Joaquín Lavado era un fumettista argentino nato il 17 luglio 1932 a Mendoza (anche se all'anagrafe risulta nato il 17 agosto). Ed è proprio in occasione del novantesimo anno dalla sua nascita che Google ha voluto omaggiarlo con Doodle.
Chi era Quino
Figlio di immigrati spagnoli originari di Fuengirola (in Andalusia). In famiglia, sin dalla nascita, come riferisce Wikipedia, venne chiamato "Quino" per distinguerlo dallo zio Joaquín Tejón, pittore e disegnatore pubblicitario. Nel 1951 si recò a Buenos Aires con l'intenzione di trovare lavoro come fumettista. Tornò quindi a Mendoza e nel 1954 si trasferì a Buenos Aires sempre con l'intento di realizzare il suo sogno di lavoro. E questa volta le cose andarono diversamente: i suoi disegni vennero pubblicati regolarmente sulla pagina umoristica del settimanale Esto es. È solo l'inizio di una lunghissima carriera che ha visto i suoi disegni comparire su centinaia di quotidiani e periodici latino americani ed europei. Nel 1957 iniziò a pubblicare con regolarità su Rico Tipo e l'anno successivo cominciò ad occuparsi anche di grafica pubblicitaria.
Mafalda
Nel 1962 realizzò la sua prima mostra in una libreria di Buenos Aires e l'anno successivo pubblicò il suo primo libro Mundo Quino che raccoglie vignette mute. Ma il 1963 è da ricordare soprattutto per la nascita di Mafalda. La genesi della piccola-grande bambina è abbastanza strana: doveva infatti servire per pubblicizzare una marca di elettrodomestici: la Mansfield il cui logo conteneva una M e una A (da cui Mafalda, una bambina piena di idee per migliorare il mondo). Quino non fece quella campagna pubblicitaria ma gli restarono alcune strisce. Nel 1964 la bambina, a cui il nome di Quino è ormai indissolubilmente associato, comparve in tre strisce pubblicate da Gregorio, supplemento umoristico della rivista Leoplán, Il 29 settembre Quino inizia a pubblicare regolarmente le strisce di Mafalda su Primera Plana, il settimanale argentino più importante dell'epoca. Il 9 marzo dell'anno successivo terminò la collaborazione con il settimanale e Mafalda passò sulle pagine del quotidiano El Mundo. Per il Natale 1966 l'editore Jorge Álvarez pubblicò il primo libro che raccoglieva in ordine cronologico le strisce di Mafalda. La tiratura di 5000 copie andò esaurita in due giorni. La collaborazione con El Mundo andò avanti per oltre due anni e mezzo, fino al 22 dicembre 1967 quando il quotidiano chiuse. Nel frattempo Jorge Álvarez pubblicò il secondo volume-raccolta delle strisce. La terribile bambina ricompare in edicola solo il 2 giugno 1968 (su Siete días). In quell'anno non solo Jorge Álvarez pubblica altri due volumi di Mafalda, ma per la prima volta trenta strisce del personaggio vengono pubblicate in Italia all'interno del volume antologico Libro dei bambini terribili per adulti masochisti. Il primo volume completamente dedicato a lei in Italia apparve solo un anno dopo: si intitolava Mafalda la contestataria e la prefazione portava la firma di Umberto Eco; intanto in Argentina usciva il quinto volume della serie.
Il resto della carriera
Dopo aver abbandonato la creazione di Mafalda il 25 giugno 1973, "per essere a corto di idee", secondo la dichiarazione dello stesso autore, Quino si trasferisce a Milano, da dove continua a realizzare le pagine di umorismo anche pungente che non ha mai smesso di fare. Nel 1977 vince il Dattero d'Oro al Salone Internazionale dell'Umorismo di Bordighera e nel 1978 la Palma d'Oro. Negli anni seguenti ha vissuto tra Buenos Aires, Madrid e Parigi.[4] Fino al 1999 ha pubblicato alcune vignette nel supplemento domenicale del quotidiano spagnolo El País. Nel 2004, in occasione dei 40 anni di Mafalda, inaugura a Milano la mostra itinerante: "In viaggio con Mafalda", curata da Ivan Giovannucci, si compone di 60 pannelli con 77 strisce e 50 tavole di humour.
Gli ultimi anni
Nel 2008 è stato ospite d'onore dell'importante fiera di fumetti e videogiochi italiana Romics. Nell'agosto 2010 il ministro della Cultura e Comunicazione francese Frédéric Mitterrand lo nomina Cavaliere dell'Ordine delle arti e delle lettere. Quino è morto il 30 settembre 2020 a causa di un ictus, all'età di 88 anni.