Giovedì 19 Dicembre 2024

Afghanistan, stretta intorno a Kabul: profughi e diplomatici in fuga. Di Maio: "Lasciamo"

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

I talebani afghani nelle ultime ore hanno rafforzato la loro stretta territoriale intorno a Kabul. I rifugiati dell’inesorabile offensiva degli insorti hanno inondato la capitale e i marines statunitensi sono tornati per supervisionare le evacuazioni di emergenza.

Usa, accordo con Qatar per ospitare 8 mila profughi

Gli Stati Uniti stanno lavorando a un accordo con il Qatar per far ospitare circa 8 mila afghani. Lo riportano i media americani. L’accordo riguarda l’accoglienza temporanea, in vista di un trasferimento definitivo in Usa, per interpreti e collaboratori a vario livello degli americani e che, con le loro famiglie, stanno cercando di lasciare l’Afghanistan, sempre più in mano ai talebani. I primi 2 mila afghani sono attesi a Doha «presto».

Truppe statunitensi in arrivo a Kabul

Stanno arrivando a Kabul le truppe statunitensi con il compito di aiutare personale diplomatico e altri americani a lasciare il Paese, mentre i talebani risultano ancora accampati a una cinquantina di chilometri dalla capitale afghana, probabilmente in attesa del completamento delle evacuazioni dalle ambasciate. Lo riporta la Bbc. Il capo delle Nazioni Unite ha avvertito che la situazione sta andando fuori controllo con conseguenze devastanti per i civili. Finora più di 250.000 persone sono state costrette a lasciare le loro case e molti di loro si sono concentrati a Kabul, nei parchi o in alloggi di fortuna. L’ambasciata degli Stati Uniti - riportano vari media internazionali, ha invitato il personale a distruggere ogni materiale sensibile presente nelle strutture, inclusi opuscoli e bandiere che potrebbero essere utilizzati per la propaganda. Anche il Regno Unito ha annunciato l’invio di 600 soldati per aiutare l’evacuazione dei cittadini britannici e dell’ex personale afghano. Come la Germania, manterrà aperta l'ambasciata con il personale al minimo. Danimarca e Norvegia stanno invece chiudendo del tutto le loro rappresentanze diplomatiche.

Di Maio, pronti a lasciare ma non li abbandoniamo

"Alla Farnesina stiamo monitorando la situazione 24 ore al giorno, in stretta sinergia con la nostra ambasciata a Kabul, con i ministeri della Difesa e dell’Interno e con la nostra intelligence. La priorità è mettere in sicurezza i nostri connazionali". Così, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla situazione in Afghanistan. "Non ci sarà un nuovo impegno militare, ma non possiamo pensare di abbandonare dopo 20 anni il popolo afghano", sottolinea. "Adesso dovremo lavorare con tutte le forze affinché i talebani diano le dovute garanzie sul rispetto dei diritti acquisiti. La comunità internazionale dovrà riflettere sul futuro dell’Afghanistan anche in un’ottica regionale, facendo leva su un maggiore coinvolgimento dei Paesi della regione che possono influire per riportare stabilità e pace", spiega Di Maio. Secondo il ministro "in questi 20 anni si è provato a mettere un argine al potere e all’ideologia dei talebani, ma se l’avanzata di questi giorni è stata così veloce e rapida dobbiamo almeno interrogarci sulle ragioni" e le responsabilità "sono di tutto l'Occidente. E’ doveroso pensare a una strategia comune, anche per evitare che quanto accade in Afghanistan si ripeta in altri teatri". Ma "le responsabilità non sono degli Usa, ma di tutto l'Occidente". Quanto alla presenza italiana, "ci stiamo preparando a ogni evenienza, anche quella dell’evacuazione. Dobbiamo pensare alla sicurezza del personale della nostra ambasciata e dei nostri connazionali. Se sarà necessario, con l’importante aiuto della Difesa, porteremo tutti in sicurezza in Italia, in tempi rapidi". Infine, per il ministro "c'è il problema dei flussi migratori irregolari e c'è anche il rischio di infiltrazioni terroristiche. La strada è quella della cooperazione con altri Paesi per gestire i flussi e prevenire i rischi per la sicurezza".

La resa di Herat

Herat, la terza città dell’Afghanistan è stata in gran parte conquistata dagli insorti talebani: in mano alle forze governative solo l’aeroporto e una base militare, secondo quanto ha confermato a Reuters un dirigente della provincia, Ghulam Habib Hashimo. Il capoluogo della provincia omonima è stato la base della missione italiana in afghanistan. Dopo il ritiro annunciato dagli Usa e dalla Nato, i soldati italiani hanno lasciato la città esattamente un mese fa, il 12 luglio scorso. Inoltre, i talebani hanno preso la seconda città più grande dell’Afghanistan, Kandahar, alimentando i timori che il governo sostenuto dagli Stati Uniti possa cadere in mano agli insorti mentre le forze internazionali completano il ritiro dopo 20 anni di guerra. I talebani hanno conquistato anche le città di Lashkar Gah nel sud e Qala-e-Naw nel nord-ovest. La caduta delle principali città è un segno che gli afghani hanno accolto i talebani, ha detto un portavoce del gruppo, citato dalla tv araba Al Jazeera.

