La 76esima Mostra del Cinema di Venezia, in programma fino al 7 settembre, inaugura all'insegna delle polemiche, che rischiano di oscurare la parata di star, che pure neanche quest'anno mancherà.
L'eredità del movimento #MeToo si fa sentire e nel mirino torna Roman Polanski, in concorso con il suo 'J'accuse' ispirato all'affaire Dreyfus. Il regista franco-polacco è stato accusato dello stupro di una 13enne nel 1977.
"Non parteciperò al gala di Polanski perchè rappresento molte donne che stanno lottando in Argentina su temi di questo tipo e non vorrei essere lì e applaudire", l'annuncio della presidente di giuria Lucrecia Martel, che però ha concesso: "Mi sembra azzeccato che il film di Polanski sia presente in questo festival, perchè dobbiamo portare avanti un dialogo".
Secca la replica del direttore della Mostra Alberto Barbera: "Ho visto il film, mi è piaciuto e l'ho invitato, non ho avuto nessun dubbio sul fatto che fosse opportuno invitare il film. Non sono un giudice a cui viene richiesto di esprimersi in base ai criteri della giustizia se un artista debba o no andare in carcere per quello che ha commesso come individuo. Sono un critico cinematografico a cui viene chiesto di giudicare se un film è meritevole o no di partecipare a una competizione, questo ho fatto e il mio lavoro finisce lì, e la stessa cosa dovrebbero fare gli spettatori con il film che andranno a vedere".
"Sono convinto che bisogna necessariamente fare una distinzione tra l'uomo e l'artista - ha spiegato Barbera -. L'arte è piena di artisti che hanno commesso crimini di varia natura ed entità, non per questo abbiamo smesso di prendere considerazione e ammirare le opere che hanno prodotto. Questo vale anche per Polanski, uno degli ultimi grandi maestri del cinema europeo ancora in attività. Quando ho fatto questa obiezione mi è stato risposto che negli altri casi avevamo imparato a storicizzare gli eventi; non credo che si possa aspettare 200 o 300 anni".
Querelle anche sulle fatidiche quote rosa; sono solo due le registe in gara per il Leone d'oro, la saudita Haifaa al-Mansour con 'The perfect candidate' e l'australiana Shannon Murphy con 'Babyteeth'. "Non mi piacciono le quote", ha ammesso la regista argentina, "ma credo che non ci siano altre possibilità in questa fase". Barbera, è noto, è "assolutamente contrario all'idea delle quote nella selezione dei film", perchè, ha ribadito, sarebbero "offensive, si verrebbe meno all'unico criterio che è la qualità".
Polemiche a parte, dopo il film di apertura 'La verità' del giapponese Hirokazu Kore-Eda, vincitore della Palma a Cannes l'anno scorso, che vede Catherine Deneuve e Juliette Binoche protagoniste di un dramma familiare, al Lido sono attesi grandi nomi. Da Brad Pitt nell'odissea spaziale di James Gray 'Ad Astra' a Joaquin Phoenix nel film di supereroi di Todd Phillips 'Joker'. E poi Adam Driver, Penelope Cruz e Robert De Niro. Attesi anche Spike Lee, Scarlett Johansson per 'Marriage story', Johnny
Depp per 'Waiting for the barbarians' e Roger Waters. Antonio Banderas e Meryl Streep per 'La lavanderia a gettoni' di Steven Soderbergh sui Panama Papers. Per l'Italia sono in concorso 'Martin Eden' di Pietro Marcello, tratto dal romanzo di Jack London con Luca Marinelli, 'La mafia non è più quella di una volta' di Franco Maresco e 'Il sindaco del rione Sanità', adattamento di Mario Martone dell'opera di Eduardo De Filippo.
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