E' tornata a Messina la Biennale dello Stretto, nella seconda sessione, iniziata lo scorso venerdì al Palacultura: spazio a spunti e idee su cui costruire una piattaforma programmatica che mira ad unire le due sponde dello Stretto, ponendole in un ruolo di rilievo per i paesi euromediterranei.
La prima giornata: politica, istituzioni, architetti e rappresentanti del mondo culturale a confronto
Dopo le tappe messinesi di Capo Peloro e del Museo regionale di Messina dello scorso ottobre, venerdì pomeriggio la manifestazione ha dato spazio a un confronto tra istituzioni e importanti firme dell’architettura internazionale, come Oriol Capdevila Arus, progettista catalano della “Mbm Arquitectes”, uno dei più prestigiosi studi al mondo. Nel suo intervento, il professionista di Barcelona si è soffermato sull’evoluzione dei progetti riguardanti le linee di costa, che interessano le funzioni logistiche, infrastrutturali e turistiche, nell’ambito dei piani di riqualificazione e rigenerazione delle città. Capdevila Arus ha lavorato molto anche in Italia e ha raccontato i progetti degli ultimi 20 anni, soffermandosi in particolare su quelli riguardanti Taranto e Catania, senza tralasciare Messina. Lo studio “Mbm Arquitectes”, con il compianto Bohigas, progettò la “Mortelle-Tono”, incontrando, purtroppo, insormontabili ostacoli tecnici e burocratici, che ne hanno impedito la realizzazione. E ha fatto riferimento anche alla Zona falcata di Messina, simbolo di uno straordinario waterfront mai valorizzato, definendo il progetto di riqualificazione “ambizioso”, ma quasi “impossibile”. “Contiene tante buone idee, ma è praticamente irrealizzabile non solo in una città come Messina” ha aggiunto Capdevila.
La manifestazione è stata aperta dai saluti del prof. Felice Arena, delegato del rettore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria; del presidente dell'Ordine degli architetti di Messina Pino Falzea e di quello di Reggio Calabria Ilario Tassone; oltre agli interventi degli ideatori e curatori dell’evento internazionale, la professoressa Francesca Moraci e l’architetto Alfonso Femia.
La prima parte è stata incentrata sul confronto con la politica locale. Il tema portante è stato “La Cultura ponte immateriale che si declina in forme diverse con unico obiettivo rigenerativo e germinativo”, come spiegato dalla prof. Moraci. A prendere la parola, il sindaco di Messina Federico Basile, che ha rilevato l’importanza culturale degli eventi della Biennale, vero e proprio volano di sviluppo territoriale; il senatore messinese della Lega Nino Germanà, il quale ha evidenziato il momento storico per l’Area dello Stretto, collegato alla decisione del nuovo Governo di avviare le procedure di realizzazione del Ponte, «l’unico vero “choc” positivo che può rilanciare questi territori». Elvira Amata, assessore regionale ai Beni Culturali e all'identità siciliana, ha evidenziato l'importanza della programmazione e della progettazione in un alveo culturale di connessione trasversale. E ancora gli interventi del presidente della Camera di Commercio di Messina, Ivo Blandina e di Mariangela Cama, coordinatrice della Biennale. Ha inviato un saluto anche la sottosegretaria Matilde Siracusano.
La seconda parte della giornata, dedicata ai “territori invisibili”, ha visto il racconto del progetto “Tunea”, sull'isola di S. Pietro, da parte di Maria Pina Usai; la narrazione sulla Rete delle fortificazioni dello Stretto da parte dell’assessore comunale di Messina Enzo Caruso; gli interventi di Francesco Messina, Ilario Tassone e Clara Stella Vicari Aversa.
