Artista contemporaneo. Salvatore Benintende, 41 anni, nato a Palermo, cresciuto a Milano e da diversi anni residente (per amore) a Barcellona in Spagna, noto come Tvboy, ama definirsi così. Esponente famoso del movimento della Street Art di matrice Neo Pop, ormai da anni non ha né difficoltà né esitazioni a passare dai muri di strada a gallerie sofisticate in varie parti del mondo, dai grandi temi sociali e politici alla pubblicità, dalle critiche al sistema all’accettazione delle regole per stare nella grande società dell’arte internazionale.
Contradditorio e furbo oppure saggio e realista? O ancora nella definizione “artista contemporaneo” tutto si comprende, appunto in nome dell’arte? Le opinioni possono essere diverse, ma i fatti – o meglio le sue opere – parlano chiaramente, tanto che Tvboy è diventato un esponente di spicco della difesa dei diritti negati, capace di mettere in primo piano, con intelligente ironia e corrosivo senso critico, dissonanze e contraddizioni della nostra epoca: ritraendo Mimmo Lucano dietro le sbarre; dipingendo le braccia aperte dell’accoglienza sulla nave “Open Arms”, che batte il Mediterraneo per salvare profughi di ogni tipo; santificando un Battiato angelo; immaginando Babbo Natale arrestato perché immigrato; santificando Chiara Ferragni in guisa di Madonna dei nostri tempi, ambientando “L’ultima cena” di Leonardo in un Mac Donald, ripensando (con tanto di bombolette spray) Caravaggio e Velázquez, e così via. Senza dimenticare che la grande notorietà in Italia gli è arrivata dal murale (subito cancellato con notevole spiegamento di forze) che raffigurava il bacio tra Salvini e Di Maio, quando fu formato il governo Lega – 5 Stelle.
Quasi inevitabile allora che il Mudec di Milano lo accogliesse, da domani fino al 9 gennaio (significativamente l’ingresso è libero). “TVBOY. La mostra” racconta – attraverso più di 70 tele – il percorso dell’artista, soffermandosi sulle sue principali tematiche: l’amore, il potere, gli eroi, la storia dell’arte. L’esposizione, prodotta da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore e promossa dal Comune di Milano-Cultura, è a cura di Nicolas Ballario ed è realizzata in collaborazione con Studio TVBOY.
Benintende ci racconta di come ormai si sia stancato di essere solo un artista effimero, destinato a essere cancellato: «Mi sembra giusto voler lasciare una traccia. L’arte ha la funzione di narrare il presente, e con il tempo ha quella di rimanere testimonianza».
Per quanto lei sia noto per aver messo a disposizione molte sue opere per campagne sociali – lo provochiamo – diventare artista di gallerie e musei, modifica anche la sua posizione economica...
Tvboy è l’essenza della seraficità. Sorride: «Sì, è vero, ma di queste cose si occupa il mio manager Angelo Casa (più un amico, per la verità, anche lui di Palermo, ndr). Però una cosa la posso dire: quando ho compiuto 41 anni, non so neppure io come mai, mi sono detto che era il momento di fare testamento».
Serafico si era detto, e infatti non batte ciglio di fronte alla nostra risata. Però manifesta un evidente dispiacere nel ricordare la cancellazione a Taormina dei suoi murales “Matteo il vucumprà” e “Santa Carola”. Il primo raffigurava un Salvini immigrato e venditore ambulante, il secondo la capitana della “Sea Wath”, ritratta come una Madonna che salva i migranti e subito vandalizzata da un avvocato leghista, con una scritta sgrammaticata. Perché?
«Ancora non me lo spiego – dice Tvboy –, lo stesso Salvini aveva commentato che, tutto sommato, non era venuto male col viso nero. Invece è scattata la censura. Per quel che ne so l’ordine è venuto dalla Questura di Messina; per logica deduzione dovrei pensare che l’input sia arrivato dal ministero dell’Interno. Mi ha fatto piacere che il sindaco Mario Bolognari abbia contestato la decisione». Già, ma perché cancellare anche Carola?
«Perché la scusa ufficiale è quella di pulire i muri, quindi aver tolto anche la capitana è una sorta di alibi».
Però a Taormina resiste Camilleri, ritratto con una pila di libri, in cui è possibile leggere una sua frase: «L’altro non è altro che me stesso allo specchio». Ormai è lontano il tempo dello stencil e anche quello del pennarello e della bomboletta con cui replicava in modo sempre diverso il bambino intrappolato nella schermo di un televisore, cui deve il nome d’arte di Tvboy. Adesso, a parte gli sticker in bianco e nero che l’artista fotocopia su carta adesiva e poi ritaglia uno per uno con destinazione il retro di cartelli stradali, come spiega Ballario nel libro-catalogo pubblicato per l’occasione «affigge ai muri con la colla di farina (come un qualunque attacchino) grandi poster colorati che realizza a mano nel suo studio».
Materiale che resiste?
«Ci sono colle speciali che superano perfettamente le intemperie, come abbiamo visto a Milano, una città che non mi cancella».
Anzi, valorizza le sue incursioni, visto che questa occasione è nata dopo un murale polemico realizzato durante la mostra “non autorizzata” di Banksy nel 2018. Nessuno l’ha cancellato, anzi è mantenuto con la massima cura sui muri esterni, perché da lì è nato un dialogo con la città e con il museo.
Dai muri alla tele cosa cambia?
«Io sono anche un pittore – risponde accanto alla tela che ritrae Falcone in giacca e cravatta, con una bomboletta di spray rosso in mano – . Parto sempre dai poster, ma poi faccio vari interventi sulla tela, dal colore a diversi materiali sparsi sulla superficie. Vede quanti segni sulla giacca di Falcone? Sono opere diverse da quelle di strada».
A Palermo, il murale era stato danneggiato: «L’ho restaurato subito perché deve essere chiaro che Falcone non si tocca».
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