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La Colomba della Pace di Picasso in Ucraina: l'arte contro tutte le guerre

Una candida messaggera vola idealmente tra missili e bombe. Spargendo silenziosa dal tempo dei tempi concordia e auspici di nuovo futuro. Scansando leggera le onde di un diluvio di morte, approda ad un'arca dolente, aprendola a una timida speranza: il ramoscello d'ulivo da cui può tornare a germogliare la vita. Da cui può risorgere il futuro.

E' la colomba disegnata nel 1961 da Pablo Picasso, colui che rese l'immagine biblica - tramandata  dall'Antico Testamento nella Genesi quale epilogo figurato del diluvio universale e inizio della riconciliazione tra Dio e il genere umano - emblema stesso del concetto di pace. Una delle autolitografie dell'artista spagnolo fa parte della ricca collezione del Museo di Parkhomivka, un paesino di 3.000 abitanti nell'oblast' di Kharkiv sperduto nella campagna ucraina. Il museo fu fondato dal direttore della scuola d'arte del villaggio, Afasani Luniov, che negli anni di Krusciov e Brezhnev accompagnò i suoi allievi in gite d'istruzione in tutta l'Urss, stringendo legami con artisti e curatori di mostre e riuscendo a far donare alla scuola numerose e importanti opere d'arte, anche dall'Hermitage: tra esse, opere di Gauguin, Manet, Renoir, Kandinskij, Rembrandt, Pissarro, van Dyck. Il museo risulta oggi ovviamente - tristemente - chiuso, mentre in tutta l'Ucraina è in corso una imponente operazione  internazionale di salvataggio delle opere d'arte dalla devastazione bellica.

Il tema della colomba  è ricorrente nell'opera del geniale malagueño, che testimoniò anche con la sua arte un impegno politico rivolto contro tutte le guerre e culminato nello straziante "Guernica". Il maestoso dipinto (un olio su tela da 3,49 x 7,77 metri) fu realizzato nel 1937 su commissione del Governo iberico per rappresentare la Spagna all'esposizione universale, ed è ispirato al letale bombardamento dell'omonima cittadina basca, distrutta dall'aviazione tedesca alleata con Francisco Franco, di cui proprio il prossimo 26 aprile ricorrerà l'85. anniversario. Un arazzo che riproduce l'opera è stato da poco ricollocato nel palazzo di vetro dell'Onu, da dove era stato tolto lo scorso anno. Fu fatto realizzare da Nelson A. Rockefeller (esponente della omonima famiglia di petrolieri, governatore dello Stato di New York dal 1959 al 1973 e vicepresidente degli Stati Uniti nel 1974 con l'amministrazione Ford) in raccordo con l'amico Picasso grazie a Jacqueline de la Baume Dürrbach, la geniale artista francese capace di tessere un dipinto trasformandolo in arazzo. All'opera fu ispirata la mostra "Guernica, icona di pace" tenutasi nella sede senatoria di  Palazzo Giustiniani, nel 2018, dove fu installato per la prima volta in Italia il cartone da cui nacque l'arazzo esposto all'Onu.

L'originale dell'imponente dipinto si trova dal 2012 al Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, dove trasmette a chi lo osserva il ricordo indelebile della tragica, dirompente rappresentazione di una crudeltà inattesa, sorprendente, come lo è l'espressività cubista, letale al punto che anche la speranza sembra essere annientata. Ma non lo è. La colomba s'intravede appena,  va cercata, sepolta sulla sinistra (l'opera va letta da destra) nell'oscurità dello sfondo, sopraffatta da  uno squarcio bianco come il bagliore di un'esplosione. Ma c'è. E arriva  fino ad un'altra terra bombardata, tra le spire mortali dell'ennesimo inumano conflitto fratricida - e non lo sono forse tutti? -  attraversando i secoli, la storia e l'arte, il nazismo, il fascismo e la rivoluzione franchista per giungere oggi alla lacerante guerra d'Europa del terzo millennio.

Quella colomba esiste ancora, nella terra d'Ucraina. Bianca come il latte: "Il latte dei sogni" dall'opera letteraria che dà il titolo alla Biennale d'Arte di Venezia, in preapertura dal 20 aprile con installazioni da tutto il mondo creativo, dall'Albania allo Zimbabwe, senza la Russia - per scelta etica dell'organizzazione - ma con un fortissimo richiamo alla pace: lo spazio "Piazza Ucraina", con il quale la kermesse testimonia il proprio sostegno attraverso un sito dedicato agli artisti ucraini e alla loro resistenza all'aggressione. Alla rassegna, l'Ucraina parteciperà con "The Fountain of Exaustion -Acqua Alta", opera ambientalista dell'artista ucraino di origine russa Pavlo Makov (la cui presenza è prevista alla conferenza stampa del 20 aprile al Padiglione ucraino), creata appositamente per l'esposizione internazionale e fortunosamente portata via dallo stesso autore proprio da Kharkiv, smontata e rimontata in Italia con i suoi 78 imbuti di bronzo negli ultimi giorni, così da giungere a Venezia in tempo per l'inaugurazione del 23 aprile. Al sicuro.  Lontano da una terra interrotta di sogni spezzati, per i morti così come per i vivi.

E intanto quella colomba bianca attende, speriamo nella sua sala, nella sua cornice, pronta a rivedere i suoi visitatori, che attraverseranno la remota campagna dell'Est per riconciliarsi con la bellezza colorata di pace. Quando nella martoriata Ucraina si riapriranno le porte di musei, teatri, scuole. Quando si tornerà a essere umani.

#cultureunitestheworld

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