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L'Italia riparte dalla bellezza. Un Macbeth senza confini alla prima della Scala di Milano

Dodici minuti di applausi per lo spettacolo di Livermore e Chailly. Ma la standing ovation all’inizio è stata per Mattarella, al grido di “bis!”

Dodici minuti di applausi e grandissime emozioni, allargate alla vastissima platea televisiva. Così la Scala di Milano è tornata a inaugurare la stagione con un teatro gremito di spettatori dopo lo stop dello scorso anno causa Covid. Un ritorno alla normalità, ma una nuova normalità fatta di green pass e mascherine. «Torniamo a vivere. Con prudenza» ha sintetizzato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che è anche presidente del teatro, «È bello tornare alla Scala per la prima», ha sorriso arrivando il presidente di Mediaset e della Veneranda Fabbrica del Duomo Fedele Confalonieri. I no vax non si sono visti in piazza e anche il pubblico di vip tornato in teatro non si è lamentato dei controlli e delle nuove regole convinto, come ha detto il presidente della Regione Attilio Fontana, che il ritorno a una serata glamour sia possibile proprio «grazie alle vaccinazioni». «Se la gente si vaccina c’è spazio per essere ottimisti, la mia presenza oggi è un segno di grande ottimismo» ha osservato il virologo Roberto Burioni.
Ma in una serata di novità ci sono state anche alcune conferme. Come il tributo che il pubblico tributa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: lo aveva fatto nel 2018 con cinque minuti di applausi, nel 2019 con una standing ovation e lo ha rifatto ieri sera mentre mancano pochi mesi alla fine del suo mandato. Certo «non credo che si possa tirar per la giacchetta né una persona come Mattarella né come Mario Draghi» ha ammesso il sindaco Sala, ma molti vedrebbero di buon occhio un suo bis. Attestati di stima sono arrivati dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, da quello di Generali Gabriele Galateri di Genola, dall’étoile Roberto Bolle e dalla senatrice a vita Liliana Segre che arrivata in teatro ha detto che vorrebbe «un presidente come Mattarella». Quando un professore d’orchestra gli ha detto «tanti le hanno chiesto il bis anche qua, ma ha fatto bene a non concederlo» lui si è limitato a ridere. E, come d’abitudine, non ha aggiunto altro sull’argomento, parlando invece dello spettacolo che ha apprezzato.
Arrivare con il pubblico al completo in sala (con più nomi famosi rispetto agli ultimi anni, da artisti come Maurizio Cattelan e Emilio Isgrò, a attori come Luca Argentero, a cantanti come Cesare Cremonini, Diodato e Manuel Agnelli, oltre al mondo della finanza e dell’economia a partire dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. E poi ancora Placido Domingo e un commosso Beppe Menegatti, per la prima volta senza la moglie Carla Fracci morta lo scorso maggio). Non è stato facile arrivare all’inaugurazione della stagione della Scala con il pubblico in sala, dopo oltre un anno di pandemia, problemi di contagi (due prove del balletto Bayadère sono state rinviate per questo), di sicurezza, norme che cambiano. Ed è anche per questo che il sovrintendente Dominique Meyer ha detto di essere «felice»: «C’è davvero desiderio di tornare a teatro». E non solo alla Scala, come ha sottolineato Agnelli. La Prima della Scala «ha un significato simbolico; si riparte» ma a ripartire ora devono essere anche «le periferie e i piccoli club di quartiere dove si fa musica» è convinto. «Questa è una bella serata ma manca ancora tanto» per un settore che è stato «trattato malamente». Comunque la Prima ha un valore speciale: «Ogni 7 di dicembre tutto il mondo della cultura e della musica guarda all’Italia, a Milano e alla Scala. È importante – ha spiegato il ministro della Cultura Dario Franceschini – che questa serata dimostri che si può fare ripartire la cultura in sicurezza». Insomma è, come sintetizza il sindaco Sala, «l’apertura delle aperture».

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