L' architetto Maria Pina Usai ha inoltre illustrato il progetto “Zone portuaire” nato a Marsiglia come festival cinematografico dedicato alle città portuali. “Assieme all'antropologa urbana Maria Elena Buslacchi abbiamo a portare il festival a Genova e, così, è diventato un progetto a tutto tondo che ha attivato le comunità urbane e portuali nel tentativo di riconnettere porto e città, due realtà che storicamente nascevano come entità uniche, ma che col tempo sono diventate realtà separate con una pianificazione urbanistica diversa. Il nostro tentativo – spiega la Usai - a Genova è stato quello di ricucire porto e città, raccontando le storie dei portuali e aprendo il porto alla cittadinanza con spettacoli, installazioni e manifestazioni artistiche nate dalla collaborazione tra portuali, artisti e cittadini”.
Un successivo talk sull’Architettura mediterranea ha visto protagonisti Paolo Posarelli, Lorenzo Netti e Gaetano Scarcella. E poi, infine, riflettori accesi sul tema “Divulgare l'architettura e il territorio” con gli interventi dell'architetta Michela Di Domenico, autrice della graphic novel “Nel ventre dell’Orca”, Santo Giunta, autore del libro “L’istinto della bellezza”, Francesco Cannavà, regista del film documentario “Le vie del ferro” e Luciano Marabello, componente del coordinamento scientifico della Biennale dello Stretto.
Seconda giornata: case history e premi "Città metropolitana"
Alla sessione di sabato mattina sono intervenuti il vice sindaco di Messina Salvatore Mondello e il sindaco facente funzioni della città metropolitana di Reggio Calabria Carmelo Versace che hanno evidenziato come la Biennale consegni alle due città dello Stretto una nuova visione di futuro con i prossimi mesi che saranno decisivi per la programmazione comune tra le due sponde. "In questi anni si sono moltiplicate le occasioni di confronto tra le due sponde dello Stretto – hanno dichiarato i due rappresentanti istituzionali - e certamente "La Biennale" rappresenta un'occasione ulteriore, e di grande qualità, per proseguire questo percorso di collaborazione che punta alla conurbazione tra le due sponde dello Stretto. Un'opportunità caratterizzata da una straordinaria potenzialità intellettuale e da molteplici occasioni di studio e di confronto capaci di stimolare l'attività di programmazione e di pianificazione comune".
Cervia e Genova: due progetti di contaminazione tra cultura e territorio
Alla manifestazione hanno preso parte anche Massimo Medri, sindaco città di Cervia e Simonetta Cenci, assessore Urbanistica Genova 2017-2022. Le due città sono state protagoniste di due case-study esaminate durante la Biennale, in quanto espressione di quelle buone prassi di contaminazione trasversale tra cultura e territorio.
Il progetto del nuovo parco verde alla Bassona è significativo per la duplice valenza di conservare l’ambiente naturale e di renderlo godibile dai cittadini. Nel contesto della Biennale dello Stretto il Premio Città Metropolitane dello Stretto è stato assegnato alla città di Cervia, proprio per la capacità di individuare un equilibrio tra conservazione e fruizione Massimo Medri, sindaco di Cervia spiega “A partire dalla costruzione del bando internazionale l’interazione tra l’area verde e spazio antropico è stato il nostro obiettivo. La drammatica tromba marina che nel 2019 ha devastato gran parte della pineta a bosco ha stimolato, nella richiesta progettuale, la ricerca di una soluzione di incontro tra uomo e natura”.
Cervia è una città a vocazione turistica con picchi di tre milioni di presenze stagionali. Prosegue Medri “Particolarmente dopo la pandemia, le persone ricercano ambienti naturali: la catastrofe naturale si è trasformata nell’opportunità progettuale di mantenere il bosco nella sua forma naturale, ma anche di renderlo accessibile e godibile, nei termini di rispetto reciproco. Central Park, in qualche modo, ha ispirato la visione di integrazione urbana del Parco della Bassona nella città. Di fatto, il cambiamento climatico rende complessa la vivibilità dei cittadini: isole di calore, temperature estreme rendono necessario mettere in atto strategie di adattamento e mitigazione che non escludano la fruizione. Abbiamo scelto di non urbanizzare secondo un modello disequilibrante l’area, e abbiamo avuto la lungimiranza di integrare il Parco nel contesto urbano, approfittando della funzione compensatoria del verde e dell’acqua”.