Il controllo delle province

I talebani ieri hanno reso noto di avere preso il controllo di 15 province afgane, tra cui come è noto anche quella di Kandahar, anticipando che presto altre quattro cadranno nelle loro mani. «In questo momento 15 province sono sotto il nostro completo controllo», ha detto all’ANSA il portavoce, Zabihullah Mujahid. Oltre a Kandahar, le province catturate includono Helmand, Herat e Badghis. «I talebani stanno avanzando in molte aree e le province di Zabul, Uruzgan, Logar e Maidan Wardak saranno conquistate a breve», ha proseguito Mujahid sottolineando che le forze afgane sono state invitate ad evitare «una resistenza inutile» e ad arrendersi. Un leader talebano che ha voluto mantenere l’anonimato ha detto all’ANSA che i governatori ombra talebani hanno assunto il controllo come governatori delle province conquistate. «I talebani hanno convocato una riunione d’emergenza della loro massima leadership e di influenti esponenti religiosi per discutere del sistema futuro», ha aggiunto.

"Presto altre quattro"

Sono già 10 i capoluoghi di provincia dell’Afghanistan caduti nelle mani dei talebani negli ultimi giorni. Gli insorti hanno approfittato del progressivo ritiro delle forze armate straniere, in particolare dei militari Usa e si muovono con grande rapidità in tutto il Paese. L’Afghanistan è suddiviso in 34 province. I talebani hanno governato il Paese tra il 1996 e il 2001, imponendo una versione ultra-rigorosa della legge islamica, prima di essere spodestati da una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti per aver rifiutato di consegnare Osama bin Laden dopo gli attacchi dell’11 settembre.

Le città già conquistate

- ZARANJ: la città si trova nella provincia di Nimroz, nel Sud. E’ il primo capoluogo di provincia a cadere, il 6 agosto, da quando i talebani hanno intensificato gli attacchi nei confronti delle forze afghane all’inizio di maggio. - SHEBERGHAN: il centro viene conquistato il 7 agosto insieme a gran parte della provincia settentrionale di Jawzjan. Circolano alcuni video sui social che mostrano i detenuti di un carcere lasciare le proprie celle e festeggiare per la liberazione. Sheberghan era una roccaforte dell’ex vice presidente afghano, Abdul Rashid Dostum. - SAR-E-PUL: L’8 agosto passa sotto il controllo nemico. SI trova sempre nella parte settentrionale dell’Afghanistan a circa 600 chilometri da Kabul. - KUNDUZ: città di 270 mila abitanti, si trova a 300 chilometri a nord di Kabul e 50 chilometri a sud del confine con il Tagikistan. Si assoggetta alle forze talebane nello stesso giorno di Sar-e-Pul. Viene considerata una vittoria strategicamente importante perchè il luogo è ricco di minerali e materie prime. Anche in questo caso le forze governative sostengono che esista una sacca di resistenza organizzata in una base dell’esercito e in un aeroporto. - TALOQAN: La capitale della provincia di Takhar, sempre nel nord, è il terzo capoluogo a cadere l’8 di agosto. Anche in questo caso hanno fatto molto rumore le immagini e i video sui social che mostrano i ribelli liberare i prigionieri incarcerati costringendo i funzionari governativi a fuggire. - AYBAK: Un’altra città, centro principale della provincia settentrionale di Samangan, viene invasa da combattenti talebani che occupano i luoghi di amministrazione e governo. In tre giorni di offensive sono passati in mano nemiche ben 6 città, le ultime tre in appena 24 ore. - FARAH: Il 9 agosto non si arresta la marcia talebana verso Kabul. Farah, che si trova nella parte occidentale dell’Afghanistan, è il settimo capoluogo a cadere. Anche in questo caso la resa è particolarmente rapida e la conquista viene confermata da fonti governative locali. - PUL-E-KHUMRI: La capitale della provincia centrale di Baghlan passa sotto il controllo dei Talebani il 10 agosto. «Le forze di sicurezza, dopo aver resistito per giorni, hanno lasciato la città nel primo pomeriggio. I combattenti talebani sono così potuti entrare e prendere possesso degli edifici governativi». Questa la testimonianza di un funzionario delle forze di sicurezza che conferma l’ottava occupazione. Intanto il presidente americano, Joe Biden, conferma che il ritiro delle truppe americane continuerà nonostante la situazione «preoccupante». - FAIZABAD: L’11 agosto è la volta della capitale della provincia nord-orientale di Badakhshan. La guerriglia si è fatta più aspra «con perdite ingenti da entrambe le parti» ma a spuntarla sono ancora gli insorti. - GHAZNI: E’ il decimo capoluogo di provincia ad arrendersi all’inesorabile avanzata ribelle. La città si trova a meno di 150 da Kabul. I media americani, intanto, stimano che la Capitale afghana possa essere vinta in trenta, massimo novanta giorni.

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