E' finita nel modo più giusto. L'epilogo atteso, quello che ci rimette in pace con il calcio. Da stanotte i santi del futbol non saranno più irrequieti. Leo ha avuto giustizia. Lui da Rosario, lui - forse il più grande di sempre - non poteva chiudere senza il trofeo più luccicante, senza un Mondiale cucito sulla maglia, senza il premio di miglior giocatore. Lui a 35 anni, quando il tramonto è alla vista e l'ultima chiamata per la gloria infinita è già realtà si prende tutto e lo fa nel modo più incredibile. Nella finale che rimarrà per sempre nella storia del calcio segna due gol nei 120' e il rigore del coraggio, quello che dopo tanta paura spinge l'Argentina al di là della resistenza francese. Come se gli dei avessero scritto tutto da tempo. Quello che tutti gli amanti del calcio attendevano oggi si materializza con il finale più atteso. Per un attimo, quando Mbappé ha riacciuffato Leo in 2', abbiamo temuto che l'ultimo passo di danza si trasformasse in quello che i romani chiamavano “passum sub iugum” (“passaggio sotto il giogo”), la pratica con cui si umiliavano i nemici facendoli passare sotto una teoria di lance disposte a guisa di simbolica porta. E abbiamo visto le lance francesi stendersi. E invece, no.
Leo completa proprio alla sua ultima partita in un Mondiale la parabola di una carriera incredibile, alla quale mancava solo l'ultimo passo per poter davvero provare a mettersi sullo stesso piano e forse anche oltre Maradona e Pelè. In Qatar il re è lui, Lionel Messi da Rosario, soprannominato la "pulce", sette Palloni d’oro in bacheca e una serie infinita di record e gol. Il mondo è ai piedi di Leo, lui che al Mondiale è apparso per la prima volta nel 2006 in Germania, giocando 16 minuti da subentrato, e anche da predestinato, segnando nel 6-0 della fase a gironi contro la Serbia-Montenegro, e diventando con i suoi 18 anni e 357 giorni il più giovane goleador dell’Argentina nella storia dei Mondiali. E dopo la finale di oggi con la Francia è anche il giocatore con più presenze, 26, in cinque Mondiali disputati: ha superato anche Matthaus per presenze mondiali e Maldini per minuti giocati e al mondiale qatariota ha sfondato il muro delle mille partite giocate in carriera e conquistato anche il titolo di miglior giocatore della Coppa del Mondo 2022.
Il bambino a suo tempo scartato dal Como, che ha lasciato Rosario 13enne per passare un terzo della sua vita a Barcellona, ha segnato un’epoca. È il terzo marcatore più prolifico della storia del calcio, il miglior realizzatore sudamericano delle nazionali di calcio e il miglior uomo-assist di sempre (392). I 41 trofei ufficiali vinti in carriera lo rendono il secondo giocatore di sempre per trofei di squadra vinti. Una vita al Barcellona, club con il quale ha conquistato 9 Liga dal 2005 al 2018, 6 Coppe di Spagna dal 2009 al 2018, 7 Supercoppe di Spagna dal 2005 al 2016, 4 Champions League (2006, 2009, 2011, 2015), 3 Supercoppe Uefa (2009, 2011, 2015) e 3 Mondiali per Club (2009, 2011, 2015) oltre a svariati record prima del divorzio ed il passaggio al PSG nell’estate 2021. La teorie pallonare del fallimento erano diventate un mantra: "Messi? Forte perché giocava nel Barcellona, ma non ha mai vinto nulla con l'Albiceleste". Lo scorso anno, in Coppa America, Messi ha vinto il suo primo titolo con la Selección, che non vinceva dal 1993. Ora il Mondiale. Giusto così.
Nella finale da leggenda Kilian Mbappé ci entra di diritto e anche la sua recita stasera dà la netta sensazione che il copione lo abbiano scritto gli dei del pallone. Una sorta di passaggio di consegne tra i due compagni del Psg (che però non si amano). Tre reti - e il gol nella lotteria dei rigori - come nemmeno Pelé e la firma su un futuro che adesso è suo. Avrà tempo per riprendersi il mondo - senza dimenticare che lui un Mondiale lo ha già vinto -. Intanto si prende il titolo di capocannoniere. Giusto così.
Il destino del Mondiale più discusso della storia del calcio aveva stabilito che dovesse essere la Coppa del Mondo di Lionel Messi, al passo d’addio, e così è stato. Un grande del giornalismo mondiale, Gianni Minà, ha sintetizzato in poche parole: "In un mondo sbagliato, in un Mondiale sbagliato, un risultato giusto". Leo da Rosario stasera ha indossato il mantello da sceicco regalato prima di alzare la coppa dal vero re del Qatar, Hamad Al Thani. Messi è finalmente il Re. Giusto così.
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