Impegno traversale del Parlamento per restituire alle pensioni di guerra la loro natura risarcitoria e tutelare i percettori più fragili
L’Associazione Nazionale Vittime civili di Guerra (ANVCG) da tempo si sta battendo per l’eliminazione di una grave ingiustizia che colpisce la parte più debole della categoria dei pensionati di guerra: la rilevanza di tali pensioni ai fini della concessione dell’assegno sociale e del calcolo dell’ISEE, nonostante il fatto che esse siano per legge un “atto risarcitorio, di doveroso riconoscimento e di solidarietà da parte dello Stato nei confronti di coloro che, a causa della guerra, abbiano subito menomazioni nell'integrità fisica o la perdita di un congiunto”.
La legge di bilancio 2021, ora all’esame del Parlamento e giustamente orientata a sostenere le categorie maggiormente in difficoltà nell’attuale situazione di crisi, si presenta come l’occasione giusta per ottenere finalmente questo risultato, che è un atto di equità sociale che non può più essere rimandato.
La fondatezza di questa rivendicazione è testimoniata dal fatto che emendamenti a tal fine sono stati presentati e segnalati da molte forze politiche di maggioranza e di opposizione, che l’ANVCG, a nome di tutte le vittime civili di guerra, ringrazia per la sensibilità finora dimostrata. Nonostante ciò, è però adesso necessario che anche il Governo dimostri nei fatti il suo appoggio, così come del resto si è impegnato a fare negli scorsi mesi, accogliendo diversi ordini del giorno sull’argomento.
L’ANVCG auspica vivamente che ciò possa finalmente avvenire, rendendo così giustizia ai pensionati di guerra, che, contrariamente a quello che di solito si pensa, sono ancora piuttosto numerosi (oltre 100.000), specialmente per ciò che concerne i civili, anche a distanza di così tanti anni dalla fine del conflitto.
Infatti, mentre gli ex militari sono ormai in numero esiguo, per i civili il discorso è diverso, perché tanti di loro furono colpiti in tenerissima età durante lo svolgimento della Seconda Guerra Mondiale e – inoltre – in migliaia rimasero vittime anche nel dopoguerra, a causa dei numerosissimi ordigni bellici rimasti sul territorio, che ancora oggi, seppur con minore incidenza, continuano a provocare incidenti, anche mortali.
L’esistenza quindi, ancora oggi, di migliaia di pensionati di guerra non è il frutto di chissà quale stranezza, come ogni tanto capita di leggere su articoli poco informati sull’argomento, ma è la conseguenza degli effetti devastanti della guerra moderna sulle popolazioni civili, i cui effetti si protraggono per anni e generazioni anche dopo la fine delle ostilità.
I trattamenti pensionistici di guerra sono in genere di importo modesto: l’85% dei titolari percepisce meno di 6.000 euro l’anno e oltre il 50% meno di 3.000 euro l’anno. Per dare degli esempi concreti, un mutilato che ha perso una gamba per causa di guerra ha una pensione di 613 euro al mese; una vedova di guerra percepisce normalmente 386 euro al mese; un genitore che ha perso il figlio 186 euro al mese.
Questi modesti trattamenti pensionistici, come detto, hanno una specialissima natura risarcitoria che li rende differenti da tutte le altre pensioni e che ha come logica conseguenza la loro estraneità dal concetto di reddito, trattandosi in sostanza non di un arricchimento ma di una riparazione del danno sofferto, senza alcuna colpa, a causa delle vicende belliche, sia esso una invalidità oppure la perdita di un congiunto.
È questo il motivo per cui tutti i trattamenti pensionistici di guerra non sono considerati ai fini fiscali e - per usare le parole della legge - “sono irrilevanti ai fini fiscali, previdenziali, sanitari ed assistenziali ed in nessun caso possono essere computati, a carico dei soggetti che le percepiscono e del loro nucleo familiare, nel reddito richiesto per la corresponsione di altri trattamenti pensionistici, per la concessione di esoneri ovvero di benefici economici e assistenziali”.
Purtroppo però anche sotto questo profilo negli ultimi anni si è verificata una erosione dei diritti delle vittime di guerra perché la natura risarcitoria delle loro pensioni è stata disconosciuta per la concessione dell’assegno sociale e per il calcolo dell’ISEE.
Quest’ultima è una grave incoerenza normativa che ha bisogno di essere sanata al più presto, soprattutto in funzione dell’attuale situazione di grave emergenza sanitaria, sociale ed economica, dato che essa va a danneggiare la parte più indigente di una categoria – quella delle vittime civili di guerra – che già di per sé è caratterizzata da una particolare situazione di fragilità e che ha sofferto e soffre tuttora in modo rilevante la crisi che si è venuta a creare.
