso e coraggioso quello messo in piedi dal produttore Paolo Picciolo, messinese, chimico di professione, che ad un certo punto della sua vita ha sentito il bisogno di mettere su carta – Picciolo è pure l’autore della sceneggiatura e dei brani in dialetto – la storia di un capomafia e del figlio omosessuale Lelè, per imbastire una commedia musicale tutta made in Sicily, sognando in grande.

Sul palco del Vittorio Emanuele un affiatato gruppo di bravi attori, guidati con intelligenza dal catanese Nicola Alberto Orofino (assistente alla regia Gabriella Caltabiano), fatica però a sostenere i ritmi dell’impresa. Personaggi bizzarri sulla scena: a cominciare da Don Vito, nell’interpretazione carica di sfumature, divertente e divertita di Francesco Foti, un mafioso che torna sulla terra per ricondurre il figlio sulla strada di “Cosa nostra”, ma finisce per mettere da parte ogni pregiudizio e ritrovare, in un intenso abbraccio, il giovane ed estroverso Lelè, l’attore di origine egiziane e palermitane Mirko Darar, su rossi e traballanti tacchi a spillo rossi, in ricordo del “sangue calpestato”.

Buona la prova di un cast capace di colorare di mille sfumature i personaggi: Cosimo Coltraro nel doppio ruolo di “Sua eccellenza” e di “Alfa”, esilarante tuttofare dell’azienda di Lelè, la fidata domestica Nunzia divenuta esperta di programmi di cucina (l’ottima Carmela Buffa Calleo), Don Ciccio (Luca Fiorino), che abbandona le armi per diventare un brillante creativo, e ancora Turi (Tino Calabrò), che invece non accetta la conversione al bene, mentre Mary (Lucia Portale) è una fidata segretaria, l’avvocato Pennisi (Francesco Bernava, anche convincente interprete di un maggiordomo russo) è il legale rappresentante della famiglia mafiosa ancora attiva.

Tra incontri, scontri e colpi di scena lo spettacolo raggiunge il sospirato lieto fine, ma forse avrebbe potuto indagare meglio alcuni dei temi “forti” messi in campo, come l’omosessualità e il rapporto padri-figli.

Ad accompagnare la narrazione le musiche dal vivo, composte da Maria Fausta Rizzo, Claudio Palana, Giovanni Puliafito, Alessandro Borioni, direzione musicale di Francesco Pisano, anche alle tastiere insieme a Matteo Brancato, e poi Alessandro Blanco alla chitarra, Giovanni Alibrandi al violino, Stefano Sgrò alla batteria, Francesco Garufi al basso, Gianluca Sturniolo sassofono, Loris Cardullo, tromba, Giuseppe Russo fisarmonica.

Una prima parte più lenta nel ritmo e talvolta slegata tra musica, parole e danza, anche a causa di una drammaturgia appesantita qui e là da luoghi comuni e cliché, lascia il posto ad una seconda più frizzante, salutata da tanti applausi. Ai 25 bambini del coro Bianco Suono del centro Progetto suono diretto da Agnese Carrubba, anche vocal coach, il compito di affiancare i protagonisti in alcuni frangenti della vicenda, ritmo e brio nelle coreografie di Carlotta Bolognese, assistente Giorgia Di Giovanni, danzatori solisti Giovanni Bertuccio, Christian Corsi, Chiara Irrera, Emanuela Foti, Alice Rella, Daniele Sciarrone, Danilo Smedile, ensemble composto da Alessandra Caliri, Giovanna D’Arrigo, Roberta De Gregorio, Alessia Gugliandolo, Sarah Maisano, Aurora Pascale e poi i piccoli danzatori Emma Vittorio, Martina Emanuele, Emily Liprino, Angela Notaro, Simona Parisi. A curare le luci Renzo Di Chio, retroproiezioni di Fabio Franchi, costumi di Rosy Bellomia, arredi scenici e attrezzeria di Cristina Ipsaro Passione e Riccardo De Leo.

Parte dell’incasso di “Lelè il mafioso.it”, che ha inaugurato la sezione Talent del Vittorio Emanuele, sarà devoluta all’Associazione italiana per la ricerca sul cancro.

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