Il tema della resistenza al cambiamento da parte dei cittadini esiste anche quando i progetti sono, come in questo caso, dichiaratamente virtuosi. Massimo Medri afferma “Abbiamo lavorato attuando un percorso di coinvolgimento e un processo partecipativo, limitando il consumo di suolo e recuperando il costruito esistente, immaginando nuove funzioni legate ad ambiente e salute. Nel parco stiamo realizzando, per esempio, aree “del respiro” per i soggetti che soffrono delle nuove patologie, spesso legate al disagio ambientale. Queste attenzioni hanno in qualche misura rassicurato gli ambientalisti più spinti e i gruppi più sensibili”.
“Genova Green Strategy” è, invece, una strategia che vuole puntare all’incremento del verde pubblico e all’organizzazione degli spazi pubblici genovesi stabilendo una serie di obiettivi volti ad aumentare la permeabilità del suolo, a mitigare i rischi ambientali e ridefinire il rapporto tra città e natura e al potenziale ecologico del verde, il tutto accompagnato dal valore estetico e culturale della strategia stessa. Sono stati individuati il sistema costiero, il sistema vallivo, due grandi “parchi”, il Grande Parco Ponente a vocazione tecnologica, e il grande Parco Levante a vocazione agricola e culturale. Dall’analisi territoriale eseguita è emersa l’esistenza di 6 tipologie urbane all’interno del territorio comunale genovese; si è partiti proponendo una chiave di lettura per la definizione di linee guida basate su porzioni di città, anche distanti fra loro, che condividono aspetti morfologici e criticità ambientali dove Genova viene interpretata come un complesso puzzle in cui 6 prototipi di città si avvicendano: la “città di pianura”, la “città in salita”, la “città arcipelago”, la “città giardino”, la “città agricola”, la “città compatta”. Le linee guida che definiscono azioni progettuali condivise per ognuna delle sei tipologie di città, si consentono di agire su tutti i quartieri di Genova, centrali o periferici, in pianura o sulle alture, sul mare o sui torrenti in modo tale che siano i quartieri stessi a diventare un’infrastruttura verde permeabile e porosa, capace di funzionare come rete ecologica capillare e mitigare i rischi ambientali del territorio. La strategia definisce inoltre una serie di “portali”, spazi connettivi di varia natura che collegano la città con l’entroterra, per riorientare la percezione di Genova oltre alla tradizionale città di mare, verso una realtà urbana articolata, che ha nella sua diversità di paesaggi la sua imprescindibile identità.
Il progetto, realizzato da Francesco Garofalo, di Openfabric è stato così commentato dal sindaco della città di Genova Marco Bucci: "Genova è paradigma della città mediterranea e delle tre linee d'acqua di crinale, di piana e di costa. Sta conoscendo un tempo di grandi trasformazioni grazie alla volontà e alla capacità di mettere in atto progetti coraggiosi da parte della sua amministrazione. “La trasformazione di una città nasce dalla capacità di orientare e fare progetto accompagnata da un solido supporto di motivazione al cambiamento. La complessità territoriale può essere, se coerentemente gestita, opportunità e vantaggio” - afferma Bucci, sindaco della città di Genova che ha vinto il premio Città Metropolitane dello Stretto – Cities Case Study per il progetto Genova Green Strategy”.
“I cittadini devono essere accompagnati attraverso le metamorfosi urbane. Servono buoni progetti, è necessario spiegare correttamente le scelte e quello che serve per raggiungere gli obiettivi, ma per vincere la resistenza al cambiamento è fondamentale una leadership in grado di trasmetterne concretamente il valore. La resistenza al nuovo fa parte del gioco. È importante far comprendere i vantaggi e le ricadute positive dell’innovazione dei processi. Per esempio, lavorare alla scala di quartiere – prosegue Bucci - consente di realizzare in tempi veloci situazioni di migliorata vivibilità urbana che possono aprire la strada al consenso verso operazioni più ampie. I piani di trasformazione servono per sviluppare la città che per crescere deve essere cantiere”. Sul tema della sostenibilità, il sindaco Bucci precisa: “La sostenibilità si declina negli aspetti ambientali, certamente, ma anche sociali ed economici. Genova Green Strategy è una proposta significativa che guarda all'entroterra. Una trasformazione non solo territoriale ma un diverso approccio di sistema“.
