L’Unione europea vuole ridurre i rifiuti degli imballaggi. Per riuscirci punta sul taglio del packaging inutile ed eccessivo ma soprattuto favorisce di più il riutilizzo con deposito e vuoto a rendere. Una scelta che ha preoccupato l’industria italiana dove da anni si è puntato sul riciclo. Al punto che il vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans, presentando il nuovo pacchetto di norme a Bruxelles, ha parlato in italiano per fornire qualche rassicurazione in merito: «Io so che in Italia moltissimo è stato già fatto sul riciclo. Vogliamo ancora di più, non di meno. Non c'è competizione fra i due approcci, il riciclo e il riutilizzo». «Abbiamo bisogno di entrambi gli strumenti come abbiamo bisogno di più impianti per il trattamento dei rifiuti. Nessuno vuole mettere fine alle pratiche di riciclo che funzionano bene o mettere in pericolo gli investimenti sottostanti», ha spiegato.
Il punto però è un altro: «Se l’obiettivo è diminuire i rifiuti di materiale di imballaggio, e quindi anche il materiale di imballaggio usato, il riutilizzo degli imballaggi è chiaramente uno dei modi migliori per raggiungere questo obiettivo. Oggi stiamo finalmente stabilendo le condizioni per promuovere questa pratica in tutta Europa nei settori dove il riutilizzo ha senso, ha benefici ambientali maggiori del monouso», ha evidenziato il commissario olandese.
Il macro-obiettivo è ridurre i rifiuti degli imballaggi del 37% entro il 2040, con un riciclo effettivo totale del 100% del packaging già entro il 2030. «L'imballaggio può e deve essere fatto meglio. E’ capitato a tutti di acquistare qualcosa su Internet e che arrivi in una scatola enorme o con diversi strati per far sembrare che il prodotto sia più grande», ha spiegato Timmermans.
Altri numeri forniti dell’esecutivo Ue: entro la fine del 2030, gli Stati membri dovranno garantire che il 70% del peso di qualsiasi imballaggio possa essere riciclato, con obiettivi specifici per plastica (55%), legno (30%), metalli ferrosi (80%), alluminio (60%), vetro (75%) e cartone o carta (85%). La proposta di regolamento, che non modifica gli obiettivi generali di riciclaggio fissati nel 2018 per il 2025 e il 2030, dovrà essere negoziata con il Consiglio (gli Stati) e con il Parlamento europeo. Timmermans promette di «mettercela tutta per arrivare a un’intesa entro la fine di questa legislatura», metà 2024.
La misura generale per arrestare la tendenza all’aumento della produzione di rifiuti da imballaggio è un obiettivo di riduzione del 15% entro il 2040 per ogni Stato membro rispetto ai livelli del 2018. Un traguardo da raggiungere progressivamente con una riduzione del 5% entro il 2030 e del 10% entro il 2035. Poi c'è la parte più controversa della proposta, quella sul riutilizzo degli imballaggi, con i nuovi obiettivi per le aziende: entro il 2030 il 20% ed entro il 2040 l’80% delle bevande fredde e calde (non alcoliche) dovrà essere servito in un contenitore riutilizzabile, o consentire ai consumatori di essere serviti con il proprio contenitore.
I rivenditori di birra, invece, dovranno vendere il 10% dei loro prodotti in contenitori riutilizzabili entro il 2030 e il 20% entro il 2040. Per i piatti pronti da asporto dei ristoranti, gli obiettivi sono del 10% nel 2030 e del 40% nel 2040. Quanto alla consegna di cibi a domicilio, il 10% degli imballaggi delle piattaforme di e-commerce dovrà essere riutilizzabile entro il 2030 e il 50% entro il 2040.
La Commissione vuole anche vietare gli «imballaggi chiaramente non necessari», come i contenitori monouso per alimenti e bevande consumati all’interno di ristoranti e caffetterie, frutta e verdura o bottiglie e barattoli in miniatura come quelli utilizzati negli hotel. Addio quindi, ad esempio, alle bustine da zucchero nei bar e ai flaconcini di shampoo.
La Commissione vuole inoltre incentivare i prodotti che pubblicizzano l’uso di biomateriali a specificare in quale proporzione, nonchè incoraggiare la ricerca e l’innovazione nel settore, comprese le bioplastiche.
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