Si tratta di una anomalia che in non pochi casi ha addirittura l’effetto di penalizzare i titolari di pensione di guerra a basso reddito rispetto la generalità dei cittadini. L’auspicio è che questo non accada più a partire dall’anno prossimo, grazie all’approvazione degli emendamenti promossi dall’Associazione per restituire finalmente alle pensioni di guerra quella natura risarcitoria che è loro propria.
Il costo previsto per la copertura finanziaria di tali emendamenti non va in alcun modo ad appesantire la spesa pubblica, in quanto viene ampiamente compensato dalla diminuzione del costo per le pensioni di guerra che, per ovvie ragioni anagrafiche, ha ogni anno un decremento fisiologico di qualche decina di milioni di euro.
Questo consistente avanzo di bilancio potrebbe consentire anche di disporre finalmente, dopo 30 anni di dimenticanza da parte delle Istituzioni, l’adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra divenuti ormai inadeguati a svolgere la funzione risarcitoria voluta dalla legge. Il loro valore reale, infatti, ha subito una progressiva riduzione negli ultimi decenni, a causa del divario tra l’inflazione reale e l’adeguamento automatico annuale degli importi, ed è per questo che l’Associazione da anni sta promuovendo la proposta di una rideterminazione di questi trattamenti, incrementandoli di almeno il 10%.
Ma oltre a questi temi ancora irrisolti, ne va ricordato un altro che attende da troppi anni una positiva conclusione. Si tratta del Disegno di Legge C1813 per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, già approvata in via definitiva dal Parlamento nel 2017, ma rinviata alle Camera dal Presidente Mattarella per la correzione di un vulnus costituzionale.
Questa proposta di così grande importanza dal punto di vista etico, pur avendo un percorso privilegiato, è purtroppo ancora all’esame delle Commissioni parlamentari a distanza di oltre tre anni dal rinvio, nonostante l’invito del Presidente Mattarella a procedere con particolare celerità.
Chi sono oggi le vittime civili di guerra in Italia?
I conflitti armati non si concludono con la firma dei trattati di pace ma lasciano un segno profondo per decenni
Queste tre storie, così simili ed eppure così lontane nel tempo, sono la prova più evidente di come ormai per la popolazione civile i conflitti armati non si concludono il giorno dopo la firma dei trattati di pace. Infatti, la trasformazione della natura delle guerre, che a partire della Seconda Guerra Mondiale hanno come principale obiettivo la popolazione civile, ha causato un aumento esponenziale dell’uso capillare di armi a largo raggio e/o a larga diffusione, primo fra tutti il massiccio ricorso ai bombardamenti a tappeto. Questo fenomeno ha tra le sue tragiche conseguenze la presenza per decenni di numerosissimi ordigni bellici nascosti nel terreno e perfettamente funzionanti. Per dare una idea della vastità di questo fenomeno, si consideri che ancora oggi vengono ritrovati in media circa 60.000 ordigni di origine bellica ogni anno la cui bonifica, solo per fare un esempio, ha comportato nell’ultimo anno l’evacuazione di oltre 120.000 abitanti. È questa la ragione per cui il picco del numero delle pensioni di guerra in pagamento è stato raggiunto solo quasi alle soglie degli anni ‘70 e per cui a tutt’oggi, a distanza di 75 anni dalla fine dell’ultimo conflitto sul territorio italiano, vi sono ancora così tante vittime civili di guerra, molte delle quali sono rimaste infortunate nel dopoguerra. Si tratta di un fatto per nulla conosciuto dall’opinione pubblica e dai mezzi d’informazione e che non viene mai considerato, proprio perché non noto, quando si commenta con stupore, e a volte anche con ingiustificata ironia, la circostanza che nel 2020 vi sono ancora persone che percepiscono trattamenti pensionistici di guerra.
GIUSEPPE CASTRONOVO
Favara, Agrigento, 26/6/1944: ho 9 anni e sto giocando, insieme a un mio coetaneo, nelle campagne di Favara, il comune dell’Agrigentino dove sono nato. è qui che troviamo un oggetto, la cui forma ci fa pensare ad una penna stilografica: in realtà è un micidiale ordigno esplosivo, dall’aspetto volutamente ingannatore. L’ordigno ci scoppia in mano ed io perdo per sempre la vista, mentre il mio compagno perde una mano, rimanendo però gravemente segnato dallo shock subìto, tanto da morire poco tempo dopo.
