Mercoledì 27 Novembre 2024

A Forlì la mostra sull'arte italiana dell'Ottocento: presenti anche opere di artisti siciliani - Le foto

Breccia di Porta Pia - Michele Cammarano
La Contessa Carolina Sommaruga Maraini - Corcos
 
Ruth - Francesco Hayez
Luglio (sulla spiaggia) - Ettore Tito
La distruzione del Tempio di Gerusalemme - Francesco Hayez
Discesa di Aspromonte - Induno
Dall’ospizio marino - Francesco Lojacono
Pascoli di primavera - Segantini
L’alzaia - Signorini
Gli emigranti - Tommasi
I carusi - Tomaselli Onofrio
Ritratto di Cavour - Francesco Hayez
Ritratto di Pietro Mascagni - Vittorio Matteo Corcos
Tre donne - Umberto Boccioni

Tanta retorica patriottica, tanto accademismo, tanta pittura formale: è vero. Ma, a visitare la mostra “Ottocento. L'arte dell'Italia tra Hayez e Segantini” si deve ammettere subito che il XIX secolo, soprattutto negli anni che vanno dal Risorgimento all'inizio della prima guerra mondiale, è un periodo artistico sottovalutato. E non solo, come è stato sempre spiegato, perché era da prendere in considerazione positiva solo l'influenza di nuovi movimenti, dai macchiaioli ai divisionisti; o, al massimo, i paesaggi dell'anima colti da Fontanesi in avanti e rivalutati da una recente esposizione al Mart di Rovereto. Adesso questa mostra over size (oltre 150 opere, molte di grandissimo formato), organizzata dalla Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì nei musei San Domenico (fino al 16 giugno) e curata da Fernando Mazzocca e Francesco Leone, dà conto di una serie di negletti capolavori, con l'accorgimento vincente di dividerli per argomenti e non per correnti. In mezzo a tanta quantità, il visitatore può scegliere tra ciò che dà un'emozione (e qui, macchiaioli e divisionisti sono favoriti) e ciò che è solo bellezza formale, comunque da non sottovalutare, di fronte a quadri spettacolari per tecnica e per capacità di organizzare gli spazi pittorici. A occupare il maggiore spazio sono le opere di Francesco Hayez, il pittore veneziano che ha operato a Milano, definito l'ultimo dei romantici e consacrato da Mazzini come “genio democratico”, soprattutto per le tele dedicate ai miti medioevali, che si univano ai fervori patriottici legati a Manzoni e Verdi. Fra i dipinti storici, due opere di artisti siciliani: “Pindaro esalta un vincitore nei giochi olimpici” di Giuseppe Sciuti (nato a Zafferana Etnea) e i noti “Vespri Siciliani” del catanese Michele Rapisardi. Nella sezione dedicata ai paesaggi troviamo il palermitano Francesco Lojacono, uno dei maestri riconosciuti di questo genere. L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola.

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