Sabato 23 Novembre 2024

Renato Zero, tre dischi in tre mesi: "Non abbandono musica e sogni"

Iniziò la sua carriera al Piper
Agli esordi Renato Zero faceva il ballerino
Ebbe una lunga amicizia con Loredana Bertè
Negli anni Settanta raggiunse l’apice della sua carriera
Renato Zero
I suoi “sorcini“ sono i fan più fedeli
Con i suoi look eccentrici sfidò le convinzioni
Renato Zero festeggia il compleanno il 30 settembre
Tre nuovi album in uscita
 

Tre dischi, in tre mesi. «Perché sapevo che quest’opera avrebbe dovuto sopperire anche alle distanze che questo mostro, il covid, ci ha imposto. Mi è sembrato di fornire al pubblico la ricetta per riempire quei vuoi di solitudine indotta». Così Renato Zero conclude con l'uscita di Volume 1, il terzo capitolo di Zerosettanta (per Tattica), il lungo viaggio iniziato a settembre (nel giorno del suo settantesimo compleanno), continuato a ottobre e ora concluso a novembre. Un cerchio che si chiude, per un lavoro coerente dal primo all’ultimo dei 40 brani incisi, con l’obiettivo (dichiarato) di arrivare alla radice delle emozioni, per lasciare sempre il segno. E senza alcuna intenzione di concludere un viaggio, iniziato oltre 50 anni fa. Nonostante i tempi e i gusti che cambiano (e il testo del brano di apertura Amara Melodia che recita «adesso smetto perché sei ferita"). «Immagino a fatica di potere essere un Don Chisciotte - dice Renato Zero, criticando senza troppi giri di parole radio e discografia, ree di non rendergli la giusta considerazione -. Quando vieni da una stagione prolifica di talenti e cantautori e fatichi ad avere corrispettivo di confronto, questo distacco ti crea imbarazzo. Ma continuerò a offrire la mia partecipazione e il mio talento che con un certo tipo di impegno che mi sono ritrovato». E dunque continuare a spingersi su sentieri non ancora battuti. Nel terzo capitolo, tredici brani nei quali l’amore è ancora una volta la potenza catartica che muove ogni cosa, come in C'è, il singolo uscito il 20 novembre (ma non manca la denuncia sull'attualità come l’Italia disillusa e ferita dipinta in Il Bel Paese o come anche il pensiero ai lavoratori del mondo dello spettacolo, «gente che comunica felicità, attiva, positiva, generosa e che sorride sempre», in Orfani di Cielo). «L'amore è presente in tutte le tracce, quello per la musica e quello per il pubblico. Tutto si può coniugare attraverso l’amore. Se manca, è difficile anche comunicare. Nell’amore c'è disponibilità». E come non vuole rinunciare alla musica, Zero non rinuncia neanche ai suoi sogni. Uno in particolare, quello di Fonopoli, la cittadella della musica progettata ma mai finora realizzata, (nonostante il confronto con tre sindaci, durante quattro legislature). «Ho parlato al telefono con la sindaca di Roma Virginia Raggi non più di dieci giorni fa, è stata molto attenta. Ha sempre stimato l’idea di Fonopoli e io, che non mollo, le ho prospettato l’idea di utilizzare anche spazi in disarmo, come le caserme». Zero auspica anche di trovare nel privato «imprenditori sani, che oltre a guadagnare, possano guardare alle esigenze della comunità e far sì che la struttura possa avere lunga vita. In un’Italia che si ricompatta c'è voglia di raccogliere energie e focalizzarle su progetti utili. E' questo il Paese che vorrei rinascesse alla fine della pandemia». Un pensiero va anche a Maradona, scomparso mercoledì. «Pur non avendolo conosciuto, è come fosse mio cugino, grazie ai racconti del mio amico Gianni Minà. Le persone che danno con generosità meritano di essere ricordate. Un grande, ma più si è grandi, più si è soli. E la sua solitudine è stata complice della sua dipartita». E Zero si sente solo? «No, perché per fortuna ho famiglia numerosa, ho un figlio con due nipoti di 15 e 16 anni. ringrazio di essere ben corredato di affetti. In qualche misura è sufficiente a colmare le piccole distanze fra la professione e la mia zona affettiva». Anche se l’incontro e l'abbraccio con il pubblico sono ciò di cui più sente la mancanza in questo periodo di pandemia, anche più dei concerti. «Si faranno quando le mie prestazioni sul palco potranno essere garantite. Ma io lavoro, non solo sul palco o in sala di registrazione, anche in taxi o in parco: ovunque sia possibile soffermarmi su qualcosa non posso fare a meno di tirare fuori la penna e scrivere». A mancargli invece potrebbe essere anche la messa di mezzanotte, la sera di Natale. «Non da fanatico, ma da chi ha sposato tradizione. E’ l’occasione per ringraziare il padreterno per tutte le possibilità che mi ha offerto».

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