I premi “Città metropolitane”
Nell’ambito della call to action internazionale lanciata per la prima edizione de La Biennale dello Stretto, i curatori, Alfonso Femia e Francesca Moraci e il coordinamento scientifico (Salvatore Greco, Francesco Messina, Giovanni Multari, Michelangelo Pugliese, Gaetano Scarcella, Giorgio Tartaro, Ilario Tassone e Luciano Marabello) hanno individuato categorie di concorso diverse, per ognuna sono state selezionate opere e progetti e sono stati assegnati i premi Città Metropolitane dello Stretto.
L’obiettivo è stato quello di mettere in evidenza il valore compositivo e comunicativo dei progetti, di individuare formule innovative il pensiero e di suscitare il desiderio di alimentare il territorio dello Stretto con la cultura. L’arte, l’architettura, la narrazione attraverso la fotografia, la scrittura, il cinema, hanno trovato spazio in una mostra, allestita a Campo Calabro, in Batteria Forte Siacci, sul tema specifico “Le tre Linee d’acqua”.
Alla Call to action hanno partecipato 137 architetti, di cui 21 under 35, 10 fotografi, 18 artisti, per un complessivo di 112 progetti e opere in mostra fino al 18 dicembre al Forte Batteria Siacci. La capacità di visione progettuale attraverso le diverse chiavi interpretative adottate dai partecipanti è stata la discriminante di scelta dei progetti.
Ecco i premi “Città metropolitane dello Stretto”
Fotografia
Il riconoscimento è andato a Jacqueline Salmon, «per la capacità di rappresentare l’intima connessione tra acqua e uomo e per l’intensa abilità nel trasmettere la gioia visiva e il particolare stato di sospensione che il mare suscita nel suo rapporto di forza con le diverse espressioni della natura». E a Giulia Flavia Baczynski, «per aver scelto di rappresentare, la golena, area di piana tra il letto di magra di un fiume e il suo argine, invisibile a intermittenza, perché viene sommersa durante la piena e di averne rivelato l’architettura naturale e la potenza luminosa».
Progetto Architettura
Premiato Bergmeisterwolf, «per la capacità di aver immaginato il mare dello Stretto come una piazza fluida popolata da attraenti occasioni di aggregazione, le boe, spazi dedicati alla cultura, alla ricerca, all’esplorazione nel tempo, valorizzando i territori mediterranei dell’intorno».
Paesaggio
A Osa (“Istanbul Senin Halic Kiyilari Tasarim Yarismasi”), «per aver definito la natura come atto fondativo e rigenerativo nel senso compiuto del termine, spina dorsale di un progetto alla scala territoriale che si confronta con il tempo e la sua evoluzione nella geografia dei luoghi, negli spazi che la identificano, nella modalità di abitarli». A Benno Albrecht, Lorenzo Fabian e Jacopo Galli, «per la lucida visione del territorio mediterraneo che si affranca dalle stagnanti logiche geopolitiche del vecchio continente e affronta lo scenario futuro attraverso un’interpretazione che interfaccia la geografia, anch’essa in mutazione, con la dimensione socio-economica».
Realismo immaginario
A Carmelo Baglivo e la sua “Oasys City”, «per la capacità di leggere, in uno scenario post urbano, luoghi invisibili, residuali dell’ambiente costruito e infrastrutturato e trasformarli in benevole oasi di accoglienza ai margini della città. Una riflessione progettuale che si innesta nella realtà contemporanea». A “Laps Architecture”, con “I ponti dello Stretto”, «originale e provocatoria risposta al divisivo tema del Ponte sullo Stretto: non uno ma più ponti di connessione che si svolgono in orizzontale e verticale».
