Lunedì 18 Novembre 2024

Francesco Messina e la ricerca della Bellezza

Davide (bronzo 1944-64), allestimento
Dettaglio Davide (bronzo 1944-64), allestimento
Vera Greco e Maria Fratelli
Vera Greco e Maria Fratelli

C'è la bellezza dei classici, un ideale antico di eleganza, ma una sensibilità tutta moderna nel ripercorrere la forma, nel declinare più e più volte il tema del corpo, che sia dei “pugili”, delle “danzatrici” o delle “bagnanti”, sempre nella fruttuosa tensione del confronto con l'arte greca. E c'è il confronto col verismo ottocentesco in alcuni volti, nei ritratti. Insomma, è tempo che lo sguardo su Francesco Messina, l'artista siciliano (catanese di Linguaglossa, 1900-1995) si ampli e gli renda giustizia, mostrando la varietà e vastità del suo percorso ben oltre l'opera per cui è più noto, il celeberrimo “Cavallo morente” collocato davanti alla sede romana della Rai, della quale è diventato una sorta di icona e simbolo. Nella mostra che aprirà domani a Taormina nelle sale di Palazzo Ciampoli, “Arte Sicilia Contemporanea, Francesco Messina. Suggestioni ed echi dall'Antica Naxos”, c'è anche quel celebre “cavallo” del 1958, in forma di modellino. Ma c'è tanto altro. La grazia acerba dei corpi adolescenti, la flessuosità delle étoile della Scala, la potenza primigenia del “Grande nudo femminile”, il vigore dei pugili pronti per un nuovo match, i muscoli scolpiti dei cavalli ribelli o morenti. E anche i due ritratti di Bianca, l'amatissima moglie. Cinquantotto opere nel percorso della mostra che è dedicata a Sebastiano Tusa, l'insigne archeologo, assessore siciliano ai Beni culturali morto il 10 marzo scorso in un incidente aereo in Etiopia, che avrebbe dovuto inaugurarla. La mostra sarà presentata ufficialmente e aperta al pubblico domani alle 17 e sarà visitabile tutti i giorni, dalle 9 alle 19.30, con ingresso libero. Si tratta della terza ed ultima tappa di un singolare progetto artistico nato dalla collaborazione fra i Parchi Archeologici di Naxos-Taormina ed Agrigento e lo “Studio Museo Francesco Messina” di Milano, dove un anno fa ha preso il via la narrazione comparata dello scultore siciliano - uno dei massimi protagonisti del Novecento, alla continua ricerca di una armonia formale classica - le cui opere sono state e saranno proposte alla lettura dei visitatori affiancate da reperti archeologici dei musei di Agrigento e, adesso, di Naxos. Curatori della mostra sono Vera Greco (direttore del Parco Archeologico di Naxos Taormina), Maria Fratelli (direttore dello Studio Museo Francesco Messina di Milano) e Diego Cavallaro, che per l'esposizione di Taormina ha curato concept, allestimenti e contenuti espositivi. Articolata nella prestigiosa sede di Palazzo Ciampoli, la mostra rappresenta anche l'occasione per riaprire al pubblico uno dei gioielli più preziosi dell'architettura storica taorminese di proprietà della Regione Siciliana. Le opere riunite a Taormina sono grandi e piccoli bronzi che consentono di ripercorrere nella sua terra d'origine l'intero corpus dell'opera di Francesco Messina. Il percorso è articolato in sette sale: introdotti dal “Grande Torso Femminile” (bronzo, 1970), seguono sei nuclei tematici. Il primo è quello dei “Ritratti” e fra questi, algido e altero, quello della moglie Bianca Fochessati Clerici (in marmo e in ceramica policroma), l'amico e conterraneo Salvatore Quasimodo, poeta e premio Nobel per la Letteratura, l'attrice Anna Maria Ferrero. Quindi la sala dei “Nudi”, elogio della giovinezza e della bellezza dei corpi femminili che, di Messina, fa dire al poeta Eugenio Montale «È una armoniosa e ferace giovinezza la sua, che si esprime in opere di ritmo e leggiadria». Come “Eva” (monumentale bronzo del 1949, alto ben 190 cm), come il “Grande nudo femminile” (bronzo del 1967) e le statue di bambini e adolescenti; a seguire con le sale “Canone”, “Ballerine” e “Cavalli” è la celebrazione della forza impressa da Messina nella materia: dalla potenza muscolare dei pugili accovacciati, nervi e muscoli in tensione, in attesa febbrile di sferrare un nuovo attacco; alla flessuosa e minimale grazia corporea e gestuale del ciclo delle “ballerine”, con citazioni di grandi étoile come Carla Fracci, Liliana Cosi e Aida Accolla; fino all'indomita energia che emana la serie degli “Stalloni”, fra i quali il visitatore riconoscerà, in miniatura, il “Cavallo Morente”della Rai di Roma. Fra i modellini, in prestito dallo Studio Museo di Milano, figura a Taormina anche lo “Stallone ferito”, opera appartenente alla città di Catania che proprio vent'anni fa, nel 1999, dedicò a Messina la prima retrospettiva post mortem (dal 2014 collocata fra il verde di piazza Galatea, mentre più avanti in piazza Europa, rivolta al mare, si trova un'altra opera dello scultore, “La Romantica”, nella versione in marmo). Concepito come una proposta di dialogo metatemporale tra il passato e il presente, il progetto espositivo invita alla comparazione fra l'arte dello scultore e i modelli della cultura antica, selezionati dalle collezioni del Parco. Insieme, infatti, alle sculture di Messina - del quale anche la città di Linguaglossa custodisce una piccola collezione nelle sale del Museo Regionale a lui dedicato - saranno esposti a Palazzo Ciampoli, selezionati dalla archeologa Maria Grazia Vanaria, cinque reperti provenienti dalla ricca collezione del Museo Archeologico di Naxos, fra i quali spicca un raffinatissimo inedito: un torso maschile, di età romana (I sec. a.C.), proveniente dalle Naumachie di Taormina e sinora rimasto nei depositi del museo. Gli altri pezzi in mostra sono statuette femminili di età arcaica (VI secolo a.C.), un busto e una statuetta di età classica (V secolo a.C.), provenienti dall'abitato di Naxos, culla della cultura classica in Sicilia per essere stata la prima colonia greca nell'isola (VIII a.C.) e la più antica città greca dell'occidente. Messina percepiva la Grecia come una sorta di “Grande Madre” tanto che, in un diario di viaggio del 1966, annota: «Torno per la terza volta in questa terra benedetta. A me, siculo del Mar Jonio, sembra di ritornare alla casa non della madre, ma della nonna. E si sa che i nonni nutrono straordinario amore per i nipoti».

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