Gesualdo Bufalino non era solo uno spettatore assiduo e curioso. Il rapporto con il cinema, che ha occupato una parte cospicua dei suoi interessi culturali, passava anche attraverso una valutazione di tipo scolastico e prendeva quindi la forma del voto.
«Roma, città aperta» di Roberto Rossellini merita 8. «Luci della ribalta» di Charlie Chaplin mezzo punto in più. Ma a «La signora senza camelie» di Michelangelo Antonioni non si può dare più di quattro, la stessa valutazione del «Turco napoletano» con Totò.
Lo rivela il registro nel quale riportava con cura la lista dei film visti e giudicati, classificati per genere (western, commedia, musical, drammatico) e presentati con le indicazioni su registi, interpreti e case produttrici. Da queste sistematiche annotazioni prende corpo il libro «Bufalino al cinema» (Salarchi immagini, 240 pagine) curato da Giuseppe Traina, pubblicato dalla Fondazione Bufalino con la collaborazione della Banca Agricola Popolare di Ragusa in occasione del centenario della nascita dello scrittore di Comiso. La rassegna dei film comincia nel dicembre 1935 quando Bufalino aveva appena 15 anni e con il suo amico Nunzio Digiacomo cercava di raccogliere una lira per pagarsi il biglietto e sedersi nel loggione della sala Vona di Comiso per consumare, come ha poi scritto, i suoi «primi tremanti commerci amorosi col cinema».
Le date del registro scandiscono le tappe della vita di Bufalino, almeno fino al maggio 1956, quando le annotazioni si concludono con cinque film visti e giudicati tra cui «La banda degli onesti» con Totò e Peppino De Filippo che sfiora appena la sufficienza (6-). È la conferma che l’autore di «Diceria dell’untore» non apprezzava tanto il registro umoristico di quel genere di film. Siccome Bufalino riportava con una sigla anche le città dove aveva visto il film è facile fissare l’occasione e la fase della sua vita: Ragusa dove ha frequentato il liceo, Catania durante i primi studi universitari, Scandiano e Palermo dove è stato ricoverato per curare la tubercolosi contratta durante il servizio militare, Modica dove ha cominciato a insegnare dopo la laurea a Palermo, la vicinissima Vittoria dove negli anni Sessanta era un discreto frequentatore del cineclub nel quale presentava le opere con tracce di discussione su foglietti conservati come reliquie.
La grande quantità dei film visti e la varietà dei generi fanno ritenere a Giuseppe Traina che Bufalino fosse uno «spettatore onnivoro». Ma anche un estimatore del cinema americano. L’indice dei film visti (interesse che divideva, scoprirà più tardi, con Leonardo Sciascia) non solo proietta sprazzi di luce sull'adolescenza e sulla giovinezza dello scrittore ma rappresenta quello che Traina definisce un «utile regesto» di quello che un accanito spettatore poteva vedere nelle sale di provincia tra anni Trenta e Cinquanta.
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