L’arte e la cultura come strumenti per favorire la pace, il lavoro che non ha confini degli artisti come manifesto transnazionale per dire no alla guerra. E’ una Biennale d’Arte fortemente segnata dalla tragedia del popolo ucraino quella che va in scena a Venezia. E oggi l’omaggio di Dario Fanceschini e di una ventina di altri ministri della cultura di tutto il mondo al Padiglione dell’Ucraina è stato il gesto più forte. Una delegazione di tanti governi che lavorano per la pace, e che hanno portato la loro solidarietà alla rappresentanza artistica di un Paese, l’Ucraina, squassato dal conflitto bellico scatenato dalla Russia. «È il modo migliore per ricordarci il tempo tragico che stiamo vivendo - ha commentato Franceschini - e dare un segno di vicinanza alla lotta del popolo ucraino». Successivamente il responsabile del Mic si è spostato al Padiglione dell’Italia, per l’inaugurazione dell’esposizione firmata da Gian Maria Tosatti. Una dichiarazione sulla contemporaneità, in grado di restituire una lettura coraggiosa del presente e dare alla nazione una voce unica. L’obiettivo del nostro Padiglione alla 59/a Biennale d’Arte di Venezia «Storia della Notte e Destino delle Cometè, questo il titolo del progetto espositivo, si configura come una grande installazione ambientale, che occupa l’intera superficie delle Tese delle Vergini all’Arsenale, e propone una visione dello stato attuale dell’umanità e delle sue prospettive future. Un’opera che contiene in sé e fonde una pluralità di linguaggi, dai riferimenti letterari alle arti visive, dal teatro alla musica e alla performance. «È un progetto straordinario - ha commentato Franceschini - da visitare in solitudine, perché ci si riesce ad immedesimare e sentirsi parte fondamentale dell’opera». "L'Italia si inserisce col suo padiglione nel filone del contemporaneo in modo convinto, - ha aggiunto - sul quale dobbiamo investire e abbiamo avuto la colpa di non puntare dal secondo dopo guerra, immaginando che la tutela del patrimonio fosse assorbente. Ma dobbiamo ricordarci che non c'è solo un glorioso passato, ma anche uno straordinario presente», ha concluso. «I macchinari in mostra - ha detto quindi l’artista - provengono da fabbriche dismesse durante la pandemia. L'industria è il campo dei sogni, ma a un certo punto l’abbiamo nutrita di latte scaduto. I nostri sogni così si sono ammalati e abbiamo smesso di rigenerarci. L’opera ci propone dunque di ricominciare». Il ministro non si è sottratto ad un commento sulla situazione sempre più difficile dell’afflusso turistico a Venezia. «Quello dell’affollamento delle città d’arte è un problema reale, che c'è stato fino a gennaio 2020, che ora sta tornando e diventerà sempre più imponente. La fragilità di alcuni luoghi italiani non è compatibile con numeri di questo tipo», ha affermato Franceschini, dicendosi favorevole all’idea, delle prenotazioni: "i meccanismi di regolazione degli accessi sono giusti, ma sono poi le singole città a dover scegliere le modalità più giuste per farlo».