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Julian Assange, negata l'estradizione negli USA dalla giudice britannica. "Rischio suicidio"

La giustizia britannica ha respinto la contestata istanza di estradizione negli Usa di Julian Assange, dove il fondatore australiano di WikiLeaks è accusato di spionaggio e pirateria

Niente estradizione negli Usa per Julian Assange e rilascio dal carcere per evitare rischi di suicidio. Lo ha stabilito la giudice distrettuale britannica Vanessa Baraister nel verdetto letto nella sede della corte londinese di Old Baileys e accolto dalle lacrime di Stella Morris, compagna dell’attivista australiano, e dal suo abbraccio in aula con Kristinn Hrafnsson, attuale direttore di WikiLeaks. Baraister si è detta persuasa della «buona fede» degli inquirenti americani e ha respinto le contestazioni della difesa contro i timori di un processo iniquo Oltreoceano.

Ma ha negato comunque l’estradizione, definendo insufficienti le garanzie date dalle autorità di Washington a tutela dal pericolo di un eventuale tentativo di suicidio del fondatore di WikiLeaks. «Stabilisco che l’estradizione sarebbe troppo oppressiva per ragioni di salute mentale e ordino il suo rilascio», ha concluso la giudice. Per ora Assange resta in custodia in attesa dell’indicazione - in giornata - di una cauzione sulla base della quale potrà essere scarcerato nelle prossime ore, in modo da aspettare l’esito dei possibili ricorsi da libero cittadino.

 

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