Concept design
A Migliore + Servetto, «per la capacità di mettere insieme un meta linguaggio progettuale che coniuga l’esplorazione con il viaggio in una dimensione universale mediterranea che si può ritrovare nello Stretto così come in ogni punto delle tre rive. E particolarmente per l’estensione progettuale attraverso il neologismo verbale». A Pietro Carlo Pellegrini, «per la capacità di immaginare una connessione leggera, potenzialmente ideale in ogni dimensione di passaggio, nello Stretto di Messina, così come nei grandi varchi di Gibilterra, dei Dardanelli e di Suez».
Arte
Al TechneLab Collettivo, «per la grande capacità di rispettare e interpretare con strumenti e linguaggi coerenti il tema delle tre linee d’acqua e per aver saputo cogliere e condividere lo spirito innovativo e libero del progetto della Biennale dello Stretto».
Video
Alla It’s 8Production e Maria M. S. Lagunes, con “Il fiume che non c’è”, «l’acqua interseca, quasi invisibile, gli assi viari dell’Urbe fino a rivelarsi nel territorio intorno. Un’occasione persa di relazione tra città e fiume». Allo Studio BV36, e il “Nuovo Parco pubblico di Cervia”, «le voci narranti raccontano di un cambiamento ambientale in un tempo così breve che ha trasformato la memoria del luogo: l’emergenza di un’esondazione diventa un parco da vivere». A LDA.iMDa e il “Biolago balneabile a depurazione naturale”, «per aver creato un percorso di parallelismo visivo tra la linea di crinale e la linea di piana richiamando come contrappunto l’acqua del lago».
“Cities Case Study”
Allo Studio BV36, con il nuovo Parco pubblico della Bassona Cervia Milano Marittima. E alla Città metropolitana di Genova, per la “Openfabric-Genova Green Strategy”.
Scrittura
Il Premio è andato alla giornalista della Gazzetta del Sud Anna Mallamo, «per la straordinaria capacità di vedere “l’invisibile” dello Stretto e di raccontarne, senza filtri e senza indulgenze, tutti gli aspetti e la straordinaria bellezza. E per aver condiviso con passione, impegno e generosità il progetto di Mediterranei Invisibili, fin dall’inizio del viaggio». Infine, il riconoscimento della Biennale anche a Mauro Francesco Minervino, «per la capacità di scrivere “per paesaggi”, per l’intensità del pensiero che cerca e trova somiglianze più che differenze tra luoghi e persone».
I prossimi appuntamenti e i laboratori permanenti
Ad annunciare che dalla Biennale dello Stretto nasceranno dei laboratori permanenti tra le due sponde è stato il presidente dell'Ordine degli architetti di Reggio Calabria Ilario Tassone: "La Biennale ha ormai consolidato il suo carattere di progetto culturale trasversale che oltrepassa la dimensione urbana proiettandosi verso la dimensione territoriale e di paesaggio. La manifestazione ha proposto un cambio di prospettiva in cui lo Stretto possa essere consapevolmente percepito non come l’estremo sud della Penisola ma come il centro del Mediterraneo. Architettura, arte, cultura, fotografia, spettacolo e tante altre discipline che a settembre sono state al centro del dibattito e hanno animato due sponde dello
Stretto per 5 giorni consecutivi, oggi vengono rievocate consegnando un premio a chi, in queste, si è contraddistinto con progetti e azioni di eccellenza. È questo un momento importante di riflessione e dibattito su quanto fatto fino ad oggi e quanto ancora dovrà essere fatto. A dicembre - conclude Tassone - si chiuderà sulla sponda calabrese la prima edizione della Biennale dello Stretto, il cui successo è andato oltre ogni aspettativa, e si avvierà la programmazione di laboratori permanenti che avranno cpme obiettivo quello di tradurre i temi e i dibattiti trattati durante la biennale in azioni trasversali e multidisciplinari che possano generare ricadute concrete sul nostro territorio".
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