Tornare a teatro. Ripartire e farlo grazie ad un progetto pensato dal regista Federico Tiezzi a 700 anni dalla morte di Dante, per dare nuova forma e anima a tre drammaturgie che, tra il 1989 e il 1991, tre grandi poeti italiani, Edoardo Sanguineti, Mario Luzi e Giovanni Giudici, avevano elaborato su sua richiesta a partire dalle tre cantiche del poema dantesco. Ci sono anche gli attori messinesi Giampiero Cicciò e Annibale Pavone nel cast dello spettacolo “Il purgatorio – La notte lava la mente” di Mario Luzi, che darà il via al nuovo progetto triennale di Tiezzi, in scena dall’1 al 3 luglio, al Teatro Grande del Parco Archeologico di Pompei, nell’ambito di “Pompeii Theatrum mundi”, rassegna estiva del Teatro di Napoli, Teatro Nazionale con il Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival, Campania Teatro Festival.
Un progetto di grande respiro che prende avvio dal Purgatorio, come sottolineato da Luzi, la cantica dell’amicizia, degli artisti, della pietas, della speranza.
Cicciò: “La Divina Commedia a oggi è inesplicabile in più parti”
«La Divina Commedia – afferma Giampiero Cicciò – è ad oggi inesplicabile in più parti, malgrado sia tra le opere più analizzate al mondo. Il mistico e il materiale in Dante sono legati e quindi non serve solo studiarlo con la testa, bisogna sprofondare dentro noi stessi, nei nostri archetipi, per restituire degnamente i suoi versi».
Pavone: “Orgoglioso di far parte della ‘squadra’ di Tiezzi”
«Gassman – aggiunge Annibale Pavone – affermava che Dante è impossibile da spiegare del tutto, ma al tempo stesso è popolare perché fa leva sull’emozione. Certo però che metterlo in scena non è semplice. Tiezzi lo ha già fatto circa 25 anni fa e allora quegli spettacoli segnarono un punto nel teatro italiano. Oggi sono cambiate tante cose, stiamo vivendo un periodo particolare, e la sua visione artistica attraverso Dante sarà ancora preziosa. Per questo motivo sono davvero molto felice di questa chiamata di Tiezzi. È il decimo spettacolo che faccio con lui, un regista molto importante per il mio percorso».
Verso il debutto
Il debutto a luglio, le prove, sia in presenza che via web, già iniziate, con la consapevolezza di tornare a teatro, che per i due attori messinesi significa anche incontrarsi nuovamente su di un palco e lavorare insieme…: «Riaprire i teatri è come rinascere – sottolinea Cicciò – Torno a Dante che ho capito non a scuola ma in seguito, grazie al mio maestro Vittorio Gassman, e torno a lavorare con Tiezzi con cui ho già fatto alcuni spettacoli bellissimi. Ho scoperto, attraverso un articolo che c’era pure Annibale nel cast e sono felice di lavorare di nuovo con lui». «Con Giampiero – prosegue Pavone – siamo amici e ci stimiamo professionalmente da più di trent’anni, tante le cose fatte insieme, l'ultima credo “Perthus”, spettacolo molto bello in cui Giampiero era anche regista, più di dieci anni fa. Uno spettacolo nuovo è un’occasione per incontrarsi ancora in modo profondo, come è possibile fare grazie al teatro, e vedere come siamo cambiati».
Teatri chiusi, progetti interrotti, tanti mesi lontano dal palco e dal pubblico. Cosa, in questi mesi, vi è più mancato? E quali progetti siete comunque riusciti a portare avanti?
«Sono mancate tante cose… ma soprattutto questo periodo ha fatto esplodere problemi, ha reso necessarie alcune domande che magari prima evitavamo di farci – spiega Pavone – E la pandemia ha reso inoltre evidente che non esistiamo come categoria giuridica. Questo ha smosso qualcosa, ci sono state dimostrazioni e discussioni, confronti tra di noi, a volte anche eccessivi come sulla questione dello streaming, ma un segnale c’è stato. È necessario guardare al futuro del teatro, questo oggi secondo me è più importante di ciò che abbiamo perso».
L'emozione di tornare a calcare il palcoscenico
Per Annibale Pavone, intanto la gioia e l’emozione di tornare in scena pochi giorni fa al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, con “Dal profondo del mio cuore”, monologo tratto dal testo “De profundis” di Oscar Wilde, riadattato dal regista Dimitri Milopulos. «Dal 2017 – ricorda invece Cicciò, soffermandosi sui progetti interrotti durante la pandemia – a Roma curo la direzione artistica del Festival inDivenire, un evento annuale, voluto da Alessandro Longobardi, direttore artistico del Teatro Brancaccio. È saltato nel 2020 e temo salterà anche nel 2021. Ho potuto invece lavorare a un grande progetto ideato da Daniela Ursino, direttrice artistica del Teatro Piccolo Shakespeare che si trova all’interno del carcere di Messina. Dirigere il laboratorio teatrale dei ragazzi del circuito di media sicurezza, quest’anno da remoto causa Covid, è un’esperienza formativa anche per me e ormai centrale nella mia vita artistica: grazie a questi ragazzi riscopro la necessità e l’importanza del fare teatro. Il loro entusiasmo e la loro dedizione mi convincono sempre di più di quanto possa essere determinante un percorso culturale finalizzato al reinserimento sociale. E proprio in questi giorni, come regista, sto lavorando all’interno dell’Istituto a un progetto del quale io e Daniela Ursino racconteremo molto presto».
I prossimi lavori da portare in scena
Per Cicciò in cantiere anche una regia col Teatro di Messina: «Metteremo in scena “Molto rumore per nulla” di Shakespeare e ne sono davvero felice. Un progetto voluto dalla direttrice artistica per la prosa, Simona Celi, e che il teatro di Messina, in tutte le sue componenti, vive come un ritorno alle produzioni teatrali. Quindi grande sarà il mio impegno per ripagare la fiducia datami».
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