Ramzan Kadyrov e' il leader della Repubblica russa di Cecenia, che negli anni del uso ormai uno Stato nello Stato dove in molti ambiti si applica la sharia - ma anche un 'protetto' del presidente Vladimir Putin, a cui in cambio ha dimostrato sempre massima fedelta'.
Nelle ultime ore Kadyrov ha annunciato che la città di Severodonetsk, nella regione orientale ucraina di Lugansk, è sotto il pieno controllo russo. "La città è stata liberata. D’ora in poi gli abitanti non sono più in pericolo", ha scritto Kadyrov sul suo canale Telegram
Kadyrov, 45 anni, si è spesso descritto come il "soldato di fanteria" di Putin. Governa con pugno di ferro questa repubblica del Caucaso russo a maggioranza musulmana dal 2011; è stato ripetutamente accusato dagli Stati Uniti e dall'Unione europea di violazioni dei diritti, che lui ha sempre negato. I suoi uomini - i famigerati 'kadyrovtsy', una vera e propria milizia paramilitare al suo comando e ritenuta responsabile di torture, rapimenti e arresti arbitrari - sono dietro la campagna di persecuzione contro gli omosessuali, denunciata e documentata nel 2017 dal giornale Novaya Gazeta, e a cui Kadyrov rispose con la ormai celebre frase "non ci sono gay in Cecenia".
Due anni prima, nonostante le smentite del Cremlino, si era ipotizzato un suo diretto coinvolgimento nella morte dell'oppositore ed ex vice premier russo, Boris Nemtsov, suo grande critico e assassinato di fronte al Cremlino in un delitto di cui ancora non e' stato individuato il mandante.
Dopo la fine dell'Urss nel 1991, Mosca ha combattuto due feroci guerre contro i separatisti in Cecenia. Da allora ha versato ingenti somme di denaro nella regione per ricostruirla e ha concesso a Kadyrov una larga misura di autonomia in cambio di fedeltà e stabilità.
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