«E chi se lo aspettava che la mia cameretta dove suonavo il piano diventasse così grande...». E chi se lo aspettava che Ultimo diventasse così grande. Non sappiamo cosa sarà di Niccolò Moriconi tra due decenni, che direzione prenderà la sua carriera, quanto e come artisticamente crescerà. Ma sappiamo chi è oggi. È chiarissimo da ciò che il cantautore romano fa e dice sul palco: un pianoforte e uno stadio (ma anche tanta altra roba), emozioni, la simbiosi con il suo pubblico e quella “nudità” che è l’aspetto più bello dello spettacolo. Una nudità che lo riporta alla primigenia, quella che è indiscutibilmente la dimensione “natale” delle composizioni di Ultimo e anche «del mio sogno la parte migliore». Al “Cibali” di Catania lunedì sera (ieri la replica per complessivi 45mila spettatori) l’ennesima conferma della sua crescita, al di là dei numeri pazzeschi (52 dischi di platino, 17 dischi d’oro, 500mila biglietti venduti, più di un miliardo di stream totali sul canale Spotify ufficiale, 2.8 milioni di ascoltatori mensili su Spotify, 534 mila iscritti al canale YouTube ufficiale, 395 milioni di views totali sul canale YouTube ufficiale, 3.2 milioni di follower su IG). È certamente artista vero, scrive bene, sa usare l’aspetto ritmico della melodia, conosce gli strumenti della comunicazione di una canzone e l’aspetto emozionale. E soprattutto sa farsi amare per ciò che dice e per come lo dice. Dimensione che, però, può contenere un rischio: quello di dare ai suoi fan solo ciò che vogliono, finendo per accontentarsi. E allora deve semplicemente studiare, crescere, maturare e provare anche la complessità del registro stilistico, arrivando a quel «non mi piace l’altezza ma mi piace volare». Ha appena 26 anni e un amore sconfinato per la sua gente: «Tutto ciò che faccio lo penso in relazione ai miei concerti, anche quando scrivo una canzone penso subito a quando sarà cantata live. I concerti sono la mia vita». Due ore di concerto-vita dove la canzone e Ultimo sono al centro, amplificando la parte testuale del brano e facendo esplodere il lato emotivo della composizione. Un live che si apre con una intro strumentale che accoglie il pubblico e inizia un gioco di luci e led che illuminano il palco a tempo di musica, mentre sui maxischermi compaiono immagini di stelle e pianeti. Sulle note iniziali di "Buongiorno vita", brano che dà il via allo show, lentamente l’alba di un nuovo giorno sorge sul mondo. Il palco è vuoto e resta "abitato" solo dalla band e dalle vocalist fino alla seconda strofa della canzone, momento in cui Ultimo sale dal right stage, circondato da calde luci arancioni. Inizia la prima parte del live, “Dove il mare finisce” e “Quei ragazzi” seguono la prima canzone senza pause. Il primo contatto con la gente: «Ciao belli, ciao Cataniaaaa». Un momento di buio precede la scena seguente: in un attimo “Cascare nei tuoi occhi”, “Il ballo delle incertezze”, “Poesia senza veli” (alle sue spalle le illustrazioni di Luca Arancio) e soprattutto “Vieni nel mio cuore”, ultimo singolo dell’artista e inno di questo tour: «L'ho scritta due mesi fa circa, l'abbiamo registrata, masterizzata e l’abbiamo fatta uscire per questa bellissima tournée». messaggio di Ultimo è palese: «Io sono le mie canzoni» canta in “Niente” e poi vola “Piccola stella” (con momento di assolo di chitarra) e “Ipocondria”. Comincia la seconda parte del concerto: quella acustica della band (percussioni, Fender Rhodes, chitarra acustica, chitarra elettrica, tromba solista, violino, violoncello) e via al medley, seduto al fianco del pubblico con un bicchiere di vino, con “Non sapere mai dove si va”, “Supereroi”, “Il bambino che contava le stelle”, “Quella casa che avevamo in mente”, “L’unica forza che ho” (con assolo di violino e violoncello), “Stasera” e l’immancabile “Peter Pan”. Arriva il momento “iconico” quello dei messaggi perché «ho capito che in fondo va bene così». Ultimo torna al centro del palco per “Colpa delle favole”, “Rondini al guinzaglio”, “I tuoi particolari”, “Pianeti” e “Ti dedico il silenzio” (manca solo “Fateme cantà”). Quindi interrompe la scaletta: «Cercatevi una passione, coltivatela e alimentate il vostro talento anche quando le difficoltà sembrano allontanarci dai nostri sogni». Ora è solo discesa: “La stella più fragile dell’universo”, “Giusy”, “Farfalla bianca”, “Amati sempre”, “Quel filo che ci unisce” in mash-up con “Tutto questo sei tu” e “22 settembre” aprono alla discesa sul prato a stringere le mani del suo pubblico e all’ascesa finale con i suoi “Sogni appesi”. Che siamo sicuri: saranno per anni quelli di tantissimi.