A teatro, per riflettere sul nostro tempo attraverso una chiave di lettura mediata dalla parola drammaturgica e osservarsi grazie ad uno specchio che mostra tutte le sfaccettature del reale. Molti debutti nel 2018 appena concluso, alcuni – produzioni all’interno delle quali figurano artisti siciliani e calabresi – torneranno sulla scena anche in questo nuovo anno, tra riscritture di classici e nuova drammaturgia, per un affresco di umanità possibile, che attraversa le luce e le ombre dei nostri tempi.
Solo tre attori, a vestire e svestire la meravigliosa armatura shakespeariana del Riccardo III, per il nuovo spettacolo di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, “Riccardo3. L’avversario” liberamente ispirato al “Riccardo III” di William Shakespeare, nell’adattamento del drammaturgo Francesco Niccolini portato in scena dagli artisti palermitani – anche registi – insieme all’attore messinese Giovanni Moschella, una produzione Arca Azzurra Produzioni, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, in collaborazione con Le Tre Corde/Compagnia Vetrano Randisi, s’inserisce nel progetto “Suspir. Shakespeare drammaturgo infinito”.
“Riccardo3”, dopo il debutto a fine ottobre, sarà ancora in scena il 22 gennaio a Monfalcone e poi Bari, Russi, Saronno. Riccardo, nell’interpretazione intensa e struggente di Enzo Vetrano, è oggi demone recluso e indomito, sottratto al medioevo inglese per abitare un presente fatto di fobie e violenza. In uno spazio algido, dal colore bianco e verde acido, forse un ospedale psichiatrico, forse un manicomio criminale, si snodano gli ingranaggi torbidi che animano la mente e il cuore di un assassino, Riccardo, che prova ad affrontare gli orrori di cui si è macchiato e, probabilmente, chiede di essere liberato da un corpo che lo tormenta.
Tra apparizioni, incubi e fantasmi, il gioco teatrale si palese in tutta la sua forza e necessità, splendidamente condotto da Riccardo/Vetrano e da Stefano Randisi che è Lady Anna, un sicario, Giorgio di Clarence, Buckingham, Edoardo e Richmond, e da Giovanni Moschella nelle sfaccettate interpretazioni di un altro sicario, Hastings, Elisabetta, il principino, Margherita, il sindaco di Londra, Stanley. Uno dopo l’altro si compiono i più efferati delitti, sotto lo sguardo cupo e torbido di Riccardo, la tragedia esplode ma non è dato sapere se si compie solo nella mente dell’assassino.
Una creazione corale, ideata e diretta da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, per raccontare il “pantano” dell’Italia di oggi messo in relazione alla “speranza” risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi. “Va pensiero”, del Teatro delle Albe, tratta di ‘ndrangheta e corruzione che come un cancro avvelenano tutto il Paese.
Un racconto popolare denso e accorato: la musica di Verdi fa da sfondo ad una vicenda che affonda la sua ragion d’essere in un fatto di cronaca avvenuto a Brescello nei primi anni del 2000, quando un vigile urbano, Donato Ungaro, si è messo di traverso davanti agli affaracci della giunta e per questo è stato licenziato. La provincia specchio di un paese dalla moralità a brandelli. «Ma ha tenuto la schiena dritta, non ha avuto paura di perdere il lavoro ed è di pochi mesi fa la notizia che ha vinto la causa e sarà rimborsato – racconta Martinelli – Anche in questo senso è una storia che pur attraversando il nero, però apre alla speranza, alla possibilità che il cuore non sia corrotto».
Il teatro diventa quindi occasione per riflettere, pensare, indignarsi attraverso l’affondo drammaturgico di Martinelli che punta forte su parole come “democrazia” e “giustizia”. In scena l’ensemble del Teatro delle Albe con Ermanna Montanari – che per l’interpretazione ha ottenuto il premio Ubu come Miglior attrice – nei panni di un sindaco “zarina” forte e risoluto che però lascia trasparire tutte le crepe per un ruolo non desiderato e poi Alessandro Argnani, Salvatore Caruso, Tonia Garante, Roberto Magnani, Mirella Mastronardi, Gianni Parmiani, Laura Redaelli, Alessandro Renda e il calabrese Ernesto Orrico, l’imprenditore ‘ndranghetista, suggestiva poi la presenza di un coro ad eseguire alcuni brani dalle opere verdiane e invitare alla riflessione. Ripartirà a febbraio la tournée dello spettacolo, con tappe a Pisa, Torino, Reggio Emilia e Pavia.
Il 2018 ha visto anche concludersi un progetto nato dall’incontro tra due maestri della creazione performativa internazionale. Lo spettacolo “Nudità” andato in scena nell’ambito del Roma Europa Festival, è stato un sublime dialogo scenico tra l’arte della danza, incarnata da Virgilio Sieni, e quella dell’Opera dei Pupi rappresentata da Mimmo Cuticchio. Un dialogo sul corpo e nel corpo, quello inanimato della marionetta e quello in perenne movimento del danzatore, dell’uomo e del suo simulacro. Perché Nudità è, come suggerisce il suo titolo, un umanissimo incontro incentrato sull’ascolto delle naturali articolazioni di braccia, mani, gambe, pensieri ed emozioni. Due maestri capaci di incontrarsi, spogliarsi della propria tradizione per metterla al servizio uno dell’altro. Nell’abbandonarsi di questi corpi, avviene la metamorfosi nel silenzio, spezzato solo sul finale, quanto tutto è pronto ad apparire trasfigurato: corpo, voce, suono, un grido di umanità, grazie al cunto di Cuticchio.
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