Oggi Giuseppe Castronovo è Presidente Nazionale dell’ANVCG – Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra
ERSILIO DERNA
San Giorgio la Molara, Benevento, 2/5/1978: ho 13 anni e, insieme ad un mio amico coetaneo ed a mia sorella, mentre giocavo all’interno di alcuni ruderi del mio comune, San Giorgio la Molara (Benevento), tra le pietre scorgo un oggetto di colore rosso che mi incuriosisce. Lo prendo ed insieme agli altri iniziamo a giocarci smontandolo. Una volta aperto, estraiamo la parte interna e la poggiamo a terra. Successivamente mia sorella ed il mio amico si sono allontanati ed io, invece, mi sono inchinato per raccogliere i pezzi che sono esplosi dilaniando il mio braccio e causandomi varie cicatrici in tutto il corpo.
Oggi Ersilio Derna è Presidente della sezione di Benevento nonché Consigliere Nazionale dell’ANVCG
NICOLAS MARZOLINO
Novalesa, Torino, 2/3/2013:ho 15 anni e, insieme ai miei amici Lorenzo e Stefano, decido di dissodare un terreno incolto per piantare delle patate. Stiamo già pensando alla festa di settembre: qui a Novalesa, in Val Cenischia provincia di Torino, i ritmi ed il lavoro sono spesso legati alla terra ed ai cicli naturali. Ad un tratto Lorenzo nota un aggeggio rosso, con un tappo metallico. Iniziamo a scherzare sulla sua forma, che ricorda un lumino da chiesa, e decidiamo di smontarlo. Esplode, lasciando me e Lorenzo senza la vista. Io perdo anche una mano.
Oggi Nicolas è socio dell’ANVCG e collabora con l’associazione nelle attività di prevenzione al rischio nelle scuole in materia di ordigni bellici inesplosi
L’Associazione Nazionale
Vittime Civili di Guerra ANVCG
L’ANVCG, Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, è nata nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, ed ha per legge la rappresentanza e tutela in Italia delle vittime civili di guerra e delle loro famiglie.
Una categoria che conta ancora oggi decine di migliaia di mutilati, invalidi, ciechi, vedove ed orfani per causa di guerra, molti dei quali divenuti tali a distanza della fine della guerra a causa degli ordigni bellici di cui è rimasto disseminato il nostro paese. Oggi l’Associazione, oltre ai tradizionali compiti di assistenza e tutela della categoria è particolarmente attiva, anche in campo internazionale, nella promozione della cultura della pace e nel rafforzamento della solidarietà verso tutti i civili colpiti da guerre e conflitti in tutto il mondo. Svolge attività di advocacy ed è impegnata in numerosi progetti umanitari e di cooperazione, anche in collaborazione con istituzioni e organizzazioni operanti per la tutela dei diritti umani. Dal 2017 l’ANVCG è parte della rete italiana ed internazionale “INEW - International Network on Explosive Weapons” contro l’impiego delle armi esplosive nei conflitti urbani e coordina in Italia la campagna di sensibilizzazione sul tema - di cui fanno parte anche la Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna Italiana contro le Mine - allo scopo di promuovere l’adesione dell’Italia alla Dichiarazione politica internazionale contro le armi esplosive.
La naturale attenzione e solidarietà verso il dramma vissuto dalle vittime civili delle guerre contemporanee, ha portato l’associazione ad istituire al proprio interno “L’Osservatorio”, un centro di ricerca sulle vittime civili dei conflitti. L’intento del centro è quello di documentare le violazioni di massa dei diritti umani in guerra, mantenere un archivio sulle vittime dei conflitti contemporanei e promuovere la conoscenza sulle tematiche della protezione dei civili nei conflitti armati, dell’assistenza alle vittime di guerra e del Diritto Internazionale Umanitario. Tra le altre iniziative dell’Associazione va ricordato il progetto “De-Activate”, campagna di sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole in materia di ordigni bellici inesplosi, realizzato con il contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. L’ANVCG ha inoltre in essere un protocollo di intesa con il Ministero della Difesa per la mappatura degli ordigni bellici inesplosi sul territorio nazionale.
L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra opera in tutto il territorio nazionale con le sue oltre 100 sedi periferiche tra sezioni provinciali, regionali e fiduciariati.
L’impegno anche in campo internazionale dell’ANVCG è stato riconosciuto da ultimo dalle legge 25/01/2017 n°9 che ha istituito la “Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo”, che si celebra ogni 1° febbraio e che attribuisce espressamente all’Associazione e al suo Osservatorio, attraverso un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, il compito di determinare gli indirizzi per il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado sulle tematiche della Giornata.
Attualmente il Presidente Nazionale è il Cavaliere di Gran Croce Avv. Giuseppe Castronovo - cieco civile di guerra dall'età di 9 anni - eletto dal Congresso Nazionale tenutosi a Roma il 3-5 dicembre 2018.
La sede nazionale dell’ANVCG si trova a Roma, in via Marche, 54.
Tel. 06/5923142
E-mail [email protected]
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